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SENSI
Nereo Villa
I 12 figli di Giacobbe detto Israele
- Per una corretta indagine sul rapporto fra i 12 sensi e lo Zodiaco -
PREMESSA
Oggi, nell’era dell’intelligenza artificiale è purtroppo ancora normale affermare kantiani dubbi generalizzati sulle possibilità conoscitive umane, poggianti sul cosiddetto pensiero debole, fortissimo nel determinare la sottomissione del cittadino alla cultura di Stato, attraverso continue domande come la seguente: "Che cosa può conoscere l'uomo con i singoli sensi?".
Dato che con la dottrina dei cinque sensi non si riesce a rispondere in ordine ad alcuna conoscenza, l’uomo è arrivato al punto in cui non riesce neanche ad indicare la differenza fra il senso dell'udito e il senso della vista. Infatti si parla di onde luminose, così come si parla di onde sonore, unificando il tutto in un unico e mai sperimentato concetto di onda. Certe persone non percepiscono più neanche l'io degli altri, ma percepiscono i propri simili così come si percepisce in genere dell'aceto, del vino, o della cocaina.
Da quattro secoli a questa parte, cioè dalla nascita della scienza, è possibile osservare che i più non sanno usare tutti i loro sensi, e che proprio nel loro organismo sensorio qualcosa non è a posto, dato che si pretende percepire solo cose materiali. Ecco perciò vi sono uomini il cui senso dell’intendimento è così ottenebrato.
Vi sono creature che non possiedono assolutamente i sensi della comprensione e dell'intendimento: sono gli animali, anche se va detto che certi animali sembrano comprendere ed intendere molto di più di certi umani. Questo per dire che assomigliamo a bestie quando, non percependo in modo oggettivo, diamo il nostro parere su tutto e su tutti attraverso i soli cinque sensi di Stato! Ed assomigliamo esclusivamente ad animali se, in nome del pensiero debole, rinunciamo ad educare adeguatamente i nostri sensi della comprensione e dell'intendimento.
È pertanto auspicabile che, riflettendo maggiormente su tutti i dodici sensi, la scienza possa un giorno dire che, per loro tramite, si specifica e si differenzia tutto l’organismo umano. Si differenzia in quanto, per esempio, il percepire suoni è diverso dall'udire, questo a sua volta è diverso dal percepire il pensiero, e percepire il pensiero è qualcosa di diverso dal tatto, ecc. Si tratta dunque - nell'essere umano - di sfere o di campi tanto articolati, quanto separati fra di loro.
Vi sono dodici campi distinti dell'organismo umano riguardanti la sfera dei sensi.
Tali distinzioni, che fanno di ciascun senso un campo a sé, permettono di inscrivere tutto questo insieme in un cerchio, in cui il primo e l'ultimo si congiungono.

Anticamente il numero dei sensi era dodici, uno per ogni stagione, segno zodiacale, tribù, apostolo… Oggi ci comportiamo come il musicista che di fronte ai tasti del pianoforte, sette tasti bianchi e cinque neri, decida di usare solo i tasti neri in quanto saltano subito all’occhio…
Eppure il criterio scientifico che potrebbe permettere di attribuire realtà non solo ai primi cinque sensi ma anche agli altri sette, risiede nel medesimo concetto di “senso”, vale a dire che sentire non è pensare: col termine "senso" si indica ciò che della fisiologia dell’uomo entra in azione in modo IMMEDIATO e non mediato dal suo riflettere; per es., dovendo percepire un colore mi serve un senso, dovendo invece giudicare fra due colori, quel senso non mi serve.
Il criterio di verifica, per tutti e dodici i sensi qui esaminati, poggia sul dato di una funzionalità sensoriale che, per ognuno di essi ha la medesima caratteristica: l’ANTECEDENZA RISPETTO AL PENSARE.
Oggi non abbiamo ancora un’immagine veritiera dell’uomo, dato che l’uomo non è solo un prodotto della natura, e non è nemmeno solo ciò che possiamo vedere e toccare. Oggi più che mai è stata lanciata una sfida a tutta la nostra esistenza: trasformare il nostro modo di pensare per accogliere la realtà del tempo che viviamo. Nervi, cuore, e metabolismo sono una TRI-ARTICOLAZIONE, che va ricompresa a partire dalla sua embriogenesi, affinché l’immagine dell’uomo possa ancora micro-cosmicamente risorgere come espressione ANTROPOCOSMICA delle antiche parole “come in cielo così in terra” (Gurdjieff docet).
INTRODUZIONE
Gli antenati dell’essere umano consideravano l'astrologia come la volontà di Dio scritta a chiare lettere nei cieli, e quindi trovarono naturale assegnare la direzione spirituale alle costellazioni, interpretate per esempio come azioni di Dio nella storia di Israele.
Il primo confronto fra tra Dio e storia, sorge nel giudaismo come risposta ad un bisogno di continuità: sia Abramo che Isacco ebbero un unico figlio che avrebbe perpetuato la tradizione paterna; Giacobbe invece, figlio di Isacco e nipote di Abramo, ebbe DODICI FIGLI, assicurando con ciò la continuità delle generazioni. Questo 12 venne
considerato come un atto di intervento e di approvazione divina rispetto a tale continuità, e venne rispecchiato nell'astrologia ebraica, assegnando ad ognuno dei figli di Giacobbe, detto “Israele”, il dominio spirituale su una costellazione.
È ovvio che tutto ciò non venne realizzato a casaccio, e che i mezzi con cui gli antichi conoscitori delle “sacre scritture” avevano assegnato i 12 figli di Giacobbe alle costellazioni, dichiarandoli divini, non potevano essere arbitrari. Se infatti astrologi e/o “re magi” avessero attuato un’assegnazione irrazionale, non avrebbero di certo potuto prevedere l’avvento della nuova direzione spirituale che si sarebbe compiuta con l’avvento dell’“io sono”, cioè dell’Agnello cosmico, corrispondente al periodo della coincidenza di precessione tra segno e costellazione dell’Ariete.
Il metodo più logico ed equilibrato per stabilire i domini sulle costellazioni era infatti rappresentato dall'ordine di nascita. Quindi, il figlio primogenito di Giacobbe, Ruben, doveva essere il governatore spirituale della costellazione della casa ascendente, mentre il secondogenito, Simeone, sarebbe stato assegnato alla costellazione che seguiva nell'ordine, il terzogenito Levi alla costellazione successiva, e così via. E questo fu esattamente il metodo usato.
Ruben, il primogenito di Giacobbe, fu assegnato alla costellazione della casa ascendente che, durante l'epoca dell'elaborazione delle scritture, era quella del Toro.
Quello che segue è l’elenco dei segni e di coloro che li governano, a partire dal Toro, secondo l’astrologia ebraica:
SEGNI GOVERNATORI
Toro Ruben
Gemelli Simeone
Cancro Levi
Leone Giuda
Vergine Zabulon
Bilancia Issacar
Scorpione Dan
Sagittario Gad
Capricorno Aser
Acquario Neftali
Pesci Giuseppe
Ariete Beniamino
Questo è l'ordine zodiacale delle costellazioni, cioè l'ordine di nascita dei figli di Israele; secondo la stessa successione furono da lui benedetti sul suo letto di morte, come fu riportato in Genesi 29,1-27. Esaminare le personalità di questi figli di Israele, mettendoli in relazione alle costellazioni ed all’antico alfabeto biblico, può essere indicativo del modo in cui furono usate queste SIGNORIE SPIRITUALI.
Ho collegando ad esse i DODICI SENSI UMANI, così come essi risultano dagli studi di Steiner e dalle attribuzioni alfabetiche, zodiacali e planetarie, comunicate da Guènon nel suo libro “L’archeometra”. In tale contesto ho rilevato che queste antiche interpretazioni appaiono più vicine alla realtà fisiologica di una moderna episteme della percezione umana.
RUBEN COME SENSO TAURINO DEL PENSIERO
Il nome Ruben proviene dalla capacità di percepire i suoni emessi dalla laringe. Letteralmente significa percezione dell’angoscia (1), nel senso psichico del risentire risuonare un’alterata condizione del suono delle parole. Il nome “Ruben” racchiude in sé il senso del Toro, il cosiddetto rimuginare taurino, capace tanto di esasperarsi nell’angoscia e della permalosità, quanto di portarsi oltre il linguaggio, fino alla percezione del pensiero di chi mi parla. Quando odo una parola, per esempio una parola come "rosa", tramite il mero senso del linguaggio, la risposta è molto semplice: la rosa è un fiore. Col mero senso del linguaggio, però, non mi è possibile avere subito chiarezza in frasi come le seguenti: "Hai visto Rosa?", "La rosa dei candidati era piuttosto vasta", "Non conosci la rosa dei venti", "È un fanatico di romanzi rosa", ecc. Il significato di un termine è infatti anche cioè contestuale, cioè caratterizzato da polisemia e da semantica, oltre che linguistico. In definitiva, è l'uso che si fa delle parole a determinarne, a livello comunicativo, il significato. Il senso di Ruben va oltre il senso del linguaggio, ed è, anzi, extra-linguistico, dato che serve a togliere dall'ambiguità linguistica parole o frasi che potrebbero avere significati diversi. Per esempio l'espressione: "È saltato il catenaccio", significa qualcosa se, poniamo, è l'amara constatazione di un tifoso che vede la sua squadra perdere dopo un'accanita difesa; ma significa qualcos’altro se il contesto non è più lo stadio ma il carcere, dove un secondino scopre un tentativo di fuga. Altro esempio: la parola "rimpasto” ha un significato preciso nel codice professionale del panettiere, ma ne ha invece un altro in quello politico.
Attraverso il senso di Ruben, cioè del Toro, l'uomo diventa capace di comprendere, come se li percepisse, i pensieri altrui.
Il segno del Toro ed il “SENSO DEL PENSIERO” sono in connessione per vari motivi. Basta pensare alla moneta ed alla sua etimologia proveniente da manas, che in sanscrito significa “pensiero” (2).
Si potrebbe perfino dire che il “SENSO DEL PENSIERO” ed il senso della moneta sono in fondo la medesima realtà, dato che il denaro in definitiva non è altro che razionalità concentrata, spirito concentrato. La moneta, il capitale, e la ricchezza in genere, sono concetti strettamente taurini. L’adorazione del dio quattrino in luogo del dio trino ha radici bibliche riguardanti il periodo egizio-caldaico-assiro-babilonese ed il famoso “vitello d’oro”, che era poi il “vitello-toro” che sostituiva il “bue Api”. Sintomatico che Carl Marx, autore del “Capitale”, fosse del Toro. La vita dell’uomo del Toro è insomma generalmente caratterizzata dal denaro. Questo va detto non solo in positivo, ma anche in senso negativo: André Barbault fa per esempio anche notare che non è raro imbattersi in persone del Toro la cui vita si svolge all’insegna della massima povertà (3).
SIMEONE E LEVI, GEMELLI E CANCRO, IO E TATTO
Il nome “Simeone” è dato dalla parola ebraica “shamà”, participio passato di “ascoltare”, in riferimento alla convinzione di Lia, madre di Simeone, che Dio abbia "ascoltato" il suo dolore e le abbia risposto con un figlio (Genesi 29,33). Tanto l’ascolto, quanto la risposta all’ascolto, vale a dire il figlio Simeone, riguardano dunque non la materia, le onde meccaniche, l’orecchio e il figlio di carne, ma lo spirito, dato che chi ascolta e chi risponde attraverso il figlio è, per la bibbia, sempre il PADRE NOSTRO NEI CIELI.

Il vero figlio dell’uomo, proveniente dall’ascolto spirituale è infatti l’io umano. Da questo punto di vista Simeone, è prefigurazione del figlio cosmico, che si manifesterà a suo tempo quando i segni in precessione indicheranno l’Ariete come punto di primavera, cioè l’Agnello Cosmico, ed i Pesci come necessario punto cosmico di chiusura del vecchio e di riapertura del nuovo. Il nuovo infatti porta con sé sempre il numero nove in cui nel buio dell’utero si prepara l’essere che deve vedere alla luce. Ecco perché da questo punto di vista, che non è teologico ma logico, anche tutti gli esseri umani che vengono prima dell’avvento dell’Ariete-Agnello, sono prefigurazioni dell’io cristico, in cui non si può più essere fratelli nella violenza, o nella vendetta, come nel periodo precedente.
Simeone infatti governa i Gemelli, e Levi il Cancro, e nella Bibbia essi sono associati come "fratelli nella violenza", dato che questi due fratelli agirono di comune accordo per vendicarsi orribilmente su re, principe e gente di Sichem (cfr. Gen. 34) in seguito al rapimento della sorella Dina. Ecco perché il ricordo che di loro ha Giacobbe sul letto di morte è massimamente negativo, e diverso dall’immagine che abbiamo dei nati nei Gemelli e nel Cancro, dato che scatenarono violenta vendetta e grande terrore (Genesi 49,5-7). Così in realtà era l’essere umano prima dell’avvento dell’“io sono”. Nella medesima realtà dell’“occhio per occhio”, esattamente come Simeone e Levi, si rimane comunque ancora oggi nella misura in cui non si sa accogliere l’io come modello del pensare logico di tipo intuitivo.
Anticamente la percezione dell’io era connessa a speciali prove iniziatiche e a segreti misteriosofici, dato che le forze dell’io incominciano a incarnarsi compiutamente dal momento in cui il sangue del Golgota feconda il pianeta a partire dall’anno zero. Prima di allora gli uomini potevano avvicinarsi all’esperienza dell’io solo iniziaticamente, dato che l’uomo antico tendeva ad indicare se stesso esattamente come fanno gli infanti: in terza persona, per esempio si diceva: “l’anima mia esulta”, anziché “io esulto”. Per quanto riguarda l’io, l'infanzia dell'umanità e l'infanzia del singolo uomo sono similari, e nei vangeli il termine tecnico dell’iniziazione all’io è infatti espresso dall’idea del "FIGLIO DELL'UOMO" (4). Infatti, dopo l’Ariete e il Toro, “l’energia Gemelli corrisponde alla terza fase del processo creatore, quella del FIGLIO” (5). È pertanto difficile ricercare nei testi antichi la testimonianza della relazione fra il “SENSO DELL'IO”, il segno dei Gemelli, e Simeone, dato che l’evento dell’io è un fatto relativamente nuovo, non solo rispetto al tempo dell’auto-presentazione di Dio mediante le parole “Io sono l’io sono” (“Eié ascèr eiè”) ricevute da Mosé, ma anche ai tempi più antichi ai quali si può risalire, vale a dire al periodo paleo-indiano dei “FIGLI DEL SOLE”, i gemelli divini più antichi: gli Ashvins vedici, figli di Dyaus, o Surya, e di Saranya, sua donna. Surya, e Saranya “rappresentavano verosimilmente i due astri luminosi sole e luna, intesi come i principi positivo e ricettivo dell’Ariete e del Toro che precedono i Gemelli” (6).
La parola “gemelli” può essere fatta risalire in tal senso al concetto di “zen”, che in sanscrito corrisponde a “djana”, in cui Dyaus, il dio Giano, Zeus, Giove, il prete Gianni, e gli déi o i Deva in genere auspicano l’incarnazione di Yhwh o di Yah, cioè dell’io nell’essere umano. Inoltre la consonanza tra il suono della lettera ebraica “zain” zodiacale dei Gemelli ed i nomi delle divinità citate, comprova l’importanza dell’io per il segno dei Gemelli.
Ovviamente oggi consideriamo l’uomo-Gemelli e l’uomo-Cancro non come persone violente: l’uomo- Gemelli è in genere considerato un intellettuale, l’uomo-Cancro un emotivo e/o un volubile.
Ricapitolando, il senso dell’io appartiene a Simeone, cioè ai Gemelli: ciò che in ogni essere umano è in grado di percepire l’io altrui, non per mera deduzione poggiante su una conclusione del pensare, ma per percezione immediata del proprio simile, corrisponde alla sua personale forza “Gemelli”, proveniente dall’organo spirituale della coscienza.
Oltre il "SENSO DELL'IO" tramite cui si è pervenuti allo spirito, ritroviamo la materia, attraverso la tattilità del Cancro: il “SENSO DEL TATTO” appartiene infatti all’uomo-Cancro, cioè a Levi.
La tribù di Levi è quella che SI SEPARA dalle altre tribù affinché i suoi membri possano adempiere la funzione di fedeli sacerdoti e di servi di Dio. Per tale motivo, a differenza di Giacobbe, Mosè “benedice la tribù di Levi” (7). Inoltre, grazie alla nascita di Levi, Lia, sua madre, acquista la speranza che Giacobbe “le resterà fedele” (Genesi 29,34) (8).
Questa SEPARAZIONE è qualcosa di straordinariamente interessante se rapportata non solo alle restanti tribù, ma anche ai restanti sensi della percezione umana!
La SEPARAZIONE interessa infatti anche il “SENSO DEL TATTO”, dato che questo è il senso grazie al quale entriamo in rapporto con l'aspetto materiale del mondo esterno e che può essere esteso alle percezioni superiori degli altri sensi: se infatti non si considera superficialmente il senso del tatto, si può avvertire come esso ci separa in realtà dagli altri sensi, ponendoci col mondo esterno in un rapporto di fede: di solito, affermando di tastare, per es., la ruvidità di un muro, crediamo di percepire col tatto il mondo esterno; ma le cose non stanno esattamente così: certamente quando si tasta, si stabilisce un chiarimento fra la nostra azione e l’ambiente esterno; però ci sfugge che col toccare un oggetto, noi percepiamo in realtà solo noi stessi, vale a dire la nostra corporeità: percepiamo, tramite l'oggetto, propriamente solo la modificazione che viene provocata in noi nelle estremità delle nostre dita, e null'altro. Il toccare riguarda dunque processi che si svolgono in realtà non all'esterno, ma sotto la nostra pelle e che, solo per questo motivo, possiamo “percepire” qualcosa tangibilmente: ciò che così percepiamo, grazie all’organo del tatto, lo proiettiamo poi sul mondo esterno tramite la coscienza, e formuliamo il giudizio che ciò che stiamo toccando è, appunto, quel muro ruvido.
Col "SENSO DEL TATTO", l'uomo in realtà “SI SEPARA” dal mondo esterno, al quale poi si ricollega tramite fede, affettività, fiducia, “tatto morale”: in ciò consistendo l’esatto parallelismo con la tribù sacerdotale di Levi che SI SEPARA dalle altre tribù affinché i suoi membri diventino servitori del cielo, percependone il “celato” all'interno di sé!
L'esperienza del tastare non è dunque altro che REAZIONE dell'interiorità umana ad un processo esterno. Da questo punto di vista è tastare anche l'azione dell'occhio, cioè del “senso della vista”, e le persone particolarmente sensibili si sentono “toccare” dallo sguardo altrui (molto spesso anche guardando una persona di schiena mentre cammina, si sperimenta che essa si gira come se qualcuno l’avesse davvero toccata; l’uomo insomma non tasta solo quando tocca materialmente un oggetto, tasta pure quando cerca qualcosa con gli occhi, quando gusta qualcosa con la lingua e quando annusa qualcosa col naso). Il tastare è dunque una qualità comune ad altri sensi, i quali sono tutti "sensi del tatto"!
Cos'altro dice la Bibbia di Simeone e di Levi? Cosa pensavano gli antichi dei Gemelli e del Cancro? Secondo gli antichi, si tratta delle due facce di una stessa medaglia: Gemelli, il comunicativo, ma chiuso all'interno dello schema di tale comunicativa; Cancro, colui che si allontana dagli altri per santi fini, vivendo come il “simbolo originario” del resto delle tribù. Entrambi erano considerati violenti: violenza intellettuale da parte dei Gemelli, ed emotiva per il Cancro. I nati nei Gemelli, quando si infuriano, attaccano verbalmente fino a perdere del tutto la reputazione; i nati nel Cancro accumulano colpa su colpa sulla povera vittima della loro collera, fino a distruggerne completamente l'ego! ("Spiegare didascalicamente un simbolo significa razionalizzarlo. E, durante il processo di razionalizzazione, avviene una sofisticazione del simbolo stesso, con conseguente mistificazione del suo significato intrinseco. Per cui, io credo che l'unico modo per leggere un simbolo sia attraverso la sensazione visiva che si appalesa nel silenzio contemplativo che il simbolo suggerisce e che solo in seguito, nel caso, può essere tradotta verbalmente. Ciò a dire che l'immagine si commenta solo con un'altra immagine e non con le parole, perché solo l'occhio possiede la capacità di comunicare direttamente all'essenza (Leonardo decantava la superiorità dell'occhio tra gli organi di percezione) bypassando, così, la necessità, tipica del cervello, di misurare e costringere nei limiti della comprensione umana epifanie creative che possono manifestarsi solo al di là dell'astrazione logico- deduttiva" (Fonte: Nina Camelia in FB).
GIUDA, IL LEONE ED IL SENSO DELLA VITA
Giuda governa il Leone. La tribù di Giuda è quella da cui nasce il Re Davide e colui che dice di se stesso “IO SONO LA RISURREZIONE E VITA”. Il SENSO DELLA VITA è il mezzo mediante il quale io posso dire a me stesso: "Mi sento bene" o "Non mi sento bene". Lo avvertiamo subito, non appena ci sentiamo fisiologicamente in disordine. Io mi sento stanco, o sento fame, sete, oppure avverto un senso di forza nel mio organismo.
La lettera zodiacale del leone è la TET, nona lettera ebraica, che significa “utero”, luogo dove inizia la vita. Non per nulla il nove, che come avverbio in latino significa “NUOVAMENTE”, è indicativo di un venire alla VITA attraverso nove mesi passati nell’utero. E forse non è per caso che il rapporto rapporto fra "vita" e "ricovero in Giuda" è testimoniato in Esdra: "[…] il nostro Dio [...] ci fece ottenere misericordia [...] per renderci la vita [...] e darci ricovero in Giuda [...]" al versetto NONO del NONO capitolo (Esdra 9,9).
I nati nel Leone erano considerati, e si considerano essi stessi, sovrani. Il tipico nato in questo segno deve sempre rimanere sulla vetta. In ciò consiste il suo entusiasmo, cioè la sua vitalità di “re del mondo”, che ci risuscita alla vita eterna (2° Maccabei, 7,9). Egli tratta magnanimamente ed entusiasticamente gli amici, come si addice ad amici di una casa regnante. Nella misura in cui gli uomini riconoscono la regalità dell’io, sperimentano infatti l’entusiasmo del Leone.
SENSO DELL'AUTOMOVIMENTO IN ZABULON E NEL SEGNO DELLA VERGINE
La Vergine è governata da Zabulon, di cui si sa poco o nulla, eccetto le benedizioni di Giacobbe e di Mosè: Giacobbe benedice Zabulon come colui che si sarebbe impegnato nel commercio sul mare (Genesi 49,13). Mosè benedice la tribù di Zabulon, auspicandogli movimenti commerciali pieni di gioa, ricchezza e tesori (Deuteronomio 33,18-19). Zabulon era infatti il mercante d'oltremare. E proprio come Zabulon portava i suoi manufatti al di là del mare, cercando sempre nuovi mercati e nuovi contatti, allo stesso modo i nati in Vergine sono generalmente alla ricerca di nuove esperienze.
Il simbolismo della Vergine, la spiga, si formò presumibilmente “fra il 6540 e il 4380 a.C., quando il solstizio coincideva con la levata eliaca della costellazione […] epoca di profonde innovazioni, tanto da ispirare la definizione di “rivoluzione neolitica”: si cominciarono a coltivare regolarmente il frumento e l’orzo ed ad addomesticare capre, pecore, maiali e buoi” (9).
È noto che nel commerciò, la circolazione dei valori, è considerata come il sangue del mercato, dato che il movimento dei liquidi da’ linfa vitale al mercato, proprio come nel corpo umano il sangue, trasportando ossigeno nei polmoni, vivifica l’intero organismo.
Nel percepire i nostri movimenti, da quelli del battere le palpebre a quelli del camminare o del correre, ecc., abbiamo un preciso senso, senza il quale saremmo solo automi, macchine. La funzione auto-percettiva del mio muovermi è infatti il mio cosiddetto senso di feedback, ben conosciuto dal venditore ambulante, il quale per vendere il suo prodotto modifica di volta in volta il suo atteggiamento, a seconda dell’attenzione del suo possibile cliente. Lo stesso capita nell’esperienza dialettica. Infatti generalmente quando ci esprimiamo dialetticamente non facciamo altro che muoverci interiormente per “vendere” qualche idea, che altri - per esempio la TV, un libro, o un nostro simile - hanno a loro volta “venduto” a noi, e noi abbiamo assunto e filtrato attraverso la nostra interiorità, rappresentata qui da Mercurio, il pianeta della Vergine.
Il glifo del segno della Vergine rappresenta la lettera “M”, e Fabre d’Olivet afferma nel suo celebre volume “La lingua ebraica restituita” che tale lettera “indica il movimento attraverso il quale un nome o un’azione sono presi come mezzi, come strumenti” (10).
La moderna interpretazione del segno della Vergine è stata sviata dal concetto cattolico della Vergine Maria, il cui nome antico era Sofia, Iside Sofia, massimo simbolo di sapienza. Nel nostro tradizionale “rosario” la dicitura “Vaso di Sapienza” attribuita a Maria, è appunto ancora un’eco dell’antica Sofia.
L'astrologia infatti nasce nel luogo della massima sapienza, l’Oriente, l’Asia, non in Europa. L’astrologia nasce in un ambito di gran lunga diverso da quello cattolico, che nel corso del tempo ha costruito un'immagine romantica della Vergine. In Oriente, le vergini vivevano infatti rinchiuse negli harem perché i loro padri e/o mariti, o entrambi, credevano che fossero così ansiose di sperimentare nuovi piaceri, che non sarebbero riusciti a tenerne sotto controllo la natura. Perciò, la Vergine dell'astrologia ebraica non caratterizza la persona ordinata, cerimoniosa, sempre organizzata, con stimoli sessuali scarsi (o almeno poco percepibili) e piuttosto introversa che viene raffigurata nella maggior parte delle rubriche relative all'oroscopo del mondo occidentale. Nell'astrologia ebraica, i nati in Vergine sono sempre alla ricerca di nuove esperienze, fisiche, intellettuali, commerciali o psicologiche. Essi sperimentano qualsiasi cosa, riportando poi ricordi molto sommari delle relative vicende. Questa combinazione tra impulso all'esperienza e inclinazione all'analisi fa dei nati in Vergine candidati di prim'ordine per le scienze.
SENSO DELL'EQUILIBRIO IN ISSACAR E NEL SEGNO DELLA BILANCIA
Così come nella Bibbia Zabulon è sempre collegato a Issacar, e ciò è confermato anche nel Talmud (11), allo stesso modo nel cielo la Vergine si collega alla Bilancia.
L’avvincente storia della nascita di Issacar è in rapporto con il suo dominio sulla Bilancia. L’etimologia del nome “Issacar”, il cui suono ricorda termini come “itsùr”,“produzione, fabbricazione”, “yetsù”, “esportazione”, “yatsàr”, “formare”, “yakàr”, “caro, prezioso”, deriva da una parola ebraica che significa "ricompensa" (12), ed è esattamente questo di cui si tratta quando l’ago della bilancia si sposta per “compensare" un peso, equilibrandolo. La storia di tale riequilibrio connesso con la nascita di Zabulon è narrata in Genesi 30,14-18.
Ruben, figlio di Giacobbe e di Lia, trova in un campo della mandragola, pianta considerata allora afrodisiaca e potente ausilio al concepimento. Rachele, l'altra moglie di Giacobbe, era sterile, ed acquistò la mandragola da Lia. Il prezzo dell'affare fu il diritto di dormire con Giacobbe quella notte (in epoca biblica, le donne avevano il diritto legale di insistere affinché il vigore sessuale del marito comune fosse equamente condiviso, e tali diritti potevano essere comprati e venduti: Genesi 30,16). In quell’occasione Lia concepisce un figlio, che chiama Issacar, a significare la ricompensa per la sua notte d’amore “comprata". Giacobbe, nel benedire Issacar, dirà: “Issacar è come un asino robusto gravato dalle due ceste del basto. Ha visto che la regione era amena e bello l'abitarvi: ha curvato la schiena per portare il carico ed è divenuto uno schiavo che paga il tributo” (Genesi 49,14-15).
Da un punto di vista astrologico, sembra che i nati in Bilancia siano considerati persone giudiziose, imparziali, sempre attente, prima di assumere un qualsiasi impegno, a pesare mentalmente i risultati delle loro azioni. Ci si aspetterebbe che la maggior parte dei giudici appartenga al segno della Bilancia, ma non è così: il segno prevalente in questo campo è lo Scorpione, mentre della Bilancia fanno parte oggi per lo più i condottieri. Dato che Issacar nasce da una compravendita di diritti nuziali, e il significato della benedizione di Giacobbe riguarda il senso dell’equità del pagare o no i tributi, vale a dire dell’essere o no ridotti ai lavori forzati portando la soma, la comprensione del significato astrologico in termini ebraici del senso dell’equilibrio riguarda anche il concetto greco di epicheia, che significa, appunto equità. Il condottiero di se stesso decide (dovrebbe decidere) secondo epicheia cristiana oggi se pagare o no le tasse. Ma al tempo di Issacar prendersi o no questa responsabilità era molto problematico, dato che l’io umano non era ancora bene inserito nell’umanità: essendo il risultato di un affare concluso impulsivamente, Issacar era molto cauto, e non amava prendere decisioni: per questo motivo, divenne l'operaio e il fornitore di Zabulon, lavorando ad incarichi assegnatigli sotto la direzione di altre persone. Allo stesso modo, i moderni nati in Bilancia sembrano riflessivi, e pertanto possono anche giocare d'azzardo in modo singolare, e quando si trovano a dover affrontare un problema, non esitano a prendere una decisione, almeno verbalmente. Ma gli antichi appartenenti a questo segno, secondo l’antica astrologia ebraica, preferivano fossero gli altri a decidere. E secondo il moto della precessione, cominciarono poi lentamente a rendersi conto che avrebbero dovuto assumere posizioni di comando. Così oggi fanno, ma senza perdere l'avversione nei confronti delle decisioni da prendere. E molto spesso, anziché ammettere apertamente questa idiosincrasia al decidere, preferiscono analizzare instancabilmente ogni problema, soppesando le premesse di ogni pensiero, fino alla morte, girando intorno alla questione fino a che il tempo non si incarichi di fornire la soluzione. A quel punto, l’uomo della Bilancia afferma: "L'avevo detto, ricordate?". E tutti ricordano davvero. Egli si costruisce così una reputazione di persona assennata. Tutti i non appartenenti al segno in esame dimenticano però che il tipo Bilancia, nel corso della sua continua e minuziosa analisi del problema, ha anche menzionato ogni concepibile soluzione!
Qui sta anche il senso di equilibrio psicologico della Bilancia. Ma il senso di equilibrio riguarda anche la fisiologia della Bilancia, la quale “governa i meccanismi omeostatici che mantengono l’equilibrio nei sistemi fisiologici” (13), ed ha a che fare con esso la percezione delle quattro direzioni spaziali, ALTO, BASSO, SINISTRA, e DESTRA, connessa con l’asse cosmico Bilancia-Ariete, e con l’apparato vestibolare.
LA TRIBÙ DI DAN, LO SCORPIONE, E L'ODORATO
Lo studio delle origini degli ebrei indica come questo popolo sia attualmente solo una frazione dell'antico popolo semitico, anticamente diviso in dodici tribù, ridotte poi a due regni, quello d'Israele e quello di Giuda, e poi solamente a quest’ultimo, che verso il principio della nostra era cade sotto il giogo dei Romani, dopo di che anche questi ultimi giudei si disperdono in tutto il mondo.
Alcune ricerche fatte per determinare il luogo in cui si sarebbero fissate le tribù scomparse, portano infatti all'ipotesi che migrando attraverso la Siria in direzione nord-ovest, tali tribù si siano stabilite soprattutto in paesi dell'Europa occidentale (14), così che noi stessi, e molti altri popoli dell'Europa occidentale, saremmo discendenti di quelle tribù scomparse.
Nel nome "Danimarca" sarebbe per esempio rilevabile il nome della tribù di Dan (Dan-Marca), che per l’astrologia ebraica domina il segno dello Scorpione. E l’asse cosmico Scorpione-Toro è fra i segni dello zodiaco quello maggiormente incline all’occultismo. È interessante notare a questo proposito che in Danimarca era tradizione occulta murare un gatto (simbolo dell’occulto) nella casa in costruzione perché "guardasse" sempre la dimora dell’asse Scorpione-Toro (15).
Questa è comunque solo un'ipotesi ed un'indicazione di studio riguardante la tribù di Dan, ma è presumibile che non solo i danesi, bensì anche gli olandesi, i tedeschi, i fiamminghi, i norvegesi, gli svedesi, gli inglesi, ecc. siano in generale tutti discendenti delle tribù scomparse d'Israele. Una cosa è certa: questi popoli hanno un “fiuto” speciale, un giudizio critico soprattutto per le questioni di denaro, dato che per esempio, pur non avendo adottato l'euro, le banche d'Inghilterra, Svezia e Danimarca, come azioniste della BCE, percepiscono rispettivamente il 15,98%, al 2,66%, ed all'1,72% del reddito da signoraggio, oltre a quello del 100% sulla loro moneta nazionale, così che noi, cioè gli italiani, senza saperlo, paghiamo le tasse anche per questi tre paesi!
Certamente la brughiera danese è famosa per i suoi profumi e per il suo senso dell’odorato, grazie alla fatica degli avi contadini, appartenenti al popolo semita (16), ma il senso dell’odorato riguarda anche la capacità di giudizio critico dello Scorpione, il cui pungiglione sa “fiutare” l’essenziale delle cose del mondo, non solo per colpire il mondo esterno, cosa alquanto rara, ma per avere cura di sé o tutt’al più per colpire con precisione chirurgica il mondo esterno attraverso ironia ed umorismo nero. E forse non è una caso che l’Università di Aalborg, in Danimarca, è nota per la facoltà di Psicologia dello Sviluppo, il cui modello d'insegnamento poggia sullo sviluppo del giudizio critico (17).
La parola ebraica “Dan” è un derivato del verbo “din”, che significa "giudicare", e Dan fu chiamato così dalla madre, la quale pensava che Dio, nel concederle un altro figlio, l'avesse “giudicata” con favore. La benedizione a Dan da parte di Giacobbe ha questo tono: “Dan, tu sarai giudice del tuo popolo fra le altre tribù di Israele” (Genesi 49,16-17). La benedizione alla tribù di Dan da parte di Mosè è invece: “Per la tribù di Dan disse: Dan è come un giovane leone che balza fuori dai boschi di Basan” (Deuteronomio 33,22).
Il “fiuto” dello Scorpione può essere dunque sia quello di un buon giudice, sia quello di un buon aggressore. Come è possibile che lo stesso segno astrologico possa generare due tipologie così diverse in una persona? La risposta sta nel fatto che l’antica astrologia ebraica caratterizzava l’uomo dello Scorpione come persona spinta ad agire energicamente nelle questioni emotive (18) ma d’altronde capace anche d’incanalare i suoi impulsi verso l'ambito giuridico, qualora imparasse a tenere sotto controllo le proprie emozioni. Se però le emozioni non erano ben dominate, vi erano forti probabilità che i nati nello Scorpione divenissero vendicativi, astuti e inclini a raggiungere i propri scopi con mezzi violenti!
(14) J. Van Rijckenborgh, "Démasqué", Rosenkruis-Pers, Haarlem, 1983.
(15) Cfr. https://astrologiamorpurghiana.it/ (sembra che il riferimento alla Danimarca sia stato rimosso dal sito della Morpurgo).
(16) Pierluigi Masini, “Nella brughiera danese, là dove il profumo d'erica vive grazie alla fatica degli avi contadini”, “Il Giorno” p. 53; “La Nazione” p. 53; “Il Resto del Carlino” p. 53, 9 maggio 2004.
(17) AAVV, "Competenza emotiva tra psicologia ed educazione", Ed. FrancoAngeli.
(18) “Kabbalistic astrology”, op. cit.
IL SENSO DELLA VISTA IN GAD E NEL SAGITTARIO
Il Sagittario, la cui frase-chiave è espressa, secondo la tradizione astrologica, dalle parole “IO VEDO”, è rappresentato dal centauro che tiene in mano l’arco, e la vista dell’arciere è notoriamente acuta. L’arco dei colori dell’iride, la parte colorata dell'occhio, e la dea Iride del mondo greco-latino, messaggera degli dei, coinvolgono in sé tutti i possibili colori dell’arcobaleno. Iride era infatti la messaggera degli dei, figlia di Taumante e di Elettra, e si rendeva visibile agli uomini attraverso l'arcobaleno (19)
Il Sagittario è governato da Gad. La storia del popolo di Gad e dei suoi legami con il Sagittario attraverso Giove, il tiro con l'arco, e il dio babilonese della buona sorte che porta lo stesso nome, è ampiamente documentata dal rabbino Joel C. Dobin nel suo trattato “Kabbalistic astrology” (20), in base alla traduzione del gioco di parole “gad gedùd jegudennù jagùd…” presente nella benedizione di Giacobbe (Genesi 49,19), generalmente mal tradotto, e in cui il termine “gedùd” dovrebbe significare “arcieri a cavallo”. La traduzione esatta di Genesi 49, 19 riportata dal rabbino è la seguente: “GAD SARÀ ASSALITO DA BANDE DI ARCIERI A CAVALLO, MA A SUA VOLTA LI ASSALIRÀ”. Da qui il rapporto simbolico col Sagittario, segno astrologico rappresentato anticamente da un arciere a cavallo o, in descrizioni più tarde, da un centauro arciere. Oltretutto, il significato etimologico ebraico di “Gad” è "buona sorte" (Genesi 30, 11), così come il significato di Giove, pianeta del Sagittario, è quello della crescita e della buona sorte. Questi concetti offrono dunque un denso “significato astrologico” (21), anche perché nell’ordine cabalistico dell’autorità dei figli di Giacobbe, uno per ogni costellazione, la costellazione del Sagittario è governata da Gad […]” e “Gad era il nome del dio babilonese della buona sorte. Tutti questi significati trovano oggi espressione sia nell’astrologia che nel moderno linguaggio ebraico” (22).
Anche la benedizione di Mosè è interessante in quanto mostra alcuni dei significati che possono applicarsi ad una rappresentazione dei fortunati nati in questo segno: “Benedetto sia il Signore che ha dato a Gad un ampio territorio! Gad, in agguato come una leonessa, sbranerà la preda dalle zampe fino alla testa. Gad HA SCELTO PER SÉ IL MEGLIO, e là c'è la parte del condottiero, dove si riuniscono i capi del popolo; ha eseguito la volontà del Signore e le sue sentenze riguardo agli Israeliti (Deuteronomio 33, 20-21)”: l’uomo-Sagittario è infatti generalmente una persona fortunata, e persino le sue sfortune sembrano mitigarsi e condurre a cose migliori; è sincero come il volo di una freccia, e quindi rapido nel vedere e scegliere le opportunità che il mondo esterno gli pone di fronte
"scegliendo per sé il meglio..."; la maggior parte dei suoi problemi si verifica quando è troppo espansivo e si affida troppo alla sua naturale buona sorte. L’uomo-Sagittario ha la capacità di considerare immediatamente tutte le angolature di un problema e di intuirne la soluzione adeguata. Per es.: in una riunione di consiglio nella quale i nati in Bilancia girerebbero all'infinito attorno al problema, i nati in Sagittario vedono subito la soluzione giusta, la enunciano e poi se ne vanno.
ASER, CAPRICORNO E IL SENSO DEL GUSTO
Aser governa il Capricorno, e il suo nome significa "abbondanza". In realtà, la parola significa "fortunato" in senso materiale, nel senso cioè che il lavoro gli fornisce un adeguato SOSTENTAMENTO, e anche di più. Nell’antica astrologia ebraica i nati in Capricorno muovono cielo e terra per il benessere e la sicurezza materiale.
La benedizione di Giacobbe per Aser è infatti concisa e diretta: “Aser avrà i cibi più raffinati, e produrrà delizie da re” (Genesi 49, 20).
Gustare il cibo è connesso con la bocca, e la lettera zodiacale del Capricorno, così come risulta giustificata nel mio testo “Numerologia biblica”, è la lettera PE, che significa “bocca”. La bocca è infatti l’ambito in cui attraverso la lingua, il palato, i denti, si sperimenta la consistenza, il sapore e il gradimento delle sostanze che vogliamo gustare.
La benedizione di Mosè aggiunge il senso di sicurezza a tale abbondanza da gustare: “Aser sia benedetto più degli altri figli di Giacobbe, prediletto tra i suoi fratelli. Il suo olio sarà tanto abbondante che egli vi bagnerà i piedi. E sicuro dietro a porte sbarrate da ferro e da bronzo, la sua forza duri tutta la sua vita” (Deuteronomio 33, 24-25).
“Tutte le indicazioni” - afferma il rabbino Joel C. Dobin - “sono concordi nel senso che i nati in Capricorno non debbono mai preoccuparsi di quale parte del loro pane sia imburrata ("oliata"): sembra che abbiano sempre abbondanza di cibo, e vestiti da indossare, e un luogo per dormire. Lavorano molto duramente per riuscire nella vita: "...E sicuro dietro a porte sbarrate da ferro e da bronzo..."; essa li trasporta a lungo sull'onda del successo, e la loro forza sembra crescere con l'avanzare dell'età. In realtà, nella benedizione di Mosè vediamo rivelata la massima astrologica secondo la quale i nati in Capricorno sono vecchi in gioventù, e giovani nella vecchiaia” (23).
IL SENSO DEL CALORE IN NEFTALI E NEL SEGNO DELL’ACQUARIO
La lettera zodiacale dell’Acquario, così come risulta dai miei studi biblico-numerologici (24), è QOF, che come parola significa “cruna”. La cruna rappresenta quel passaggio piccolissimo per il Regno dei Cieli consistente nella principale caratteristica acquariana di armonia fra pensare, sentire e volere, non in senso astratto, ma generata da una conoscenza piena di amore spirituale e di intenso e combattivo calore interiore, riguardante tutti e quattro i livelli della logica: intellettuale, immaginativo, ispirativo e intuitivo.
Fra le 12 tribù di Israele, Neftali è quella che governa l'Acquario. Il nome “neftali” deriva dalla parola ebraica che significa "combattere". Il rapporto fra il combattere e la cruna consiste nel criterio conoscitivo di ciò che è universalmente equo. Il problema dell’iniquità che genera progressiva ricchezza di una parte a svantaggio di un’altra parte costretta alla progressiva povertà è risolvibile solo attraverso l’epicheia comunicata da Gesù di Nazaret anche attraverso la nota espressione riguardante i ricchi ed il regno di Dio: “E più facile che un cammello passi per una cruna d’ago che un ricco entri nel regno dei cieli”.
Per quel piccolo passaggio infatti può passare “solo” il calore della conoscenza dell’epicheia, cioè dell’equità che l’Era dell’Acquario porta con sé in modo progressivo e costante.
Le benedizioni di Giacobbe e di Mosè sono a questo riguardo assai rivelatrici: “Neftali è come una cerva libera e veloce, madre di graziosi cerbiatti” (Genesi 49, 21); “Neffali è pieno della benevolenza del Signore, e ricolmo della sua benedizione. Il suo territorio si estende dal mare fino al meridione” (Deuteronomio 33, 23). Per il rabbino Dobin “è assolutamente ovvio che una triplicità cardinale di Aria partorisca graziosi cerbiatti... la comunicazione è il suo forte: veloce come una libera cerva, Neftali percorre i mari e il meridione, entrambi deserti. È ricolmo delle benedizioni del Signore, e ciò lo soddisfa, benché il territorio assegnatogli sia di acqua e di sabbia. Forse dobbiamo attendere che l'Era dell'Acquario dia inizio a un periodo nel quale l'uomo si accontenterà del molto che ha, e saprà moderare la propria competitività nella battaglia contro la generosa Terra” (25).
In quanto “cruna”, l'accesso da una parte all'altra dei piani per una giustizia universale è molto piccolo, ed all’uomo veterotestamentario sembra perfino improbabile che da una apertura così piccola nasca un mondo nuovo di giustizia per tutti.
Chi appartiene ancora al vecchio testamento e non ha la speranza della nascita di questo nuovo mondo, ha ancora bisogno della risata di Isacco: "Abramo, quando aveva ormai compiuto 100 anni, dice che è impensabile che gli possa ancora nascere un figlio. Questo sarebbe contro ogni legge di natura o della creazione. L'annuncio della nascita di Isacco lo fa ridere. Di qui il nome Jizchak, cioè Isacco, che vuol dire "risata". Eppure questo Isacco viene partorito. Con il 100 comincia una nuova vita" (26). E 100 è proprio il valore numerico della lettera QOF dell’Acquario!
Nell’era dell’Acquario, che è anche l’epoca dell’arcangelo Michele, il combattimento di base si svolge infatti sostanzialmente all’interno di ogni essere umano, e dè quello fra sanità mentale ed alienazione. Tale combattimento termina con la progressiva vittoria del sano pensare universale umano. Infatti la lettera QOF, zodiacale dell’Acquario, e diciannovesima dell’alfabeto ebraico, corrisponde al sole del diciannovesimo tarocco, ed esprime successo attraverso la propria calda energia luminosa.
Per la correlazione del calore acquariano, non solo in senso simbolico in quanto calore della conoscenza, ma anche in senso fisico, occorre altresì considerare che il glifo dell’Acquario non rappresenta un’onda acquea (è risaputo che l’Acquario non è un segno d’acqua, ma d’aria) ma lo zigzag del lampo: il simbolismo dell’illuminazione e del calore che tale glifo genera è allora evidente, anche perché i pianeti simbolo del segno, Urano e Nettuno, rimandano a due tipi di calore-energia: energia materiale e energia spirituale, che donano sia un calore fisico attraverso l’energia elettrica, sia un calore spirituale attraverso l’illuminazione interiore.
Come nella persona interiormente sana l’impressione di un’intera gradazione di CALORE, appare immediatamente, per es., dai COLORI di un dipinto, allo stesso modo è possibile percepire se i nostri simili irradino o no calore umano. Il “SENSO DEL CALORE” è pertanto anche un senso del futuro, che tenderà a svilupparsi sempre di più, e che consiste nella percepibilità della TRI-ARTICOLAZIONE peculiarmente umana di pensare, sentire, ed agire. Anche in tal senso è rapportabile al segno astrologico dell’Acquario, il quale “è rappresentato da una figura umana che tiene in mano l’URNA da cui versa l’elemento fluido primordiale. Il termine giusto è infatti “URNA”, in quanto formato dalla radice UR che, in gotico vuol dire Origine, Genesi, Inizio, e che in latino forma il termine URO, “bruciare”! In Fenicia, era questo il nome del Cielo Padre degli dèi. L’“urna” dell’Acquario è dunque il simbolo di ciò che contiene il calore del fuoco primordiale, l’energia creatrice luminosa (27).
(24) Nereo Villa, "Numerologia biblica. Considerazioni sulla Matematica Sacra", SeaR Edizioni, Reggio Emilia, 1995, cap. 4°.
(25) “Astrologia cabalistica…” op. cit., p. 44.
(26) F. Weinreb, "Der symbolismus der biblische sprache", Ed. Thauros Weiler, in Nereo Villa, , "Numerologia biblica...”, op. cit.
(27) “Lo zodiaco applicato alla psicologia”, op. cit.
GIUSEPPE, IL SENSO DELL’UDITO ED IL SEGNO DEI PESCI
Secondo l’astrologia ebraica la signoria spirituale sul segno dei Pesci è assegnata a Giuseppe. Giuseppe non è il nome di una tribù. Eppure i Pesci sono governati da Giuseppe, il cui influsso si intravede unicamente attraverso ciò che si manifesta nelle opere dei suoi due figli adottivi, che il nonno Giacobbe allevò come suoi, assegnando loro una porzione più grande della terra che aveva conquistato. Si tratta di Efraim e Manasse, le cui benedizioni vennero invertite dal nonno Giacobbe, per cui risulta ulteriormente confusa la natura di Efraim e Manasse. Giacobbe, vecchio e ormai cieco, impartì al maggiore dei due la benedizione destinata al più giovane, e viceversa. Perciò, anche se le qualità di tutti gli altri fratelli si esprimono chiaramente attraverso l'amministrazione dei possedimenti e degli affari tribali, le qualità di Giuseppe sono nascoste, occulte, e si rivelano solo riflettendosi negli attributi dei suoi DUE figli, apertamente manifesti.
In questo occultismo del DUE si nasconde anche il “mistero” della fisiologia dell’udire umano, connesso alle due orecchie, ed al concetto di obbedienza. “Obbedienza” proviene infatti da ciò che udiamo “ob” “audienza”.
La non comprensione di questo occultismo ha portato l'astrologia occidentale a considerare i Pesci come il deposito rifiuti dello Zodiaco. Sembra che gli astrologi si siano stancati di distribuire qualità, così che, arrivando ai Pesci, abbiano gettato lì tutto ciò che avanzava, ed i nati nel segno vengono quindi descritti come persone mediocri e confuse. Questa è però una visione errata. Infatti la Bibbia dice di Giuseppe che non era uomo da poco, e le benedizioni che egli ebbe dal padre Giacobbe (Genesi 49, 22-26) e da Mosè (Deuteronomio 33,13-17) sono le più lunghe, per l’abbondanza di doni di cui egli fu colmato. Giuseppe infatti fu in grado di superare tutti i problemi causati dalla combinazione delle sue qualità occulte e della sua eccessiva loquela, ed era diventato secondo per importanza solo al faraone, posizione raggiunta grazie alle sue doti occulte e al fatto che aveva imparato ad essere umile.
Anticamente il nato nel segno dei Pesci era ritenuto capace di stabilità emotiva, mentre oggi questa caratteristica è scomparsa dai testi di astrologia, così che la maggior parte delle interpretazioni risulta fuorviata. Inoltre, le capacità occulte riconosciute ai nati in Pesci erano allora rispettate, tenute in gran conto e ricercate, mentre nell'Era dei Pesci quelle stesse capacità furono denigrate, messe in ridicolo, e costrette a restare nascoste. Tuttavia, nell'Era dell'Acquario, la cui frase chiave è “IO SO”, i talenti degli appartenenti a questo segno nelle questioni occulte e parapsicologiche, verranno sempre più allo scoperto, sollecitate e richieste.
Credo che l’astrologia del futuro dovrà necessariamente parlare del DOGMA attraverso la fisiologia, cioè attraverso il rapporto fisiologico che esiste fra alcuni organi del corpo umano. Si tratta del piede, dell’orecchio e del feto. Piedi, orecchi, feto, ed il concetto stesso di dogma, interessano a vari livelli l’astrologia, dato che l'etimologia stessa di dogma proviene proprio da "daghìm", che nella lingua biblica è il plurale di "dag", "pesce"! Coi dogmi si rischia infatti di guizzar via, come pesci dalla ragione, accontentandoci di credere, senza ragionare sui contenuti di una fede. La parola "daghìm" e la parola “dogma” hanno la stessa radice in quanto i nostri piedi sono il vero fondamento del nostro “ubbidire”. Ecco perché “obbedienza” proviene da ciò che udiamo “ob” “audienza”, onde l’antico detto “chi ha orecchi per intendere intenda”.

Comprendere l’astrologia del futuro comporterà infatti il passaggio dalla tradizione lunare, eterodiretta, alla tradizione solare, autodiretta.
La distinzione nell’essere umano di ciò che si occulta nei veterotestamentari Efraim e in Manasse, e nei neotestamentari “orecchi per intendere”, porterà alla comprensione fisiologica dell’autodefinizione di Giovanni Battista come "voce" (Giovanni 1,23) e del passaggio dai Pesci all’Ariete, che per l’astrologia ebraica è l’AGNELLO, come senso che precede la “voce” (Giovanni 1, 29-30)
La voce umana è infatti costituita dal vibrare di onde essenzialmente meccaniche, e durante il processo uditivo ogni sonorità si "immerge" nello spiraliforme dotto cocleare degli uditori, quasi come fa un corpo in un liquido, proprio a somiglianza della funzione battesimale giovannea che anticamente si effettuava per "immersione".

Spiegazione dell’illustrazione: la coclea (significato latino: chiocciola) è una cavità ossea inserita all'altezza dell'orecchio, strutturata a forma di chiocciola ed avvolta a spirale per circa 35 mm, riempita di liquido acquoso. Per questa ragione, viene chiamata anche dotto cocleare. Quest'ultimo è diviso in due parti dalla membrana basilare, sistema di fibre elastiche fittamente affiancate che si estende lungo tutta la cavità: dalla base, dove il liquido cocleare è interfacciato col mondo esterno attraverso un pistoncino a forma di staffa, all'apice dove l'avvolgimento della chiocciola ha termine lasciando aperto un foro che mette in comunicazione le due parti del dotto cocleare. le "onde viaggianti" (scoperte da von Békésy) costituiscono un processo idro-meccanico, formato da una combinazione di proprietà meccaniche e idrodinamiche, in cui la membrana basilare della coclea risponde agli stimoli sonori oscillando nel modo sopra illustrato.
Alla luce di queste considerazioni, la mia comprensione fisiologica del primo capitolo dell'apostolo Giovanni, è la seguente: "In principio era il contenuto vivente delle parole [...] Esso è diventato carne [...]. La vibrazione sonora gli ha reso testimonianza, esclamando: "Era di lui che io dicevo: "Colui che viene dopo di me (vibrazione sonora) mi ha preceduto, perché era prima di me [...]. Questa è la testimonianza della vibrazione sonora, quando i padiglioni auricolari le domandano: "Tu chi sei?". La vibrazione sonora confessa: "Io non sono il contenuto vivente delle parole. Essi gli domandano allora: "Chi sei dunque? Sei la reincarnazione di tale contenuto proveniente dal passato?". La vibrazione sonora risponde: "Non lo sono". "Sei tu il contenuto vivente delle parole diretto al futuro?" Essa risponde: “No”. I padiglioni auricolari dunque gli dissero: "Chi sei allora... che dici di te stessa?". La vibrazione sonora risponde: "Io sono VOCE [...]". "Perché dunque battezzi, cioè perché operi l'immersione nella spirale dei nostri canali auricolari (dotti cocleari) se non sei il contenuto vivente delle parole, né la reincarnazione di tale contenuto proveniente dal passato, né il contenuto vivente delle parole diretto al futuro?". La vibrazione sonora rispose loro, dicendo: "Io battezzo in acqua, cioè opero l'immersione nei vostri canali auricolari tramite un'onda materiale, meccanica; tra di voi è presente uno che non conoscete [...]. Il giorno seguente, la vibrazione sonora di fronte al contenuto vivente delle parole che veniva verso di lei disse: "Ecco il Logos solare che toglie l'errore mondiale. Questi è colui del quale dicevo: "Dopo di me viene un uomo che mi ha preceduto, perché egli era prima di me". [...] Ho visto lo Spirito scendere dal cielo come una colomba e fermarsi su di lui...".
Secondo le chiavi fisiologiche di lettura qui proposte si apre il varco per la comprensione dei veri talenti degli appartenenti al segno dei Pesci, che dovranno sempre più venire allo scoperto, così come dovrà venire allo scoperto le oscurità riguardanti la truffa del gioco del calcio, dato che esso è legato ai piedi ed al segno dei Pesci, e la truffa dell’emissione monetaria tramite riserve auree fasulle, dato che l’asse cosmico Pesci-Vergine è legato fisiologicamente all’intestino, organo della Vergine, e vero e proprio luogo di riserva energetica, generata dallo scambio biochimico della fermentazione dei cibi introdotti attraverso gli alimenti.
ARIETE, BENIAMINO, ED IL SENSO DEL LINGUAGGIO O DELLA PAROLA
Come il “SENSO DELL'UDITO” percepisce attraverso Giuseppe, ed il segno dei Pesci l'elemento acustico del linguaggio, allo stesso modo il “SENSO DEL LINGUAGGIO” incomincia a percepire il contenuto essenziale dell’onda sonora che arriva tramite l’udito. Solo il “SENSO DEL LINGUAGGIO” riconosce il linguaggio, rendendolo tale. L'uomo ha in sé un "vocabolario", che si è formato da tutto ciò che il “SENSO DEL LINGUAGGIO” ha percepito nel corso degli anni e dei decenni. Questo organismo della parola o del linguaggio è ripartito in modo variegato, ricco e molteplice. Nel poppante non è ancora presente. Nel bambino è ancora scarso. Il bambino infatti impara a parlare prima di poter cominciare a giudicare. Soltanto attraverso il linguaggio egli impara poi a giudicare. Il "SENSO DEL LINGUAGGIO" è in fondo... un educatore, come lo sono pure i sensi dell'udito e della vista, nella prima età infantile.
Una lingua, un linguaggio, nella sua interezza, appartiene ad un popolo. Il giudicare spetta al singolo. Il "SENSO DEL LINGUAGGIO è diverso dal “SENSO DELL'UDITO”, in quanto non vi è motivo di ritenere che per i suoni si abbia la medesima percezione che si ha per le parole: si tratta di due cose completamente distinte, come il gusto lo è dalla vista.
Certamente si potrà obiettare che il suono di una nota musicale e quello di una parola, sempre suono è. Però non si potrà negare che il suono di una serie di note musicali evochi qualcosa di essenzialmente diverso da ciò che può evocare una serie di parole. L’arte di adeguare parole alla melodia musicale e l’arte di creare parole ‘musicali’ senza melodia sono infatti due arti completamente distinte.
Il segno dell’Ariete esprime la parola in senso cosmico. Ecco perché nell’astrologia ebraica il segno dell’Ariete è il segno dell’Agnello.
Il Logos, cioè la Parola di cui parla Giovanni all’inizio del suo vangelo, non è altro che la testimonianza dell’inizio cosmico dell’Agnello, espresso anche dal cielo delle costellazioni. E questo è anche il motivo per cui anticamente si diceva che il mondo era fondato sulla schiena del Pesce: perché dopo i Pesci viene l’Agnello.
Nell’astrologia ebraica l’Ariete è governato dal figlio più giovane, Beniamino.
L’etimologia ebraica di “beniamino” comporta il concetto di “figlio” “BEN” e di “predilezione”, “JAMIN”, letteralmente “mano destra”, che allora era considerata simbolo di predilezione e fortuna. “BENJAMIN”, il dodicesimo figlio di Giacobbe fu chiamato "figlio prediletto", anche se la madre Rachele, mentre stava per morire nel darlo alla luce, lo aveva chiamato Ben-oni, "figlio del mio dolore". E Beniamino divenne davvero il preferito dato che, dopotutto, fu l'unico figlio rimasto dall'unione di Giacobbe con Rachele. Sembra anche che Beniamino fosse trattato molto meglio dai suoi fratelli, che conoscevano il suo valore agli occhi del padre Giacobbe. Dalle parole e dalle azioni di Beniamino si evince che era impulsivo e assolutamente leale. La benedizione impartitagli da Giacobbe accenna a questa veemenza e impulsività: “Beniamino è come un lupo rapace che al mattino caccia la preda e ne divide a sera le spoglie” (Genesi 49, 27). La benedizione di Mosè è la seguente “La tribù prediletta dal Signore possa vivere in sicurezza: il Dio Altissimo la protegge ogni giorno, e abita in mezzo ad essa” (Deuteronomio 33,12).Da quanto precede risulta allora facile capire “da dove i nati in Ariete traggano l'assoluta fiducia in se stessi, la convinzione che nulla può andare storto, la grande lealtà e l'impulsività che li domina” (28).
Inoltre si consideri che il concetto di “figlio” è espresso proprio dalla quinta lettera ebraica HE, zodiacale appunto dell’Ariete, ed espressione nel teorema di Pitagora del numero cinque inteso come “figlio”.

L'uomo antico sentiva infatti il 4 come espressione dell'elemento femminile ed il 3 come espressione dell'elemento maschile, dai quali sentiva provenire il 5, espressione dell'elemento "prole". Perché ciò potesse accadere il 3 ed il 4 dovevano ritrovare nel 5 il loro compimento, così come un uomo e una donna lo ritrovavano nella loro prole. In questo modo i pitagorici esprimevano quanto oggi viene studiato come Teorema di Pitagora: il 16 e il 9 erano e sono rispettivamente il compimento "individuale" in cui il 4 ed il 3 ritrovavano e ritrovano se stessi, mentre il loro massimo compimento possibile o "d'unione" sta nel compimento del 5 nel 5 x 5, dato appunto da 16 + 9. Per tutti i rimanenti numeri consecutivi, l'equivalenza fra quadrati minori e quadrato maggiore non vale (29).
In altre parole non esiste alcuna possibilità di esprimere il suddetto teorema per numeri diversi da questi, aventi la medesima peculiarità, cioè che uno sia immediata successione del precedente, come avviene per il 3, il 4 e il 5.
Oltre a ciò si consideri altresì che il concetto di “mano” è espresso in ebraico dalla decima lettera “IOD”, zodiacale della Vergine che partorisce il “Figlio”.
Scrivendo il Nome di Dio dall’alto in basso anziché da destra a sinistra com’è proprio della lingua ebraica, si può osservare altresì che la figura che si forma non è altro che una figura umana, in cui la lettera IOD rappresenta il capo che nello zodiaco è appunto la parte anatomica del corpo umano governata dall’Ariete.

(1) Joel C. Dobin, “Astrologia cabalistica”, Ed. Mediterranee, Roma, 2001, p. 46.
(2) Il teorema famoso dell'equivalenza fra la superficie del quadrato costruito sull'ipotenusa e la somma di quelle costruite sui cateti del triangolo rettangolo, era noto anche prima di Pitagora, limitatamente però ai lati 3, 4 e 5. In India era indicato come la 'seggiola della piccola sposa' e sia i preti Indù che gli "arpedonapti" egiziani, ossia i tenditori di cordicelle o canneggiatori, se ne servivano per innalzare la perpendicolare ad una retta nelle operazioni topografiche. In Persia costituiva la "figura della donna maritata"; in Grecia era il "teorema della maritata" ed il triangolo "3, 4 e 5" era considerato simbolo del Matrimonio: Platone lo inserì nella composizione del suo celebre "numero nuziale". Per Plutarco esso era "il più bello dei triangoli" e riporta il detto che esso fosse il simbolo delle divinità egizie Osiris, Isis ed Horus e di tutta la natura in espansione. Tali proporzioni si trovano nella piramide di Chephren (esterno), in quella di Cheope (interno, camera dei Re), in molte pietre usate come lapidi o come coperchi, in canali di aerazione, ecc; così pure le grandi pietre di Baalbek in Siria sono larghe 3 e lunghe 4. In un papiro magico sono disegnati due cuori uniti con righe, con la scritta: 3 è l'uomo, 4 è la donna. Anche i Cinesi conoscevano questo teorema, poiché nel Tceu-pei sono menzionate le proprietà di detto triangolo. Il teorema venne poi denominato "teorema di Pitagora" perché fu questo filosofo ad applicarlo a tutti i triangoli rettangoli. (Cfr. I. Ghersi, "Matematica dilettevole e curiosa", Ed. Hoepli, in Nereo Villa, "Il sacro simbolo dell'arcobaleno. Numerologia biblica sulla reincarnazione", SeaR Edizioni, Reggio Emilia, 1998, cap. 9).
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