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Cosa sono i vangeli?


Benvenuti nella sezione dedicata alla comprensione dei vangeli e del loro valore epistemico. Qui esploreremo profondamente il significato e l'importanza dei vangeli, e come guardando in sé stesso, l'uomo può scoprire la loro vera essenza.


Il valore epistemico dei vangeli

In questa sezione, scopriremo come guardando in sé stesso, l'uomo si accorgerà del valore epistemico dei vangeli e della loro importanza nella comprensione dell'universo.

La morte della società e la vita dell'organismo sociale

Esploreremo come, anche se imprigionato nell'astratto che domina il concreto, l'uomo scoprirà la morte della società e la vita dell'organismo sociale attraverso i vangeli.

L'auto-osservazione e l'interpretazione dei vangeli

Scopriremo come l'auto-osservazione permette a ciascuno di interpretare giustamente i vangeli e molti altri libri detti sacri, aprendo la porta alla comprensione profonda dei testi, poggiante su individualismo etico (l'individualismo è etico nella misura in cui l'uomo raggiunge in sé la necessaria spregiudicatezza di giudizio critico, capace di sindéresi; ne parlerò comunque ancora).


Esplora la verità dei vangeli

Scopri il significato profondo dei vangeli e come possono guidare la tua comprensione dell'universo.

I vangeli non sono altro che scienza vera di due mila anni fa valida ancora oggi in quanto epistemicamente fondata. Oggi, 2024, siamo molto arretrati e imprigionati nell’astratto che domina il concreto e viviamo ancora nel “politicamente corretto”, cioè nelle definizioni, nelle “netiquettes”, ecc., per cui qualsiasi imbecille incapace di vita pensante autonoma, studiando a memoria quelle “forme” stracotte di “pensati”, può ergersi a giudice e maestro di tutti e dire cose e poi il loro contrario con massima “nonchalance”. Perfino il campo artistico è oggi occupato da cantanti stonati che comunque cantano solo con l’“autotune”, che è il “politicamente corretto” nell’arte del canto.

Parlare oggi dell’essenza dei vangeli necessita di riappropriarsi della medesima logica ispirativa che sempre accompagnò l’essere umano nelle sue ripetute vite terrene e che oggi l’umanità sembra avere dimenticato. Ci provo.  

Se anziché spiegare la connessione della natura umana attraverso pensieri come i seguenti: "Se non diventerete come i fanciulli ... " e "Io sono la via, la verità e la vita", io preferissi essere determinato da questi come da qualcosa di esterno a me, adottando il conseguente comportamento, rischierei l'astrattizzazione di quei contenuti del pensare, i quali andrebbero persi. Proprio in questo modo, senza accorgermene, robotizzerei la mia vita, diventando una specie di automa superiore che, in nome di ideali astratti e privi del loro contenuto, fa ciò che sta scritto, e impedisce la libertà, dato che in quel caso non agirei più liberamente, per amore dell'azione, ma agirei perché così SI DEVE agire; la robotizzazione della vita spirituale non è altro che buonismo acefalo, cioè gretto attaccamento a una tradizione. In tal modo il mio essere spirituale si ridurrebbe alla ripetizione di formule. “Vogliamoci bene", "ci vuole l'amore di Dio", "Dio è amore", "occorre diventare come i fanciulli", "Bisogna seguire la via, la verità, la vita", "Bisogna seguire Gesù", ecc. non sono che esempi. Oppure si ripetono i dogmi della propria confessione religiosa. Oppure ancora si ripetono gli insegnamenti del nostro "padre spirituale", o del nostro guru.

Tra i mezzi più significativi di cui Arimane dispone per agire sulla terra dall'aldilà, vi è appunto quello di promuovere nell'umanità il pensiero astratto. Invece di mostrare agli uomini odierni ciò che avviene in base ad esperienza concreta, si parla all'umanità di teorie generiche, e perfino di teorie sociali.

Coloro che parlano di teorie ritengono astratto proprio quanto si rifà all'esperienza, perché non hanno alcuna idea della vita.

Sono imbecilli.

Tutto ciò fa parte del piano voluto da Arimane, il quale predispone inoltre affinché attraverso l'astrazione si generi un'errata interpretazione dei vangeli. E proprio come Arimane ha il massimo interesse a conservare il senso per l'astrazione, così pure ha il massimo interesse affinché l'umanità sviluppi sempre una religiosità che si basi unicamente sui vangeli cartacei, materiali.

Gran parte delle confessioni religiose oggi esistenti non sono altro che una preparazione di Arimane per realizzare i suoi fini nell'esistenza terrena. In che modo per esempio si potrebbe meglio servire Arimane, se non decidendo di sfruttare un potere di cui si è in possesso per ordinare a coloro che in tale potere credono e a cui si assoggettano, di lasciar perdere l'idea della reincarnazione, o delle due genealogie di Gesù o della conoscenza storica e non allucinata del mistero del Golgota, e di limitarsi a credere nelle scritture senza farsi troppe domande?

In realtà i documenti religiosi esprimono storicamente qualcosa che si manifesta da sé stesso nell'intimo dell'anima. Perciò dobbiamo ascriverli a quella direzione dell'umanità che conduce l'anima a riflettere su sé stessa, e NON a NON riflettere. Occorre compenetrare le scritture con autonomo pensare, riflessivo ed autocosciente.

Se in questo modo si comprende il senso eterno delle parole "Io sono la via, la verità e la vita", si sente quanto sia ingiustificato chiedere perché l'uomo debba ricominciare sempre da bambino anche dopo aver attraversato molte incarnazioni. Infatti questa apparente imperfezione rappresenta un continuo ricordo di quanto di più elevato vive nell'uomo. E non si dice mai abbastanza che, almeno all'inizio di ogni nuova vita, vi è un fatto fondamentale, consistente nel VALORE DELLA NATURA UMANA, riferito all'Entità che sta alla base di tutta l'esistenza terrestre, nonostante questo esistere sia peraltro menomato dalle imperfezioni di questa esistenza.

Nelle cose che riguardano lo spirito o il cielo cioè l'elemento celato, occulto della vita, è controproducente esprimersi con definizioni. Meglio sarebbe cercare di caratterizzare le cose con esempi o immagini, al fine di risvegliare il sentire, il sentimento, di ciò che realmente è. Pertanto dovremmo davvero ridestare in noi qualcosa di quel sentimento di ciò che contraddistingue i primi tre anni della vita umana e del rapporto esistente tra questo e la luce che irradia dalla croce sul Golgota.

L'EVOLUZIONE - ed è questo che dovremmo risvegliare come sentimento in noi - è percorsa da un impulso di cui si può con ragione affermare che è suo compito attuare il detto di Paolo di Tarso: "NON IO, MA IL CRISTO IN ME". Voler definire l’evoluzione umana con questo detto di Paolo sarebbe un po’ come brutalizzarla come darwinismo mal compreso. Bisognerebbe piuttosto chiamarla emancipazione dell’uomo dall’imbecillità animale, che caratterizza gli odierni legionari atlantisti, che dicono “pace” pensando “guerra”.

Basterebbe in sostanza sapere ciò che l'uomo è per poter arrivare da questa conoscenza al riconoscimento dell'entità Cristo: se un’autentica conoscenza dell'umanità ti conduce a quest’idea del Cristo, e se riconosci che il modo migliore per scoprire il Cristo è di cercarlo prima di tutto in te stesso, volgendoti poi di nuovo ai testi evangelici, ne scopri SOLO ALLORA il grande valore. Nessuno apprezza la Sacra Scrittura maggiormente e più consapevolmente di chi scopre il Cristo nel senso suddetto.

Un’altra ipotesi immaginativa potrebbe essere la seguente: poniamo che qualcuno, per esempio un abitante di Marte, discendesse sulla terra senza avere mai sentito parlare di Cristo e della sua opera. Costui non sarebbe in grado di comprendere molto di ciò che è avvenuto sulla terra, né lo interesserebbero neppure cose che interessano gli uomini odierni. Lo interesserebbe invece il punto centrale di tutta l'evoluzione terrestre, cioè l'idea del Cristo così come si esprime nell'essere stesso dell'uomo. Non appena si capisce questo, si è interessati ai testi evangelici, dato che con meraviglia vi troverà espresso ciò che prima avrà scoperto in sé stesso. E potrà dirsi: “Non occorre neppure che io sia stato educato ad apprezzare in modo speciale i vangeli; mi avvicino a questi in piena coscienza e, grazie a quanto ho imparato dalla capacità di osservazione della mia coscienza, mi appaiono ora in tutta la loro grandezza (è ovvio che si intende una capacità di osservazione di una coscienza moderna, attuale, di uomo OMINALE, che sia cioè impostata scientificamente anche per l'osservazione di contenuti immateriali).

Il tempo del terzo millennio è quello in cui si riconoscerà sempre più che chi apprende in modo scientifico e spirituale - cioè secondo l'impostazione di ricerca di verità che possano essere mostrate in modo concreto, e percepibili intuitivamente dal sano pensare di ognuno, apprezzando giustamente il contenuto dei Vangeli - riconoscerà nei vangeli degli scritti fondamentali per l'umanità, nel senso che renderà loro giustizia MAGGIORE di quanto sia avvenuto finora.

L'umanità deve ancora imparare a capire, mediante la conoscenza dell'essenza dell'uomo stesso, tutto ciò che si trova in quei profondi documenti.

E ciò avverrà. Ci si dirà allora: “Se nei vangeli troviamo cose così tanto insite nell'essenza dell'uomo, queste cose devono essere state immesse da coloro che le scrissero. Quindi per gli autori di quegli scritti deve valere più che mai ciò che dobbiamo affermare della nostra vita (e tanto più, quanto più vecchi diventiamo). In altre parole: abbiamo fatto molte cose che comprendiamo solo molti anni più tardi. Negli autori dei vangeli possiamo riconoscere uomini che scrissero ispirati dal loro io superiore, da quell'io che opera nell'uomo durante gli anni dell'infanzia.

I vangeli sono quindi degli scritti provenienti dalla saggezza che forma l'uomo.

L'uomo è manifestazione dello spirito per mezzo del suo corpo; i vangeli ne sono una manifestazione per mezzo della scrittura.

Con queste premesse, il contenuto concettuale di ispirazione riacquista il suo giusto significato. Così come certe forze superiori agiscono nel cervello nei primi tre anni, allo stesso modo nelle anime degli autori dei vangeli furono impresse dai mondi spirituali certe forze dalle quali scaturì la composizione dei vangeli.

E così come oggi si parla ancora di società in modo astratto, il mondo si accorgerà sempre più che tale società è un fantasma. La società è un fantasma che pertanto è morte della “società” stessa. Non solo l'astrazione concettuale di "società" ma anche l'idea di "società strumentalizzante" dovrà essere compresa. Perciò si incomincerà a parlare di VITA SOCIALE, di ORGANISMO SOCIALE. Anche solo incominciando a parlare di ORGANISMO SOCIALE anziché di SOCIETÀ è un buon inizio di TRI-ARTICOLAZIONE SOCIALE. E se ne parlerà, anche se oggi l’imbecille crede sia lecito ciò che lecito non è: l'etica economicistica (arimanica) della SOCIETÀ STRUMENTALIZZANTE.

Se io mi servo di uno STRUMENTO è ridicolo pretendere di servirlo.

Lo SCOPO del FANTASMA GIURIDICO detto “SOCIETÀ” è MALVAGIO perché consiste di fatto nella situazione paradossale in cui si attribuisce valore edonistico al diritto - per esempio al diritto di proprietà – ma in modo da consentire alla SOCIETÀ STRUMENTALIZZANTE la mostruosa possibilità di rappresentare LA COLLETTIVITÀ SOCIALE COME VALORE PIÙ IMPORTANTE DI QUELLO DEL SOCIO. Ciò è come dire che, MENTRE IL POPOLO ASSUME LA FUNZIONE DI AVERE FAME, IL GOVERNO ASSUME QUELLA DI MANGIARE IN RAPPRESENTANZA DEL POPOLO. Ecco perché LA SOGGETTIVITÀ STRUMENTALE È UNO STRUMENTO INTRINSECAMENTE PERVERSO. Con le soggettività strumentali comanda la criminalità, la mafia, perché l'uomo è ineluttabilmente condizionato da un'etica ECONOMICISTICA (o ARIMANICA o KEYNESIANA che dir si voglia), che sostituisce il principio che dice: "CONVIENE ESSERE GIUSTI", con l’altro che dice: "È GIUSTO CIÒ CHE CONVIENE". Ecco anche perché da più di un secolo lo Stato di diritto si è trasformato in diritto di Stato, vale a dire in mafia, supportata perfino dalla fisica teorica, detta “scienza”, dato che ciò che conviene ai mafiosi è dogmatizzato come convenzionalismo assoluto in nome della relatività einsteiniana, altro paradosso epistemologico. Chi comanda oggi? Da chi è comandato l’uomo? E ieri, da chi fu guidato? Lo spiegherò nel prossimo scritto.

 

Cari amici, ho creato il seguente montaggio intitolato «Altro che "società" con "autotune"!» per riassumere altre cose importanti, provenienti dall'arte, che uomini ominali non possono dimenticare. 

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