Benvenuti alla pagina 'תהו ובהו' di Marameo!

Giustizia e Idiomi

La pagina esplora il concetto di giustizia e l'importanza di traslitterazioni e traduzioni delle lingue, lingua ebraica compresa. Scopri di più su come questi temi influenzano la nostra comprensione del mondo e dell'organismo sociale. Una società costruita su decreti e leggi inventate, anziché scoperte, non può che essere mafiosa.

Situazione Storica 2024

All'interno della pagina sono esaminate prospettive storiche del 2024, possibili implicazioni sul presente e sul futuro di tutti ed è integralmente riportata l'unica conferenza di R. Steiner in cui è trattato il famoso

תהו ובהו

Involuzione dell'Uomo-Animale della Scienzah

Nella pagina 'תהו ובהו' si affronta il tema dell'involuzione dell'uomo-animale secondo la scienzah. Esplora le teorie e le riflessioni su questo argomento intrigante.

Esplora le Profondità del Sapere in te stesso

Unisciti a te stesso verso la scoperta di nuove prospettive e conoscenze. 

 

Premessa di Nereo Villa ad una conferenza di R. Steiner su termini ebraici.

Il religionismo di Stato, cioè la falsità economicista (o arimanica che dir si voglia) con cui si crede, keynesianamente, di salvare l’ECONÒMIA attraverso IL DEBITO PUBBLICO MONDIALE, per esempio attraverso la compravendita di vaccini in stile Von der Leyen, rese evidente l’invenzione del vaccino anti-covid che, anziché essere scoperto, fu inventato da Israele in quattro e quattr’otto per provare l’effetto nazi sul pianeta, dalla Cina alla signora Pina del Re d’Inghilterra, come cantava Nino Ferrer. Ma nessuno vedeva niente. Tutti zitti e in fila col braccione da bucare.

Lo stesso avviene oggi in Italia con un ministro della GIUSTIZIA, che pratica l’INGIUSTIZIA di fronte a un mondo che sembra l’occhio di Polifemo, accecato da Ulisse. Solo che Ulisse non è considerato dalla scienzah. I cervelli cotti nella scienzah sono appunti quelli del RELIGIONISMO della scienzah, dove l'acca, seguita dal segno + oppure dal latino "plus" è SIMBOLO DEL TRANSUMANESIMO, generato dall’idea di Stato che l'io sia un prodotto accessorio del cervello: un suo epifenomeno; cfr. https://gratis-4733139.webadorsite.com/sulla-vergogna).

Perciò tento di spiegarlo per l’ennesima volta, soprattutto ai sedicenti antifascisti che vedono anacronisticamente il fascismo di ieri senza considerare quello di oggi presente in ogni televisione.

Il comportamento di Nordio (ma chi è Nordio nessuno lo sa e va spiegato) è l'esatto opposto del comportamento di Ulisse con i Proci: Ulisse vede che il Proci praticano il “magna magna” e dà loro un fracco di legnate. Invece Nordio che fa? Vede che a partire dai sindaci fino ai politici e ai magistrati il comportamento - basato su decreti e decreti controvertibili, che impediscono di fatto a tutti di fare qualsiasi cosa conveniente a tutti - è fuorilegge e, anziché arrestarli, fa un decreto a loro favore. Questa è la realtà: né più, né meno. Ma l’occhio accecato e rintronato del volgo non vede. Quindi va detto e ridetto.

Ecco una possibile spiegazione di ciò per i meno abbienti di vita pensante, cioè per quasi tutti gli uomini del pianeta.

Punto 1: il recente comportamento di Carlo Nordio, Ministro della Giustizia della Repubblica italiana è il seguente. Anziché migliorare, spiegare e punire chi compie il reato di abuso d'ufficio, Nordio ha abrogato il reato, favorendo in tal modo i rei, cioè coloro che sono insigniti di cariche giuridico-politiche entro la pubblica amministrazione ed entro l'ambito giurisprudenziale, per cui ogni abuso compiuto da magistrati corrotti e finalizzato a impedire, ostacolare o sviare un processo penale o un'indagine, non rientra più nel reato di abuso d'ufficio. E dove dovrebbe rientrare? Nelle tasche degli uomini-animali della scienzah?

Punto 2: la spiegazione del comportamento di Ulisse verso i Proci, che praticavano il “magna magna” è la seguente. Nel contesto dei Proci, il termine "magna magna" indica un comportamento caratterizzato dalla corruzione, dall'arricchimento personale illecito e dallo sfruttamento dei privilegi. Si riferisce a una condotta disonesta, in cui i Proci si comportavano in modo immorale e abusavano del loro potere per trarre vantaggio personale, senza rispettare le leggi e le norme etiche. Il comportamento dei Proci è un esempio negativo di comportamento contrario alla giustizia, e viene perciò contrastato con il comportamento di Ulisse, che reagisce in modo deciso e punitivo nei loro confronti.

Il modo in cui Ulisse reagisce, dando loro un fracco di legnate e uccidendoli, corrisponde a ciò che oggi dovrebbe essere l'ARRESTO dei colpevoli di "magna magna". Il termine "magna magna" è, appunto, associato a un'azione di consumo eccessivo, sregolato e omertoso, cioè il comportamento sfrenato, ingiusto e immorale dei Proci, nonché al loro abuso di potere.

Punto 3: il comportamento di Carlo Nordio nei confronti di sindaci, politicanti e magistrati corrotti e del loro stesso comportamento fuorilegge, è stato quello di emettere invece un decreto a loro favore. Sì, perché così i sindaci non hanno più paura di essere irresponsabili: possono liberamente firmare ciò che fanno senza essere indagati circa i loro misfatti eventuali in stile PROCI-OMERICO. Per cui invento il neologismo PROCIOMERICO.

Conclusione: la discrepanza tra il comportamento di Ulisse e quello di Nordio è evidente e dovrebbe essere percepita nella vita interiore di tutti. Oggi però  tale vita interiore è un optional, dato che la maggioranza degli uomini si è animalizzata ed è interessata solo a mangiare, cacare e fare orge, chiamando ciò: vita politica. PROCIOMERICA? Sì, oppure "prociomericanista", tanto per aggiungere pure questioni di guerra.

Quindi se queste cose non sono sentite o percepite, significa che siamo universalmente malati e in INVOLUZIONE. ATTENZIONE:  NORDIO NON NE E' LA CAUSA MA L’EFFETTO. EFFETTO “DEMOCRATURICO”.

Come essere adulti di fronte a questi rigurgiti infantili di mentecattocomunismo (altro mio vecchio neologismo)? Di fatto, io assisto a queste manfrine da circa 70 anni, quando nei paesi si andava a "vedere la televisione" nei bar, dato che non era ancora entrata nelle famiglie. Allora si voleva combattere gli errori della guerra introducendo un'altra dittatura, quella della Russia. Oggi si vuole introdurre la guerra alla Russia con il "nuovo" ordine mondiale, accontentando tutti, perfino i procioni!

Credo perciò che dovremmo farci su le maniche ma NON più scendendo in piazza, bensì scendendo in noi stessi. Solo lì si può trovare il bandolo di questa schifosa matassa di imbecillità. Oramai però sembra impossibile, dato che non puoi dire al cretino che è cretino, perché essendo cretino non comprende. 

Eppure solo l'io può riconoscere il mondo esterno, NON la scienzah.

FU DEL TUTTO IMPOSSIBILE, SECONDO LOGICA DI REALTÀ, ISOLARE UN VIRUS PER SCOPRIRNE L’ANTIDOTOOGNI VIRUS È INFATTI PER DEFINIZIONE MUTANTE NEL TEMPO E UBIQUO NELLO SPAZIO.

Già questo basterebbe per accorgersi che lo spazio-tempo di Einstein fu un’altra inesistente BUFALA. Nello spazio io infatti mi muovo avanti, indietro, su, giù o come voglio; invece nel tempo non posso andare indietro se non come cartone animato per la kultura dei bambini, i quali sono idiotizzati già a partire dall’asilo.

Dunque delle due l’una: o i virus sono mutanti temporalmente e ubiqui spazialmente, per cui lo spazio è spazio e il tempo è tempo, e ciò confermerebbe che i virus non possono essere isolati e studiati al fine di dedurne gli antidoti; oppure devo "credere alla magia" del computer che produce suono di trombone pigiando sui tasti di una tastiera MIDI. Questa magia però diverrebbe TECNOLOGIA DI SPETTRI non di realtà. Quindi se vi è scienza materialista onesta non si possono dire due cose che sono l’una la disconferma dell’altra. In altri termini ogni virus spezza in due lo “spaziotempo” di Einstein, oppure ubiquità e mutabilità non esistono.

Lo spazio-tempo, fino a prova contraria, non è mai stato scientificamente dimostrato sperimentalmente. Scusate se insisto ma si tratta ancora una volta di superstizione (“super stat”) che dalla religione è passata alla scienza come ciò che “sta sopra” DOGMATICAMENTE. È il post-modernismo, detto transumanesimo o siamo noi, divenuti tutti tras o culattoni o lesbiche, che dimentichiamo che non si nasce dall’ano? 

Studiando l’ebraico o qualsiasi altra lingua, ti accorgi subito che la traslitterazione di una qualsiasi parola da una lingua ad un’altra è la sua trascrizione finalizzata a riprodurne la dizione. Bene. Ma oggi perfino la dizione è perduta. Non si sa più come si pronuncia il nome di Dio e allora bisogna uscire dall’imbecillità e rivalutare la scienza che abbiamo lasciato in nome della scienzah. L’ESODO SARÀ SEMPRE IL TRE E QUATTORDICI non in modo lunare o già riflesso nel libro biblico di Esodo, capitolo 3 e versetto 14 ma in modo solare, quello che è in ognuno come autocoscienza della parolina “io”, soggetto e oggetto dell’anima cosciente.

Altro esempio esempio: “tohu va-vohu” sarebbe la dizione in italiano dell’ebraico “תהו ובהו” che si trova nel 2° versetto del primo capitolo biblico di Genesi. La dizione “VA” in “tohu VA-vohu”, corrisponde alla congiunzione italiana “e”, che si scrive in ebraico con la lettera vav (ו). Questa lettera, come tutte le 22 lettere dell’alfabeto ebraico, a differenza delle lettere di ogni altro alfabeto planetario non geroglifico e/o ideografico (come ad es. il cinese) ha senso compiuto.

Il senso compiuto della nostra lettera italiana “e” non esiste: la nostra lettera “e” in italiano non significa alcunché se non come congiunzione grammaticale. Invece nella lingua ebraica la “vav” è anche una parola, il cui significato compiuto è “uncino”, “gancio”. PERCIÒ funge da congiunzione fra un termine e l’altro. “TOHU” e “VOHU” si dicono pertanto in ebraico “TOHU VA VOHU”: תהו ובהו, in cui la VAV è scritta vicino alla parola che si congiunge, in questo caso a “בהו”, che diventa ובהו (“vohu”) e che congiunta a “tohu”, תהו, si pronuncerebbe TOHU VA-VOHU: “תהו ובהו”. Dico “pronuncerebbe”, dato che non sempre è così.

Alcuni israeliani italiani (da distingue dagli israeliti, che sono i nativi palestinesi, oggi fatti sloggiare dalle loro abitazioni dagli israeliani, fascisti o nazisti, o ladri della terra altrui) traducono תהו ובהו con “scoppio ed espansione”, cioè “TOHU” con “scoppio” e “VOHU” con “espansione” per poter poi affermare il cosiddetto BIG BANG e la cosiddetta ESPANSIONE DELL’UNIVERSO, facente capo all’inattendibile fisica di Einstein, da egli stesso giudicata inattendibile a 14 giorni dalla sua morte (cfr. l’immagine seguente di un mio vecchio video).

 

 

Certamente, ognuno può tradurre come vuole una lingua in un’altra lingua, come ad esempio Biglino o qualsiasi altro Pinco Pallino, al fine di caratterizzare con la scienzah i testi antichi. Però dovremmo attenerci (almeno ogni tanto) anche ai fatti.

Se si cerca in un dizionario ebraico la parola espansione si vede già la prima inesattezza. “Espansione” in ebraico si dice “hitpashtut”, termine formato dalle lettere he, tav, phe, shin, tet, vav, tav: “התפשטות” (Diz. Siloni, Ed. Achiasaf, Tel Aviv 1989), dunque un termine ben lontano da “TOHU” e da “VOHU” Inoltre nessun traduttore della Bibbia traduce “VOHU” (“בהו”) con “espansione”.

Le parole “tohu va-vohu” (“תהו ובהו”) sono tradotte in vari modi. Davide Samuel Luzzatto le traduce “deserto ed solitudine” ed esistono moltissime altre traduzioni tutte diverse. La CEI, Conferenza Episcopale Italiana, traduce “informe e deserta”, Diodati “deserta e vacua”, Lutero “wüst und leer”, la Nuova Riveduta e la Luzzi Riveduta “informe e vuota”, la RV (spagnola) “desordenada y vacía”, la Revised Standard Version “without form and void” e la Vulgata “inanis et vacua”. Il dizionario Avallardi traduce sia “tohu” che “vohu” con “caos”. Il dizionario Scerbo traduce “tohu” con “deserto”, “vuoto”, “cosa deserta”, “luogo desolato”, “desolazione”, “vanità”, “cosa vana”, “niente”, e “vohu” con “il vuoto” e “cosa deserta”, spiegando che i due termini “tohu” e “vohu” sono sempre uniti. Il sopracitato dizionario Sciloni traduce “tohu va-vohu” con “caos primordiale”, cioè traduce, come l’Avallardi, con “caos” SIA “TOHU” che “VOHU”.

Come vedete siamo ben lontani dal tradurre degli israeliani einsteiniani.

Oltretutto la teoria einsteiniana dell’universo in espansione è stata confutata da moltissimi fisici non solo americani ma anche italiani, tra cui Roberto Monti, Enrico Biava, Alberto Bolognesi, ecc. Per gli appassionati di astrofisica si veda comunque Halton Arp (in “SEEING RED. L’UNIVERSO NON SI ESPANDE. REDSHIFT, COSMOLOGIA E SCIENZA ACCADEMICA”, Ed Jaca Book, 2009 Milano) che è il Giordano Bruno di oggi, oscurato perché non si può più oggi mettere al rogo i liberi ricercatori della verità.

Va altresì sottolineato che c’è anche un’altra pronuncia di “vohu”, che è “BOHU”. La lettera bet (ב) di “vohu” viene pronunciata “b”, essendo la “bet” la nostra b, appunto, e la dizione di “VOHU” (“בהו”) diventa, appunto “BOHU”.

A parte il regolamento dei segni vocalici dell’ebraico biblico, aggiunti nel periodo post biblico non ho finora trovato un motivo logico per adottare questa o quella pronuncia come più corretta dell’altra. ANCHE AGLI EBREI ODIERNI È IGNOTA QUALE SIA LA GIUSTA DIZIONE tra “tohu va-Vohu” e “tohu va-Bohu”, per cui gli ebrei si trovano divisi non solo per questo enigma di pronuncia MA ANCHE PER IL SIGNIFICATO di queste due parole.

Per esempio, traducendo “informe e vuota”, dovremmo subito chiederci come sia stato possibile che sottoterra non ci fosse stato nulla. Possibile che la Terra, al suo interno, fosse vuota? Genesi 1,2 infatti non dice che la Terra fosse “informe e vuota” ma, utilizzando l’espressione “tohu va-vohu” o “tohu va-bohu” (תהו ובהו) si caratterizza la Terra mediante un gioco di parole o un modo di dire tipico del suo idioma, cioè della lingua in cui è espressa. Noi italiani o italioti, per esempio, quando non sappiamo una cosa diciamo “Boh!” e ciò non mi sembra senza motivo linguistico. Ecco perché, come ho spesso spiegato, tradurla letteralmente in altre lingue non avrebbe alcun senso logico, dato che necessiterebbe, per essere compresa, di una traduzione logicamente estesa.

Faccio un esempio: se volessi tradurre in inglese la frase “essere come due gocce d’acqua” e volessi farlo in modo letterale, dovrei dire “be like two drops of water”; traducendo così, però, nessun uomo di madrelingua inglese ne capirebbe l’effettivo significato; in realtà, l’equivalente inglese della frase “essere come due gocce d’acqua” è “be like to peas” che letteralmente significa “essere come due piselli”, che nessun italiano potrebbe capire nel suo vero significato. Quando c’è di mezzo la Bibbia, il discorso diventa ancor più complicato poiché la Bibbia fu scritta in ebraico, dunque in una lingua molto diversa e molto più arcaica della nostra.

La comprensione dell’ebraico antico infatti esige veggenza immaginativa, cioè LOGICA IMMAGINATIVA.  Non tutti, anzi quasi nessuno, soprattutto oggi, 2024, possono usufruirne, a meno che ci si liberi dalle catene della superstizione.

STEINER PRONUNCIA “tohu va Bohu”, cioè con la lettera b.

Io terrò in considerazione anche la pronuncia “tohu va-Vohu”, cercando di ottenere anche con “tohu va-Vohu” una certa possibilità di ulteriori informazioni. Io amo la lingua ebraica come amo ogni altra lingua, dato che è lo spirito delle lingue a formarle, anche e soprattutto nelle proprie frasi idiomatiche, che la linguistica moderna chiama “idiotismi” o “idiomatismi”.

Ciò premesso, ecco la terza conferenza del ciclo “Genesi”, che Steiner tenne a Monaco il 18 agosto 1910. Ho evidenziato in MAIUSCOLO le parole che soprattutto oggi, dovremmo inchiodare nei nostri ricordi. ECCO DUNQUE: 

LA CONFERENZA

a cura di Nereo Villa

 

«Per alcune delle cose che devono venir dette in questo ciclo di conferenze, e in generale per quanto vien detto nel corso delle nostre riunioni antroposofiche, potrebbe sembra­re a chi ne è fuori, ed è quindi poco a conoscenza dei senti­menti dominanti fra di noi, che mi dia una certa soddisfa­zione o gioia l’essere costretto a dire qualcosa apparente­mente in contrasto con la scienza moderna. Proprio a questo riguardo vorrei davvero non venir frainteso. Tutti devono essere convinti che per me è sempre un vero sforzo mettermi in contrasto con quella che oggi si chiama opinione scientifi­ca, e che mai lo farei se non nei punti in cui non mi sia proprio possibile spiegare veramente quello che la scienza ha oggi da dire sugli argomenti che vengono trattati di volta in volta. Sento la responsabilità di non esporre nulla che sia in contrasto con la scienza moderna, a meno che non mi sia anche possibile riferire in genere ciò che la scienza ha da dire in merito a quell’argomento. In questa prospettiva ci si può accostare a capitoli tanto importanti quanto quelli che esamineremo nei prossimi giorni, soltanto con un certo rive­rente rispetto e appunto con il dovuto senso di responsabili­tà.

Purtroppo va detto che, rispetto ai problemi che vanno considerati nel loro contesto, LA SCIENZA MODERNA NON PUÒ CHE FALLIRE TOTALMENTE, CHE GLI SCIENZIATI MODERNI NON SONO NEPPURE IN GRADO DI SAPERE PERCHÉ I LORO PUNTI DI PARTENZA DEVONO PORTARE AL FALLIMENTO, CHE ESSI NON SONO IN GRADO DI RENDERSI CONTO DEL PERCHÉ, DI FRONTE AI VERI E GRANDI PROBLEMI DELLA VITA E DELL’ESISTENZA, PROPRIO LA SCIENZA MODERNA DEBBA ESSERE TANTO INTENSAMENTE DILETTANTESCA, COME A MALA PENA È POSSIBILE. Prego quindi molto di considerare quel che viene detto sempre nel senso che sullo sfondo vi è una piena co­scienza di tutto ciò che la scienza moderna potrebbe dire. Naturalmente in un breve ciclo di conferenze non si può pretendere che si tenga polemicamente conto nei particolari di tutto quel che vi sarebbe da dire per confutare singole concezioni moderne in merito ai diversi punti toccati. Dovrò quindi limitarmi per quanto possibile agli aspetti positivi, sperando che in un circolo di antroposofi sia veramente ap­plicata in tutti i particolari la premessa che ho appena fatta.

Ieri ho cercato di mostrare come le poderose parole che sono all’inizio della Bibbia, che ci si presentano in un lin­guaggio di tutt’altra natura dei linguaggi moderni, possano acquistare un giusto significato se CERCHIAMO DI DIMENTICARE TUTTE LE SENSAZIONI E TUTTI I SENTIMENTI CHE SI DESTANO IN NOI NELLE CORRENTI TRADUZIONI O VERSIONI DI QUELLE PAROLE NELLE LINGUE MODERNE. INFATTI IL LINGUAGGIO NEL QUALE IN ORIGINE QUELLE PODEROSE PAROLE CREATRICI CI VENGONO DATE HA VERA­MENTE LA PARTICOLARITÀ CHE, ATTRAVERSO IL CARATTERE DEI SUOI SUONI INDIRIZZA IL CUORE E LA MENTE VERSO LE IMMAGINI CHE SORGONO dinanzi all’occhio veggente QUANDO esso si indirizza al punto nel quale L’ELEMENTO SENSIBILE DEL NOSTRO MONDO SCATURISCE DAL SOPRASENSIBILEVI È POTENZA E FORZA IN CIASCU­NO DEI SINGOLI SUONI NEI QUALI, SE POSSIAMO DIRE COSÌ, CI VIENE POSTO DINANZI L’ORIGINE DELL’ESISTENZA DELLA NOSTRA TERRA. Nel corso di queste conferenze avremo ancora spesso l’occasione di ritornare appunto sul carattere di quel linguaggio. Oggi vorrei occuparmi di alcuni dati di fatto che in un primo tempo ci sono necessari.

Sappiamo che NELLA BIBBIA, dopo le parole che ieri ho cercato di dipingere in immagini dinanzi all’anima nostra [l’“anima nostra” non è altro che la nostra attività interiore di esseri umani, negata come realtà dall’odierna scienzah – ndc]VI SONO LE CARATTERISTICHE di uno dei complessi CHE SORGEVANO DALLA RIFLESSIONE DIVINA, DALLA RIFLESSIONE PRODUTTIVA. Avevo detto che dobbiamo immaginare che, come da un ricordo co­smico, sorgono due complessi: UNO È PARAGONABILE AL CA­RATTERE DI RAPPRESENTAZIONE CHE PUÒ SORGERE IN NOI; L’ALTRO PUÒ ESSERE PARAGONATO AL CARATTERE DI DESIDERIO O DI VOLON­TÀIL PRIMO, HASHAMAIM [il cielo – ndc], CONTIENE TUTTO CIÒ CHE SI MANIFE­STA, SI ANNUNCIA VERSO L’ESTERNO, CHE VUOLE ESPLICARE LA PRO­PRIA FORZA VERSO L’ESTERNO. L’ALTRO COMPLESSO: HAARETZ [la terra – ndc], CONTIE­NE CIÒ CHE È INTERIORMENTE ATTIVO, CHE È COMPENETRATO DA DESIDERIO, CHE INTERIORMENTE VIVIFICA, ATTIVA. DA QUESTO ELE­MENTO INTERIORMENTE VIVIFICANTE E ATTIVANTE CI VENGONO POI INDICATE DELLE PROPRIETÀ CHE NELLA BIBBIA SONO DESIGNATE CON UN SUONO CARATTERISTICO. CI VIENE DETTO CHE QUELL’ELEMEN­TO VIVIFICANTE ERA IN UNO STATO CHE VIENE INDICATO COME TOHU VA-BOHU (תהו ובהו), RESO DI SOLITO NELLE TRADUZIONI CON LE ESPRESSIONI “INFORME E VUOTO”. POSSIAMO PERÒ COMPRENDERE L’ESPRESSIONE SE, DI NUOVO, CI PONIAMO DAVANTI AGLI OCCHI IL CARATTERE D’IM­MAGINE DI QUEL CHE IN SOSTANZA È INTESO CON TOHU VA-BOHU. ARRIVIAMO SOLTANTO A QUEL CHE È INTESO SE, sulla base delle nostre conoscenze scientifico-spirituali, CI RENDIAMO CONTO CHE, QUANTO PER COSÌ DIRE FLUTTUAVA IN REALTÀ NELLO SPAZIO, ERA CIÒ CHE AVEVA ATTRAVERSATO LE CONDIZIONI DI SATURNO, SOLE E LUNA [qui sono intesi l’antico Saturno, l’antico Sole e l’antica Luna, cioè le precedenti apocatastasi o reincarnazioni della nostra Terra, conosciute dall’antico sapere; si veda a questo proposito “La scienza occulta nelle sue linee generali” di Steiner, Opera Omnia n° 13 – ndc], e che ora riappariva quale esistenza terrestre, quale stato planetario della Terra.

Ieri ho fatto presente che quello che noi chiamiamo stato solido, che offre cioè una resistenza ai nostri sensi, ancora non esisteva durante gli stati di saturno, sole e luna, che allora esisteva soltanto l’elemento del fuoco o del calore, l’e­lemento del gas o dell’aria, e l’elemento liquido. In sostanza solo con il sorgere dello stato planetario della terra, ai pre­cedenti stati elementari si aggiunge l’elemento solido. Nel momento dunque in cui compare all’esistenza quel che ieri abbiamo caratterizzato, in cui per così dire sorge anche la tendenza alla separazione del Sole dalla Terra, se conside­riamo l’agire degli elementi abbiamo a che fare con un reciproco compenetrarsi degli elementi di calore, aria e ac­qua. Essi tutti fluttuavano e s’intessevano reciprocamente. Come tutti quegli elementi fluttuassero e s’intersecassero, come dobbiamo rappresentarceli quando ce li immaginiamo spiritualmente, ci viene indicato dalle parole che nelle tra­duzioni vengono date con “informe e vuoto”, naturalmente soltanto in modo del tutto inadeguato, e che invece vengono indicate adeguatamente dal collegamento dei suoni di TOHU VA-BOHU. Che cosa significa infatti TOHU VA-BOHU? Press’a poco quel che segue, se vogliamo portare davanti all’anima in immagine ciò che in essa può venir suscitato mediante quei suoni.

Il suono che è paragonabile alla nostra “t” suscita l’immagi­ne di una forza sprigionantesi da un punto centrale verso tutti i punti dello spazio, verso tutte le direzioni dello spazio. Nel momento in cui si pronuncia il suono “t” viene suscitata l’immagine di uno sprigionarsi da un punto centrale verso tutte le direzioni dello spazio, di uno sprigionarsi all’infini­to. Dobbiamo cioè immaginare l’intersecarsi degli elementi di calore, aria e acqua, e fra di essi uno sprigionarsi come da un punto centrale verso tutte le direzioni; abbiamo questo sprigionarsi, se ci fosse soltanto la prima parte della successione di suoni, il TOHU [alcune parole italiane inizianti con la lettera “t” danno tale immagine centrifuga, per es. televisione, testimoniare, tosse, toccare, trasmissione, tromba, ecc. – ndc]. Che cosa risulta invece dalla seconda parte? Ne risulta esattamente il contrario di quel che ho ap­pena detto. Attraverso il carattere del suo suono, attraverso tutto ciò che si risveglia nell’anima con la lettera che si può paragonare alla nostra “b”, attraverso la “bet”, viene suscitato tutto quel che si riceve in immagine pensando a una grande e poderosa sfera, a una sfera vuota nella quale si sia dentro, pensando che da tutti i suoi punti, da tutti i punti interni di tale sfera vuota convergano dei raggi verso l’interno, verso il centro [alcune parole italiane inizianti con la lettera “b” danno l’immagine centripeta, per es. burrone, bere, baule, botte, ecc. – ndc].

Si pensi dunque all’immagine di un punto in mezzo allo spazio dal quale irraggiano forze in tutte le direzioni dello spazio, e si ha il TOHU; si immaginino poi i raggi per così dire imprigionati in una costruzione sferica che si riflettono in sé stessi, che ritornano da tutte le direzioni dello spazio, e si ha il BOHU [tenendo in considerazione la pronuncia con la lettera “v” di VOHU, ciò risulta ugualmente, anche se in modo meno evidente, per esempio nelle parole venire, versare, velo, ecc. Infatti rispetto alla pronuncia “b”, la pronuncia “v” imprigiona di meno il respiro all’interno sferico del cavo orale. Perciò credo che la pronuncia BOHU sia esatta, al di là di ogni regola masoretica di sorta – ndc].

Se dunque pensiamo queste immagini, se pen­siamo tutti quei raggi di forza riempiti di ciò che è dato nelle tre entità elementari di calore, aria e acqua, se pensiamo a come quei raggi di forza si formino per così dire nei tre ele­menti reciprocamente fluttuanti fra di loro, abbiamo la ca­ratteristica di quel che è l’elemento interiormente attivo.

At­traverso quelle successioni di suoni abbiamo dunque indicato il modo in cui l’esistenza elementare viene diretta dagli Elo­him.

Ma che cosa in sostanza vien detto con tutto ciò? Non comprenderemo tutto il potente processo drammatico dei sette giorni della creazione, se non porteremo davanti alla nostra anima questi particolari. Se lo faremo, il tutto ci ap­parirà come un magnifico e poderoso dramma cosmico. Che cosa deve venir detto in sostanza? Ricordiamoci ancora che in tutto ciò che, per es., è inteso con il verbo BARÀ – «Nel principio gli Dei “crearono”» – siamo di fronte a un’attività spirituale-animica. Ieri l’ho paragonata a complessi di rap­presentazioni che sorgono nell’anima. Pensiamo così gli Elohim collocati nello spazio e pensiamo quel che è indicato con il “crearono”, col BARÀ, come un’attività “cosmico­-animica” del riflettere. Quel che riflettono è poi reso con HA­SHAMAIM e HAARETZ, con ciò che irraggia verso l’esterno, e con ciò che è interiormente attivo [credo che queste conferenze, tenute più di un secolo fa, non abbiano pari nelle gelide dispute teologiche, cattoliche, ebraiche o “scientifiche” di oggi, le quali non risvegliano in alcun modo la divino-umanità dei figli dell’uomo – ndc]. Ora viene indicato qual­cos’altro di importante. Al fine di avere un paragone per quanto possibile buono, trasferiamoci nel momento del risveglio. Nella nostra anima premono, sorgono, dei complessi di rappresentazioni. Allo stesso modo nell’anima degli Elo­him premono, sorgono, HASHAMAIM e HAARETZ.

Sappiamo però, e lo abbiamo già detto ieri, che gli Elo­him provenivano nella loro evoluzione da Saturno, Sole e Luna. Quel che riflettevano era quindi veramente in una condizione analoga ai complessi di rappresentazione che noi possiamo avere quando li suscitiamo nella nostra anima RISVEGLIANDOCI. Possiamo cioè più o meno guardarli in modo spirituale-animico, e possiamo dire come sono. Possiamo dire: svegliandoci alla mattina e ritrovando quel che si era depositato in precedenza nella nostra anima e che noi pos­siamo richiamare, possiamo descrivere che cosa sia. Così poté essere descritto dagli Elohim ciò che allora risultò, quando più o meno essi si dissero, se posso esprimermi roz­zamente: “Vogliamo ora riflettere su che cosa affiora nella nostra anima richiamando tutto ciò che si svolse durante gli stati di Saturno, Sole e Luna. Vogliamo vedere come compa­re nella memoria”. E comparve in modo da poter essere descritto con le parole TOHU VA-BOHU, da poter essere descritto come l’immagine che ho appunto indicata: raggi che muovo­no da un punto centrale dello spazio e che vi ritornano, in modo che gli elementi si intessono reciprocamente in quei raggi di forza. Gli Elohim potevano cioè dirsi press’a poco: “Il tutto assume questo aspetto, dopo che lo abbiamo portato fino a questo punto. Così si è prodotto di nuovo”.

Per comprendere la frase seguente, espressa di solito nei linguaggi moderni con le parole: “… le tenebre erano… sulle sostanze fluttuanti” oppure: “… sulle acque”, dobbiamo ri­cordare ancora qualcosa d’altro, dobbiamo rivolgere ancora lo sguardo allo svolgimento dell’evoluzione, prima che in­tervenisse l’esistenza terrestre.

Abbiamo innanzi tutto l’esistenza di Saturno, fluttuante nell’elemento igneo. Segue poi l’esistenza del Sole con l’ele­mento dell’aria. Possiamo rileggere nella mia SCIENZA OCCUL­TA che con l’aggiungersi dell’aria è legato anche un altro fe­nomeno. All’elemento del calore non si aggiunge solo quello del gas o dell’aria. Esso è per così dire la densificazione dell’elemento calorico. IL SOTTILE ELEMENTO CALORICO DELL’ANTICO SATURNO SI DENSIFICA NELL’ELEMENTO DEL GAS, MA OGNI SIMILE DENSIFICAZIONE È LEGATA AL SORGERE DI UN ELEMENTO PIÙ SOTTILE. Se la densificazione in gas è in un certo senso una discesa, dall’altra parte l’ascesa è data dall’elemento della LUCE. Se quindi passiamo dall’antico Saturno all’antico Sole, dobbia­mo dire che l’antico Saturno fluttua ancora del tutto nell’e­lemento del calore, mentre DURANTE LO STATO DEL SOLE SI AG­GIUNGE QUALCOSA DI PIÙ DENSO, IL GAS, E POI ANCORA L’ELEMENTO DELLA LUCE; il che fa sì che il calore e l’elemento gassoso pos­sono manifestarsi raggiando verso l’esterno.

Se ora consideriamo uno dei complessi che si presentano, quello che viene indicato con la parola HAARETZ e che di soli­to viene tradotto con “terra”, e osserviamo che gli Elohim, dopo essersene ricordati, lo afferrarono nell’anima, dobbia­mo chiederci “come dovettero indicarlo”. Non potevano in­dicarlo come se in esso fosse rivissuto ciò che già vi era nell’antico Sole. MANCAVA L’ELEMENTO DELLA LUCE; SE NE ERA STACCATO. DI CONSEGUENZA L’HAARETZ ERA DIVENTATO UNILATERALE. Non aveva preso con sé la luce, ma solo gli elementi più grossolani: l’acqua, l’aria e il calore. Però la luce non man­cava in ciò che viene indicato con HASHAMAIMHASHAMAIM ha carattere solare che si divide dall’altro complesso nel quale mancava l’affinamento degli elementi, mancava la LU­CE. Possiamo così dire che in uno dei complessi, che abbiamo indicato con TOHU WA-BOHU, fluttuavano alla rinfusa gli elementi del calore, dell’aria e dell’acqua. Erano privi, man­cava loro l’elemento della luce che era intervenuto nell’evo­luzione durante l’esistenza solare; erano cioè rimasti oscuri, non avevano nulla di solare; da loro l’elemento solare era uscito con l’HASHAMAIM. Il progresso verso l’evoluzione della Terra non significa quindi altro che questo: la LUCE contenuta nell’antico stato solare, fino a quando esso non era ancora legato a quella che chiamiamo Terra, era uscita, ed era rimasto indietro un oscuro tessuto di elementi: calore, aria e acqua, HAARETZ.

Abbiamo così posto dinanzi all’anima nostra in modo an­cora più preciso ciò che gli Elohim pensavano. Ma non po­tremo mai rappresentarcelo giustamente, se non saremo sempre coscienti che tutto ciò che indichiamo come esistenza elementare, e cioè aria, acqua e calore, in sostanza sono an­che la forma di manifestazione esteriore di entità spirituali. Non è del tutto esatto dire “veste”; va piuttosto intesa come una manifestazione esteriore. Tutto quanto si indica come aria, acqua e calore è in sostanza MAJA, illusione, esiste solo per lo sguardo esteriore, anche dell’occhio dell’anima. IN VERI­TÀ, PENETRANDONE LA SUA VERA ESSENZA, È SOSTANZA ANIMICO-­SPIRITUALE, È LA MANIFESTAZIONE ESTERIORE DELL’ANIMICO-­SPIRITUALE DEGLI ELOHIM. Se però pensiamo gli Elohim, non dobbiamo rappresentarceli ancora come simili agli uomini, perché il loro scopo era appunto creare l’uomo, chiamarlo ad esistenza con la sua organizzazione che appunto ora veniva da loro pensata. Umani non dobbiamo dunque pensarli. In un certo senso dobbiamo piuttosto tener presente negli Elo­him una specie di separazione nella loro entità. Se oggi par­liamo dell’uomo, non possiamo affatto comprenderlo se non dividiamo la sua entità in un elemento corporeo, in uno animico e in uno spirituale. Sappiamo anche come pro­prio in campo antroposofico ci dedichiamo a imparare, a conoscere precisamente l’attività e l’essenza della trinità umana, degli elementi corporeo, animico e spirituale. Siamo per altro obbligati soltanto per l’uomo a distinguere in una trinità la conoscenza di un’entità, e FAREMMO NATURALMENTE IL PIÙ GRANDE ERRORE SE PENSASSIMO IN MODO ANALOGO AGLI UO­MINI LE ENTITÀ CHE LO PRECEDETTERO E CHE NELLA BIBBIA SONO INDICATE COME ELOHIM. PURE PER LORO DOBBIAMO GIÀ DISTINGUE­RE UNA SPECIE DI ELEMENTO CORPOREO E UN ALTRO SPIRITUALE.

Quando facciamo la distinzione per l’uomo fra la sua par­te corporea e quella spirituale, noi siamo coscienti che anche nella figura esteriore, quale ci si presenta nell’uomo, la sua entità vive in lui in modi diversi. Per esempio non saremo tentati di localizzare nella mano o nelle gambe la vera e propria parte spirituale dell’uomo, ma diremo che in sostan­za la parte corporea è per esempio nel tronco, nelle gambe, nelle mani, e che la parte spirituale ha i suoi organi nella testa, nel cervello, che lì ha il suo strumento. Nell’ambito della figura esteriore umana distinguiamo cioè certe parti più come l’espressione dell’elemento corporeo, certe altre più di quello spirituale.

La stessa cosa dobbiamo fare anche per gli Elohim, in modo analogo, se non uguale. In sostanza tutto il tessere e fluttuare del quale ho parlato è giustamente inteso solo se lo comprendiamo come la corporeità della parte spirituale­-animica degli Elohim.

TUTTO CIÒ CHE È STATO DESCRITTO COME L’AGIRE ELEMENTARE DI ARIA, CALORE E ACQUA È L’ESTERIORE CORPO­REITÀ DEGLI ELOHIM. Dobbiamo però distribuire la parte degli Elohim in modo diverso fra le diverse parti elementari; dob­biamo pensare gli elementi dell’acqua e dell’aria più come la parte corporea, la parte più grossolana degli Elohim. Agiva invece quello che possiamo chiamare l’elemento spirituale degli Elohim in tutto ciò che, quale elemento di calore, com­penetrava il gas e l’acqua: l’elemento di calore che compene­trava il TOHU VA-BOHU, il calore fluttuante. Come diciamo che nell’uomo agisce la parte più corporea nel suo tronco, nelle gambe e nelle mani, e la parte più spirituale nella sua testa, così possiamo dire, se intendiamo tutto il cosmo come la corporeità degli Elohim, che negli elementi dell’aria e del­l’acqua viveva la parte più corporea degli Elohim, e che nel­l’elemento del calore tesseva lo spirituale. Afferriamo così il cosmo stesso come una corporeità degli Elohim. Dopo aver caratterizzato la corporeità esteriore come qualcosa che era un TOHU VA-BOHU delle entità elementari, nel calore che le compenetrava abbiamo localizzato lo spirito operante degli Elohim.

La Bibbia usa poi una particolare proposizione per esprimere il nesso della parte spirituale degli Elohim rispetto agli ele­menti: “Ruach Elohim MERACHEFET” (רוח אלהיס מרחפת[Genesi 1,2b, molto ben tradotto nel 1872 da David Samuel Luzzatto con «ed un vento di Dio (cioè fortissimo) AGITAVASI», dunque “si agitava” – ndc], [מרחפת] parola straordina­ria di cui dobbiamo occuparci, se vogliamo comprende­re come lo spirito degli Elohim compenetrava gli altri ele­menti. Possiamo comprendere la parola RACHEF [cioè “רחפ” all’interno di MERACHEFET, che in ebraico si scrive “רחף” perché la lettera “phe” in fine di parola è prolungata in basso; RACHEF ha vari significati: aleggiare, planare, volo planato, sorvolo, fremito, palpitare, fremere, agitarsi, ecc. – ndc] solo se, per così dire, chiediamo aiuto a tutto ciò che allora attraversava l’anima quando quella parola veniva pronunciata.

Dicendo: “E lo spirito degli Dèi aleggiava sulle sostanze in espansio­ne”, oppure: “sulle acque”, non si è detto assolutamente niente. ARRIVIAMO INFATTI AL GIUSTO SIGNIFICATO DI QUESTO VER­BO SOLO PENSANDO A UNA CHIOCCIA POSATA SULLE UOVA E AL CALORE CHE DALLA CHIOCCIA SI IRRADIA SULLE UOVA SOTTOSTANTI, VOLENDO CARATTERIZZARLO CON UN PARAGONE GROSSOLANO ED EVIDENTE. Se ora pensiamo l’attività del calore della cova che irradia dal­la chioccia nelle uova per portarle a maturazione, se pen­siamo l’attività del calore, l’irraggiare del calore dalla chioc­cia nelle uova, abbiamo il concetto del verbo che troviamo nella Bibbia e che ci dice quel che lo spirito fa nell’elemento del calore. Sarebbe naturalmente del tutto impreciso se si dicesse che lo spirito degli Elohim “covava”, perché non è inteso quel che oggi si pensa con l’attività sensibile del co­vare; è piuttosto intesa l’attività del calore irradiante. Come irraggia il calore della chioccia, così irraggiava lo spirito de­gli Elohim, attraverso l’elemento del calore, negli altri stati elementari dell’aria e dell’acqua. Pensando tutto questo, ab­biamo l’immagine di che cosa è inteso con l’espressione: “E lo spirito degli Elohim covava sopra le sostanze, sopra le ac­que”.

Fino a un certo grado ci siamo così costruiti l’immagine che aleggiava davanti all’anima dell’antico saggio ebreo, quando pensava a quegli stati antichissimi. Abbiamo costruito l’immagine del modo in cui, come ho caratterizzato il TOHU VA-BOHU, vi era per così dire il calore, l’aria e l’acqua compenetrantesi in una sfera dalla quale si era separato ogni elemento di LUCE nell’HASHAMAIM; abbiamo compene­trato interiormente di tenebra quell’intessersi dei tre stati elementari.

In uno degli elementi, nel calore, abbiamo lo spirito degli Elohim, fluttuante e tessente, che in tutte le direzioni, con il calore che si espande come in onde, si dif­fonde esso stesso e porta a maturazione ciò che è immaturo negli elementi più oscuri.

Se giungiamo sino alla fine della frase che di solito viene indicata con le parole: «E lo spirito degli Elohim covava so­pra le acque, siamo per così dire in una caratteristica di ciò che nel primo versetto della Bibbia viene indicato con la pa­rola «Terra» per HAARETZ. Abbiamo caratterizzato quel che per così dire è rimasto indietro, dopo che l’HASHAMAIM si era ritirato.

Ricordiamo ora ancora una volta gli stati evolutivi pre­cedenti. Possiamo risalire dalla Terra alla condizione della Luna, del Sole e di Saturno. Ritorniamo per ora alla condi­zione dell’antico Sole. Sappiamo che allora non si poteva an­cora parlare di una separazione fra gli elementi della Terra e quelli del Sole di oggi, e quindi neppure che la Terra fosse irraggiata di LUCE dall’esterno. È invece essenziale della no­stra vita terrestre che la LUCE giunga dall’esterno, che la Terra sia irraggiata dall’esterno. Dobbiamo pensare la sfera terrestre racchiusa nel Sole, in modo che essa costituisca una parte del Sole stesso, e quindi che non riceva LUCE, ma che faccia parte essa stessa dell’essere che irradia LUCE nello spazio, e avremo allora la condizione dell’antico Sole. 

Afferriamo ora bene la differenza! Nella condizione del­l’antico Sole la Terra partecipa all’irradiazione della luce; nella nuova condizione, la condizione terrestre, la Terra più non vi partecipa. La Terra ha fatto uscire da sé tutto ciò che diffonde luce. Essa è volta ad accogliere la luce dall’esterno. La luce deve irraggiarvi. Nel corso dell’evoluzione questa è la caratteristica differenza fra la nuova condizione della Terra e la condizione dell’antico Sole. Con la separa­zione dell’elemento solare, dell’HASHAMAIM, è uscito anche l’elemento della luce. Esso è ora fuori della Terra, e quindi l’esistenza elementare che fluttua alla rinfusa nell’HAARETZ come TOHU VA-BOHU non ha luce propria, ma ha solo ciò che si può dire “essere covato dallo spirito degli Elohim”. Il che pe­rò non lo rendeva chiaro, lo lasciava ancora oscuro in sé.

Consideriamo ora di nuovo il complesso dell’esistenza elementare. Da conferenze precedenti sappiamo che quando elenchiamo quelli che denominiamo stati elementari nel­l’ambito della nostra esistenza terrestre, cominciamo con il solido e passiamo poi al liquido, al gassoso o aeriforme, e infine all’elemento del calore. In tale modo indichiamo gli stati più densi della materia. In tal modo però non sono ancora esauriti quegli stati. Se procediamo, troviamo stati più sottili che non vengono caratterizzati granché indicandoli come “so­stanzialità più sottile”. Bisogna che li riconosciamo come stati più sottili di quelli più densi (sostanziati da gas e calore). Di solito sono chiamati stati eterici [la rimozione einsteiniana dell’etere non era ancora avvenuta in fisica quando Steiner spiegava queste cose – ndc]. Fra questi abbiamo sempre distinto per primo l’elemento della LUCE [l’odierna fisica della LUCE potrà comprendere queste cose solo in un modo: liberandosi dall’oramai indiscussa credenza-pregiudizio CHE LA LUCE SI MUOVA, cioè dall’oramai indiscussa credenza CHE LA LUCE SIA MATERIALE; questa credenza condanna la fisica stessa all’indistinzione – che sembra quasi un dogma, che è molto più che testardaggine – tra “lux” e “lumen”; ne ho accennato nello scritto “DIFFERENZA FRA LUX E LUMEN NON CONSIDERATA DAI FISICI” (http://bastamonopolio.over-blog.com/2016/11/differenza-fra-lux-e-lumen-non-considerata-dai-fisici.html). Quanto segue è pertanto comprensibile solo per chi sa liberarsi da tale pregiudizio; dunque non si tratta di credere all’etere piuttosto che no, bensì di percepirne concretamente la fenomenologia sovrasensibile. Qui sta la differenza tra scienza e Scienza – ndc].

Se dunque dal calore discendiamo nella densità, arriviamo all’e­lemento della LUCE. Se procediamo ulteriormente dall’elemento della LUCE, arriviamo a uno stato eterico ancora più sottile, cioè arriviamo già a qualcosa la cui sostanza non è data immediatamente nel mondo abituale dei sensi. Lì, ci è dato soltanto un riflesso esteriore di quello che possiamo in­dicare come uno stato eterico più sottile rispetto all’etere della LUCE. In occultismo si dice che le forze contenute in questo etere più sottile sono le stesse che regolano l’ordine chimico; che dirigono il compenetrarsi delle sostanze, che organizzano le sostanze in modo che si può più o meno esprimere metten­do della polvere sottile sopra una lastra, sfregando poi la lastra con un archetto da violino e ottenendo così le cosiddet­te figure di Chladni. Quello che il suono sensibile fa nella sabbia avviene nello spazio. Lo spazio è in sé differenziato, viene attraversato dal fluttuare di forze più sottili delle forze di LUCE che, nello spirituale, rappresentano ciò che il suono è nel mondo sensibile. Possiamo così parlare di un etere chimico o del suono come di un più sottile elemento, procedendo dal calore alla LUCE e da qui a questo etere più sottile contenente le forze che differenziano, separano e combinano le sostanze, che però in realtà ha essenza di suono e del quale il suono sensibile, percepito dall’orecchio sensibile, è solo un’espres­sione esteriore, vale a dire un’espressione passata attraverso l’aria. Così ci avviciniamo a questo più sottile elemento che si trova al di sopra della LUCE. Se quindi diciamo che con l’HASHAMAIM ciò che si manifesta esteriormente è uscito dall’­HAARETZ, non dobbiamo pensare soltanto a ciò che si manifesta attraverso l’elemento della LUCE, ma anche a ciò che si mani­festa attraverso il più sottile etere del suono, che a sua volta compenetra la LUCE.

Come dal calore possiamo discendere al gas e da questo al liquido, così possiamo salire dal calore alla LUCE, e dalla LUCE all’elemento del suono, chimicamente ordinatore. Dal­l’elemento liquido possiamo poi discendere verso quello soli­do. Dove arriviamo poi, se dall’elemento del suono saliamo ancora a un elemento eterico ancora più sottile, più alto, che a sua volta è uscito con l’HASHAMAIM? Giungiamo a qualcosa che per così dire opera quale stato eterico più sottile nell’ap­pena descritto elemento del suono, chimicamente ordinatore. Porgendo l’orecchio spirituale allo stato eterico appena descritto, non si ode naturalmente un suono esterio­re nell’aria, ma si ode il suono che differenzia lo spazio, che lo compenetra e che ordina la materia; così come il suono che, attraverso l’archetto è suscitato dalla lastra, ordina le figure di Chladni. Ma nell’esistenza ordinata me­diante l’etere del suono si riversa appunto uno STATO ETERICO SUPERIORE [Steiner infatti distingue giustamente l’etere della scienza fisica del suo tempo dall’etere della scienza dello spirito nel suo libro “La scienza occulta” – ndc]. Esso compenetra l’elemento del suono come in noi il senso del pensiero, che rende parola il suono, compenetra il suono emesso dalla nostra bocca. Afferrando ciò che rende il suono parola piena di significato, si ottiene una rappre­sentazione di quel che è intessuto nell’etere del suono come più sottile elemento eterico, che lo compenetra cosmicamen­te e che dà senso all’ordinatore suono universale, cioè alla parola fluttuante attraverso lo spazio. Tale parola fluttuan­te attraverso lo spazio che si riversa nell’etere del suono è in pari tempo l’origine della vita, è vera vita operante. Quindi, quel che si è separato con l’HASHAMAIM dall’HAARETZ, quel che è andato nell’elemento solare rispetto all’elemento ter­restre inferiore, rispetto al TOHU VA-BOHU, è qualcosa che si annuncia esteriormente come elemento di LUCE. Dietro di es­so vi è però un elemento spirituale di suono, e dietro ancora il parlare cosmico. Possiamo quindi dire: nel calore covante si esprime innanzi tutto la spiritualità inferiore degli Elo­him, così come più o meno i nostri desideri si esprimono nel­la nostra anima inferiore. La spiritualità superiore degli Elohim si è invece separata con l’HASHAMAIM e vive negli elementi della luce, del suono spirituale, della parola spiri­tuale. Tutto ciò che si è separato nell’elemento solare può tornare a irradiare dal di fuori nel TOHU VA-BOHU.

Cerchiamo ora di porci in immagini davanti agli occhi quel che aleggiava dinanzi all’anima del saggio dell’antichi­tà ebraica con le parole HAARETZ e HASHAMAIM. Come agiva la LUCE, il suono, la parola, ciò che formava parole e che era spiritualmente uscito, quando di nuovo irraggiava verso l’interno? Agiva come una LUCE che parlasse movendo dall’elemento solare, come una LUCE dietro la quale vi sia il parla­re cosmico. Pensiamo cioè tutto ciò che ci è dato nel TOHU VA-BOHU, nella sua oscurità, nel suo intrecciarsi di elementi calorici, gassosi e liquidi, pensiamolo per così dire nella sua oscurità che ha perduto la LUCE; e pensiamo anche l’irraggia­re movendo dall’attività degli Elohim, di ciò che scaturisce dalla parola, di ciò che irraggia dal di fuori con la LUCE, at­traverso la parola creatrice che è il più elevato degli eteri. Come si può indicare quel che ora avviene? Non lo si può indicare meglio che con la frase monumentale che dice: “Le entità che con l’HASHAMAIM avevano espulso nell’elemento eterico la loro parte più elevata, irraggiarono dallo spazio cosmico, nel TOHU VA-BOHU, LUCE contenente parola”.

Abbiamo così indicato la realtà di quel che è contenuto nelle parole monumentali: «E gli spiriti dissero: “Sia la LUCE!”, e la LUCE fu in ciò che era tenebra, nel TOHU VA-BOHU». Abbiamo così l’immagine che aleggiava dinanzi all’antico saggio ebreo.

Dovremmo così pensare l’entità degli Elohim, estesa su tutto il cosmo, e pensare tutto il cosmo come corpo; dovremmo pensare l’esistenza elementare nel TOHU VA-BOHU co­me l’aspetto più basso della corporeità, il calore come un elemento un po’ più elevato, e l’HASHAMAIM come un aspetto della massima spiritualità che prima si era separata e che ora dal di fuori agiva creativamente in tutta la formazione del TOHU VA-BOHU.

Ora si può obiettare che così ci viene indicato come, at­traverso la parola cosmica irraggiante LUCE, sia stato ordina­to il TOHU VA-BOHU, il fluttuare degli elementi, come sia stato fatto quel che poi divenne. Ma da cosa fu organizza­ta la figura umana? Non può esistere la figura umana, qua­le la conosciamo eretta su due gambe, con l’uso delle mani quali noi le usiamo, senza che questa sia organizzata dalle forze disposte nel cervello e da lì irraggianti. LA NOSTRA FIGU­RA È ORGANIZZATA DALLE PIÙ ELEVATE FORZE SPIRITUALI CHE IRRAG­GIANO DALLA NOSTRA SPIRITUALITÀ. Il più basso è sempre or­ganizzato dal più elevato. Così l’HAARETZ fu organizzato, come corpo degli Elohim, dall’HASHAMAIM e dalla spiritua­lità degli Elohim, lì attiva; fu organizzato quale parte più bassa dalla più elevata corporeità. La spiritualità più elevata degli Elohim prende dunque possesso di ciò che era uscito e lo organizza, come è espresso nelle parole: “La LUCE che si manifesta attraverso il parlare cosmico fluisce nella tenebra”. Così il TOHU VA-BOHU è organizzato e sol­levato dal disordine degli elementi. Se quindi pensiamo nel­l’HASHAMAIM per così dire la testa degli Elohim, e nei diver­si elementi che sono rimasti indietro il tronco e le membra, e poi queste, quali elementi, organizzate attraverso la po­tenza della testa, abbiamo l’effettivo processo, abbiamo in un certo senso l’uomo ingrandito nel cosmo; movendo dagli organi dello spirito presenti nell’HASHAMAIM è svolta un’azione organizzatrice nel cosmo. Possiamo farci un’im­magine dell’uomo macrocosmico che si organizza, se pen­siamo a tutti i raggi di forza che discendono dall’HASHAMAIM nell’HAARETZ.

Per poterci dipingere l’immagine con ancora maggiore precisione dinanzi all’anima, consideriamo ancora una volta l’uomo di oggi. Chiediamo grazie a che cosa l’uomo è diven­tato quale è oggi per la scienza dello spirito, e non per la SCIENZA DILETTANTESCA DI OGGI [faccio presente che questo “oggi” è riferito più di un secolo fa. SE ALLORA LA SCIENZA ERA DILETTANTESCA – memento: gli odierni scienziati della fisica delle particelle, era scherzosamente detta agli inizi “KNABENPHISIK”, cioè fisica dei ragazzini, che ho sempre appellato “fisica dei bimbiminchia, e che risulta antroposoficamente solipsistica, come ho mostrato nello scritto “IRREALTÀ DEL RISCALDAMENTO GLOBALE CAUSATO DALL’UOMO” – REPUTO DEL TUTTO GIUSTIFICATO CHIAMARE LA SCIENZA ODIERNA “SCIENZIAGGINE” – ndc]. Grazie a che cosa ha egli quel­la determinata figura che lo distingue da ogni altro essere vivente nel mondo che lo circonda? Che cosa lo rende pro­priamente uomo? Che cosa agisce dunque attraverso la figu­ra umana? NON VOLENDOSI METTERE BENDE DAVANTI AGLI OCCHI, È FACILISSIMO DIRE CHE COSA RENDA UOMO L’UOMO: lo rende uo­mo ciò che egli ha e che invece non hanno tutti gli altri esseri attorno a lui nell’esistenza terrena: l’idioma che si manifesta in suoni articolati. Pensiamo alla figura anima­le. Attraverso che cosa potrebbe essere sollevata e organizza­ta in una figura umana? Che cosa dovrebbe venir inserito in essa, affinché divenisse una figura umana? Pongo la do­manda in un’altra forma. Pensiamo a una figura animale, e pensiamo di doverla attraversare, di far fluire in essa un soffio: che cosa dovrebbe contenere quel soffio, affinché la figura animale cominciasse a parlare? Essa dovrebbe sentir­si interiormente organizzata in modo che da essa emanasse­ro suoni articolati. IL SUONO ARTICOLATO CREA LA FIGURA UMANA DA QUELLA ANIMALE. 

Come ci si può quindi rappresentare in immagine il cosmo e sentirlo interiormente? Come si può interiormente sentire la figura dell’uomo macrocosmico? Come si può sentire quel­lo che ho cercato di descrivere all’anima in immagini, che ho costruito in modo inadeguato, immagine per immagine, mo­vendo dagli elementi? Quando si comincia a sentire come il suono penetra nella figura, nella forma. Si impari a sentire nella lettera “a”, quando essa si diffonde nell’aria, non soltan­to il suono; si impari a sentire come questa lettera dia for­ma, così come si dà forma la polvere attraverso il suono del­l’archetto che sfiora la piastra. Si impari a sentire la lettera “a” e la lettera “b”, come esse operano nello spazio. Quando si impari a sentirle non solo come irradiazioni sonore, ma co­me qualcosa che si forma, allora si sentirà come sentiva l’antico saggio ebreo, quando nei suoni si faceva indirizzare alla forma delle immagini che ho posto dinanzi al nostro occhio spirituale. Così agiva il suono. Di conseguenza devo dire che la lettera bet suscitava qualcosa che racchiudeva, una specie di guscio, qualcosa che si delimitava e che racchiude­va un contenuto nel suo interno. Quel che era indicato dalla resh suscitava qualcosa che si sentiva, così come si sente quando si sente la propria testa. E la shin suscitava qualcosa che ho detto essere stimolante.

È senz’altro un linguaggio oggettivo, un linguaggio che si cristallizza in immagine nella sua espressione di suoni, se l’anima se ne fa toccare, risvegliare. Di conseguenza anche in questi stessi suoni c’è la scuola superiore che conduceva il saggio alle immagini che, quando entrava nel sopra­sensibile, si affollavano dinanzi alla sua anima. Così il suo­no si trasforma in figura spirituale e fa sorgere miracolosa­mente dinanzi all’anima immagini che si ordinano co­me ho descritto. È straordinariamente importante in questi antichi testi il fatto che essi siano conservati in un linguag­gio che è creativo e formante nei suoi suoni, i cui suoni si cristallizzano nell’anima in figure. Tali figure sono le im­magini che si ottengono quando si sale al soprasensibile dal quale si è sviluppato il mondo sensibile del nostro piano fisi­co terrestre. Tenendo presente tutto ciò, si arriva a sentire una profonda ed enorme reverenza per come il mondo si è evoluto; si impara a sentire come davvero non sia un caso che questo grandioso e poderoso documento dell’esistenza umana ci sia pervenuto proprio in questo linguaggio, in un linguaggio cioè che nei suoi stessi caratteri è in grado di risvegliare in immagini lo spirito nell’anima, e a guidarci verso ciò che nei nostri tempi il veggente deve di nuovo ri­cavare. Tale è il sentimento che “[il vero scienziato]” [“l’antroposofo”, nel testo originale; io preferisco chiamare “vero scienziato” ciò che dovrebbe essere lo scienziato di oggi. Non perché non creda nell’antroposofia di Steiner ma proprio perché l’antroposofia non è scienza da “credere”, bensì da sperimentare; la distinzione tra scienziaggine e Scienza mi portò in gioventù, durante lo studio di questa conferenza, a sperimentare gli “orecchi per intendere”, come comprensione fisiologica e spirituale dell’autodefinizione di Giovanni Battista come “voce”, o come hertz meccanici (Giovanni 1,23) che giungono agli orecchi, e della caratterizzazione che egli fa del Cristo come senso, o come Logos, precedente la “voce” (Giovanni 1, 29-30) che arriva poi ad ogni orecchio. La penso ancora così, e ciò mi fa sentire ancora giovane,  forse perché quando si invecchia, il nostro corpo eterico ringiovanisce, mentre quando nasciamo il nostro corpo eterico, che è sempre il corpo delle forze formatrici, ci fa assomigliare morfologicamente al vecchietto che eravamo nella vita precedente – ndc] dovrebbe far proprio quando si approssima a questo antico documento che è all’inizio del Vecchio Testamento».

A questo punto, cosa posso concludere, dopo la rilettura di questa conferenza? E quali implicazioni può avere la mia conclusione sui poteri cosiddetti forti e cosiddetti deboli dei galoppini della scienzah?

Prima di tutto occorre riflettere sulla differenza tra chi ha il coraggio di fare questa differenza e chi non lo ha. Si veda per esempio, la differenza tra il libero studioso di giurisprudenza Francesco Carbone e il magistrato-"librivendolo" Nicola Gratteri (come di qualsiasi altro corrotto).

Il primo affronta faccia a faccia da 16 o 17 anni i più grandi sistemi criminali (cosche, logge, ordini e sette) dimostrando la pusillanimità dei cosiddetti “Poteri Forti” ed il secondo pubblicizza la Massoneria Deviata come qualcosa di cui aver paura in quanto si può perdere la carriera, soldi, la vita.

Il primo è visto dai cittadini bimbiminchia come un pazzo e il secondo come un Paladino della Giustizia e della lotta alla Criminalità. Tutto ciò grazie a coloro che non sanno neanche connettere gli unici due neuroni rimasti e non sanno usare alcun tipo di discernimento…

Pertanto concludo come segue: se io ti chiedo mille euro in prestito con la promessa di restituirteli ed anziché poi restituirteli te ne chiedo in continuazione altri mille ripetendo la stessa promessa, ad un certo punto tu, se non sei cretino, mi neghi il prestito. Eppure il keynesiano debito pubblico procede da sempre su tutto il pianeta alla faccia di qualsiasi riflessione pensante. Ciò significa che il popolo terrestre non riflette e che l’individuo che riflette è un’eccezione. Oltretutto l’individuo che ragiona lo fa in modo new age, cioè superficiale e, pur di predicare Steiner, Scaligero, la shoà o la nakba, mostra di combattere il pensiero riflesso in nome del pensare vivente. Ciò è astrattamente giusto ma concretamente sbagliato nella misura in cui non si chiarisce la concreta differenza tra l’io fasullo e l’io reale, e di questo ho parlato già a sufficienza anche in questo sito. Nel popolo non è il pensiero riflesso il problema. Il vero problema del popolo è la mancanza di cervello o di neuroni, appunto. Infatti il popolo come entità astratta non esiste. Perciò non può essere una base su cui contare per una “unione che faccia la forza”, dato che una unione di de-pensanti fa solo una forza di de-pensanti.