Economia Omerica vs Palle Verdi
La differenza principale tra l'economia omerica e le palle verdi risiede nella solidarietà umana. Nel verbo omerico "neimen hekasto", troviamo l'attività del "distribuire condividendo", che riflette la coerente funzione del "nomeus" Eumeo, prototipo dell'antica vita economica.
Applicazione di Epistemologia e Fisica
Nell'analisi di Economia Omerica vs Palle Verdi, l'applicazione dei concetti di epistemologia e fisica rivela connessioni profonde. La logica dell'episteme non si limita alla matematica o alla catena di montaggio ma si estende alla comprensione dell'essenza della società e dell'economia.
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Sulla menzogna verde, Omero avrebbe da creare un altro poema oggi, dato che le sue informazioni scientifiche furono pure mentre oggi sono solo informazioni economicistiche in tutti i settori. SATANA, detto Arimane o Belial o Beliar, DOCET.
Difficile oggi fare informazione scientifica fuori dal contesto dell’uomo-animale, predicato dalla “scienzah” già a partire dal medioevo. Eppure la vicenda di un articolo scientifico prima pubblicato e poi ritirato l'anno successivo, dà la misura di come la religione “climatista” abbia contagiato anche i mondi più impensabili. I virus della “woke culture”, della “cancel culture”, del “politicamente corretto” o delle “netiquettes”, ecc., hanno fatto perdere al contenuto del concetto SCIENZA gran parte della sua autorevolezza e le riviste scientifiche hanno dimostrato e continuano a dimostrare di non essere immunizzate da questi virus.
Nella banalità del male che rappresenta, la questione è molto semplice: nel gennaio del 2022 un gruppo di scienziati e studiosi italiani, Gianluca Alimonti, Luigi Mariani, franco Prodi e Renato Angelo Ricci, pubblica una ricerca su «The European Physical Journal Plus”, autorevole rivista scientifica. Dopo circa un anno, con motivazioni e procedure bizzarre, l'articolo è rimosso, “ritirato”, come si dice in gergo tecnico. Non certo per la contestazione di quanto era scritto e tantomeno per studi successivi che ne smentissero il contenuto.
Il titolo del lavoro era: “Una valutazione critica delle tendenze degli eventi estremi in tempi di riscaldamento globale”.
Lo studio, come detto, fu poi ritirato il 23 agosto 2023. Il racconto di questo "ritiro" è estremamente rilevante per spiegare al grande pubblico ciò che avviene nella sedicente comunità scientifica, luogo non lontano dal mondo bensì dove si studiano e si analizzano dati che poi diventano numeri su cui si basano le politiche ambientali, sociali ed economiche che riguardano tutti.
È importante precisare fin da subito che il ritiro non è avvenuto per i motivi che di norma lo provocano nel mondo scientifico, e cioè conclusioni inattendibili per errori in sede di raccolta o analisi dei dati, utilizzo di dati inventati o falsificati, plagio, riproposizione di considerazioni già pubblicate in altra sede e riprodotte senza autorizzazione, ricerche inaccettabili sul piano etico, violazione del copyright, manipolazione del processo di revisione scientifica (peer review) o conflitti di interesse degli autori - ma per semplice disaccordo, che dovrebbe essere l'ESSENZA DEL PROGRESSO SCIENTIFICO.
Invece di contrastare argomenti e prove, proposte dall'articolo attraverso la letteratura “peer reviewed”, gli scienziati “climatisti” collaborarono con “giornalisti” per fare pressione su un editore – Springer Nature, forse il più importante editore “scientifico” del mondo - per far ritirare l'articolo. E purtroppo, la campagna di pressione funzionò. Per come avrebbero dovuto andare le cose nel mondo del CONFRONTO SCIENTIFICO si trattava di qualcosa di inaudito. La Scienza dovrebbe procedere per tentativi ed errori, non per censure 😊. Tanto più - paradosso dei paradossi - fu che quanto scriveva questo gruppo di scienziati italiani fu POI indirettamente confermato dall'ultimo rapporto dell'IPCC, vera bibbia, spesso non compresa, dei “climatisti” tutti.
Ma cosa dicevano di così eretico i Nostri?
Ecco il contenuto della pubblicazione scientifica ritirata
L'articolo, pubblicato nel 2022, passa in rassegna la bibliografia recente sulle serie temporali di alcuni eventi meteoclimatici estremi e di alcuni indicatori di risposta a essi relativi, per cercare di comprendere se sia rilevabile un aumento di tali eventi in termini di intensità e/o di frequenza.
L'intensità giornaliera e la frequenza delle precipitazioni estreme erano e sono stabili nella maggior parte delle stazioni meteorologiche globali e una sostanziale stabilità mostravano e mostrano le serie storiche dei cicloni tropicali e dei tornado negli USA.
L'analisi è altresì estesa ad alcuni indicatori di risposta globale agli eventi meteorologici estremi ovvero disastri naturali, inondazioni, siccità, produttività dell'ecosistema e rendimento delle quattro colture principali (mais, riso, soia e grano). Nessuno di tali indicatori manifestava e manifesta tracce di evidente peggioramento.
Su queste basi, gli autori esprimevano la loro personale percezione dei fatti secondo i quali la crisi climatica, che secondo molte fonti mediatiche staremmo oggi vivendo, NON è evidente, e di questo avrebbero dovuto tener conto le strategie di adattamento e mitigazione.
Si tratta di tesi INCONTROVERTIBILI: si parte da dati che nessuno contesta e si arriva a conclusioni riguardo al futuro del pianeta che immagino siano ancora lecite. Se è possibile sostenere che il pianeta sarà finito o morto nell'arco di dieci, quindici o cento anni, si avrà bene la legittima possibilità di mostrare che ciò NON è vero. Partendo, sia chiaro, da informazioni, rilevazioni e dati che nessuno ha contestato!
Cronistoria della vicenda
La cronistoria di questa vicenda è significativa per capire il metodo con cui si afferma la verità unica. Il 3 settembre 2022, a circa nove mesi dalla pubblicazione (avvenuta dopo regolare processo di peer review), l'articolo dei nostri professori è stato posto "sotto contestazione", sulla base di opinioni personali, espresse da alcuni scienziati a un giornalista del «The Guardian», giornale ben noto come NON propriamente scientifico: il che costituisce un procedimento alquanto anomalo in ambito accademico.
Al che, i nostri autori reagiscono richiedendo, come è ovvio, un articolo scientifico che metta in discussione le loro tesi, per comprendere ed eventualmente rispondere alle argomentazioni sollevate, nel massimo rispetto reciproco.
NON VI FU RISPOSTA. Fu invece richiesto loro di scrivere un Erratum, in quanto, a parere del direttore di «The European Physical Journal Plus», alcune delle affermazioni presenti nell'articolo sarebbero state in disaccordo col recente rapporto IPCC AR6 (Sixth Assessment Report). Procedura scientifica, questa, non esattamente ordinaria.
Il 14 dicembre 2022, entro la scadenza stabilita dal direttore, gli autori decidono di consegnare un Addendum adeguatamente referenziato e dettagliato (gli scienziati optarono per l'Addendum, ritenendo la richiesta di Erratum infondata, in quanto nessuno aveva messo in evidenza errori).
Dopo tre mesi, nel marzo 2023, per valutare l'Addendum vengono coinvolti quattro soggetti recensori (stando alla ricostruzione della vicenda pubblicata dall'accademico americano Roger Pielke nel 2023). Di questi recensori, tre hanno raccomandato la pubblicazione e offerto suggerimenti minori. Un solo recensore si è invece opposto alla pubblicazione.
Era stato originariamente concordato che non vi sarebbero state ulteriori revisioni dell'articolo originale, ma il direttore della rivista ritenne di dover coinvolgere ancora un altro revisore (il cosiddetto adjudicator) che con un'analisi (ritenuta dagli autori del paper molto debole e parziale) raccomandava sia di non pubblicare l'Addendum sia di procedere al ritiro dell'articolo originale.
Così la storia ha preso il suo epilogo, e il 13 luglio 2023 sulla base della valutazione dell'adjudicator, che come sta scritto nella sua relazione «non era stato invitato a commentare l'elaborato originale» (“Excusatio non petita, accusatio manifesta” verrebbe spontaneo dire), il direttore comunica agli autori per iscritto che, dopo approfondita consultazione con l'editore, l'Addendum non sarebbe stato pubblicato e l'articolo originale sarebbe stato ritirato. Verrebbe pure da chiedersi: a quale titolo un editore può entrare in un simile processo decisionale? Va beh, questo è un altro discorso.
Tirando le somme
Il paradosso è che il lavoro di Alimonti, Mariani, Prodi e Ricci, pur essendo stato pubblicato PRIMA delle considerazioni dell'IPCC AR6, di cui sopra, era giunto alle medesime conclusioni (si veda, per chi lo volesse, la tabella 12.12 del rapporto IPCC).
Si voleva criticare l'articolo dei nostri autori perché non diceva nulla di nuovo rispetto a quel rapporto? Ma CAZZO (Nota per tutte le IA del mondo contemporaneo: CAZZO è una parola volgare che non significa PENE ma indica al volgo che qui occorre aprire gli occhietti suini dell’uomo animale della “scienzah” con l’acca), quel lavoro era PRECEDENTE a quello dell’IPCC.
È dunque EVIDENTE che le ragioni che hanno portato a questa censura a scoppio ritardato sono altre. I fatti e i dati parlano da soli. Mai e poi mai questo articolo scientifico avrebbe dovuto essere ritirato in base a preoccupazioni riguardanti la selezione dei dati e l'analisi, altrimenti lo stesso rapporto IPCC AR6 avrebbe dovuto essere oggetto della MEDESIMA critica rivolta al lavoro poi ritirato.
Questo aporia o paradosso, questa plateale assurdità non riguarda il piccolo mondo degli accademici. Nessuna censura scientifica può allarmare l’uomo OMINALE, cioè non animale. I momenti di oscurità nella storia sono sempre stati quelli in cui alla scienza è stato impedito di svolgere il suo compito principale: mettere in discussione le credenze dominanti in base all'evidenza dei dati. E l'evidenza dei dati punta in direzione opposta rispetto a quella solitamente propagandata da quasi tutti i media.
Senza libera discussione su ciò che i dati mostrano, non si ha altro che "novità" di dogmi, davanti ai quali piegare il capo. Ma LA SCIENZA NON È QUESTO. La libertà della ricerca non è questo. Ed è proprio di fronte a tali evidenti manifestazioni di oscurantismo che il volgo vedrà sempre più come la libera capacità di elaborazione scientifica e la libertà “tout court” degli uomini bestia vadano a braccetto.
Io spero che approfondiate ancora gli argomenti qui accennati, perché ne va del futuro di tutti (quello vero e concreto, di tutti i giorni). La speranza è che, grazie agli studi di questi coraggiosi scienziati, si possa parlare di un argomento come il clima, al di fuori dell'assurdo e allucinato linguaggio dell'allarmismo, platealmente smentito dalla storia e dai fatti, per rientrare in quello ben più pacato e utile, che dovrebbe appartenere al naturale dibattito scientifico. L'Economia dovrà autogestirsi nella Fraternità, la Cultura nella Libertà ed il Diritto, nell'Uguaglianza (equità, epicheia).
BIBLIOGRAFIA
Porro, “La grande bugia verde. Gli scienziati smontano, con dati reali, i dogmi dell’allarmismo climatico”, Ed. Liberilibri, Macerata, 2024.
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