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L'autobiografia di Steiner e l’insegnamento di Gurdjieff conducono alla conoscenza oggettiva della realtà.
Pseudo epistemologie dissero: "Percepiamo il mondo soggettivamente". Non è così. Gli intellettuali dissero: "Il mondo non ha alcuna oggettività o realtà oggettiva". Non è così.
Per Gurjieff solo il nostro stato di coscienza ORDINARIO non è adatto ad una coscienza oggettiva.
Per Steiner percezione sensibile e vita del pensare non furono mai confuse: non c'è alcun apprendimento soggettivamente inconscio del mondo. La percezione oggettiva del mondo è potere umano.
Confondiamo continuamente e istintivamente gli OGGETTI di percezioni sensibili coi dati che l’attività interiore trae dall'io attraverso rappresentazioni di quegli OGGETTI.
Steiner precisò che l'attitudine all’oggettività è radicata nell’osservazione di noi stessi, chiamando ANIMA COSCIENTE (attività interiore consapevole) ciò che Gurdjieff chiamò COSCIENZA DI SÉ.
La COSCIENZA DI SÉ, associata a un'attenzione oggettiva che, spogliata da ogni processo "meccanico-cerebrale" di pensiero o di ogni proiezione mentale soggettiva, conduce al, e sviluppa il, mondo spirituale attraverso impressioni identiche a quelle della legge musicale dell'ottava. Il percepire senza giudicare il mondo sensibile diventa allora il vettore della coscienza.
Come per Gurdjieff, anche per Steiner il non pensare all’essere essenziale del mondo sensibile è contemplazione della realtà ed osservazione del mondo che conduce veramente nel mondo spirituale e che permette di uscire interamente da sé stessi e di ritornare al mondo spirituale con una più alta facoltà di osservazione (tipo ottava musicale in Gurdjieff).
Per Steiner e per Gurdjieff, la conoscenza oggettiva non è un processo di pensiero ma un atto contemplativo. Con questo atto di attenzione puro, non crediamo più ai miraggi del mentale, o allo studio intellettuale ma noi allora camminiamo in una investigazione vivente e cosciente del mistero della nostra esistenza.
Abbiamo davanti a noi il mondo e i suoi misteri. Per conoscerli, la soluzione dell’enigma si presenta sotto forma di una formula teorica solo ammettendo che tali enigmi non si risolvono per mezzo dei pensieri: i pensieri conducono l’attività interiore sul cammino della verità ma non confermano la verità stessa (questo è l'inghippo di coloro che affermano la mezza verità che la verità non ce l'ha nessuno). Nel mondo reale nasce un mistero e il suo apparire vi è sensibile; la sua soluzione è ugualmente già data nella realtà: accade qualcosa che è fenomeno, o essere, e che rappresenta la soluzione cercata (Goethe diceva che si tratta solo di aprire gli occhi).
Quel cammino conduce ad una trasformazione del nostro modo di conoscere che non oscilla più tra certezza e incertezza, perché è dell’ordine dell’essere e della volontà di essere.
Steiner sentiva che, nel corso del lavoro di conoscenza, l’elemento intellettuale del passato cedette in qualche modo il passo al volere in atto e che affinché questo volere si attuasse sarebbe stato necessario che la volontà potesse astenersi da ogni soggettività arbitraria: il volere aumentava nella misura in cui diminuiva il predominio delle idee, caricandosi così di conoscenza spirituale, che prima era stata prerogativa quasi esclusiva dell’intelligenza.
La conoscenza oggettiva è una forza creatrice che partecipa al divenire del mondo. Tale nuovo modo di conoscere partecipa direttamente alla creazione del mondo. Potenzialmente, ognuno ne è il creatore fino a che non ci siamo risvegliati a noi stessi; perché noi, esseri umani, SIAMO intimamente la soluzione dell’enigma cosmico.
Ecco perché Gurdjieff soleva dire "La vita è reale solo quando «io sono»".
Infatti la conoscenza della realtà è ciò che non si rapporta esclusivamente all’uomo, ma anche all’essere e al divenire del mondo.
Il cosmo, al di fuori dell’uomo, o senza l'uomo (come impone la "scienza di Stato"), è un enigma: l’enigma cosmico propriamente detto. E l’uomo ne è lui stesso la soluzione. Pertanto l’uomo è ad ogni istante capace di dire qualcosa di quel mistero universale, ma ciò che dice può contenere la soluzione solo se lui stesso, in quanto uomo, è giunto a conoscersi.
Secondo Steiner, l’accesso alla vera conoscenza deriva da attitudine devozionale, da coscienza di sé, da vacante attenzione libera da ogni proiezione mentale.
Secondo Gurdjieff è con il centro emozionale superiore, risvegliato con la conoscenza di sé, che l’uomo può accedere al centro intellettuale superiore, che dà accesso all’enigma cosmico o mistero universale.
La nostra conoscenza dell’universo giunge allora alla realtà, diventa oggettiva, liberata dai processi di concettualizzazione che ci inducono ad apprendere il mondo soggettivamente, sotto forma di modelli o di immagini illusorie.
L’uomo non è l’essere che crea per sé il contenuto della conoscenza, ma quello che prepara la propria attività interiore affinché, parzialmente, il mondo vi possa vivere - come in una scena - tanto il proprio essere quanto il proprio divenire. Se l'uomo non vi avesse conoscenza, il mondo resterebbe inesplorato.
Occorre pertanto farci protettori della conoscenza umana contro l'errata concezione con la quale l’uomo crea un’immagine più o meno precisa dell’universo. Con me - Nereo Villa o Pinco Pallino, pensatore o de-pensante - l’uomo porta il suo aiuto nella costruzione e nella creazione del mondo. L'uomo non è solo l’imitatore di qualche modello di cui il mondo potrebbe passare senza per questo essere meno perfetto.
La coscienza intellettuale ordinaria, il centro intellettuale inferiore, non è adatto a entrare nella realtà del mondo, o a lasciarsi toccare dalla realtà del mondo. Vedere l’apparizione delle nostre soggettive logodinamiche interiori è relativamente evidente e d'altronde ognuno riconosce oggi che apprendiamo il mondo soggettivamente. Ma vedere la possibilità di trascendere questo modo di conoscenza limitato è molto più difficile, tanto più che fa appello ad una reale creatività.
Steiner indicò spesso, nei suoi scritti e nelle sue conferenze, che l’accesso alla vera conoscenza deriva - ripeto - da un’attitudine devozionale. Questa preziosa indicazione si aggiunge a quella di Gurdjieff che precisa che l’accesso al centro intellettuale superiore passa per il centro emozionale superiore, cioè per la coscienza di sé. La coscienza di sé non è la coscienza di un qualcosa che ci mancherebbe ma è una attenzione vuota, libera da ogni proiezione mentale e che dà alla nostra sensibilità la possibilità di risvegliarsi da sé stessa.
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