IMBECILLI E NON

ovvero

Ricerca della Conoscenza Universale

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Qui da Marameo, e con il meraviglioso (per me) aiuto dell'intelligenza artificiale ci sforziamo di promuovere la condivisione di conoscenze incontrovertibili e universali. La nostra ricerca abbraccia argomenti come l'epistemologia, la fisica, la chimica, la genetica, la biologia, la neurobiologia, la psicologia, la filosofia dello spirito, l'antropologia, l'antroposofia, la medicina e la tri-articolazione sociale.

La Saggezza del Passato e il Nostro Tempo Attuale

È fondamentale comprendere l'antica saggezza orientale umana e come si collega alla nostra realtà attuale. Esplora gli esempi storici di Omar al Raschid Bey, Robert Hamerling, Karl Renner, Gerhart Hauptmann e Fritz Mauthner.

IMBECILLI E NON

 

La parola “imbecille” proviene «dal latino “in” e “becillum”, forma indebolita di “bacillum”, diminutivo di “baculum”, bastone, che è l’appoggio di chi sta male nelle gambe. Oggi, più che del fisico, dicesi del morale e quindi vale Scemo di cervello» (Vocabolario etimologico Pianigiani, Ed. Melita). L’“imbecille” mi sembra dunque il termine più adatto per caratterizzare l’essere umano animale cosiddetto dalla “scienza della materia”.

Per chi si avvicina alla Scienza dell’immateriale o dell’io, o dello spirito e per quanto vi voglia attingere, è necessario saper consolidare concetti e idee, collegandovi fatti concreti e precisi, sempre più numerosi. Parlando di enti immateriali di diverse gerarchie che progrediscono e di altre entità delle stesse gerarchie che rimangono indietro, si può dire che, a causa del fatto che queste ultime rimasero a stadi anteriori, non poterono più compiere nelle fasi ulteriori quello che avrebbero compiuto se fossero progredite, e questo implica che oggi continuino a sviluppare attività corrispondenti a fasi superate dell'evoluzione. Le entità ritardatarie furono dette dagli antichi scienziati luciferiche e arimaniche, dato che esercitano ancora oggi attività che le entità progredite svilupparono durante il periodo lunare.

Cos’è questo periodo? Innanzitutto è quello descritto dagli antichi. In quel periodo l’essere umano era ancora ermafrodita, cioè maschile e femminile insieme. Ecco perché la bibbia incomincia col numero 2, che è la lettera B o Bet:

ב

di “Bereshit”:

בראשית

che significa “In” (bet) “reshìt” (principio).

 

l primo versetto biblico (Genesi 1,1) ha complessivamente VENTOTTO lettere ebraiche.

 

CONTALE

(sono 28 come il ciclo della luna)

e avrai già il resoconto biblico di quel primo versetto:

בראשית ברא אלהים את השמים ואת הארץ

Bereshìt barà Eloìm et ha shamaìm veet haretz

“In principio Dio creò il cielo e la terra”

 

Questo tuo contare le lettere di queste prime sette parole è già una indicazione proveniente dal cielo (ovviamente dal cielo di ciò che è celato o occulto all’uomo animale della “scienza della materia”). La cosiddetta tempistica lunare (luna nuova, crescente, piena e calante) coincide, volenti o nolenti, cioè fino a prova contraria, con quella del ciclo mestruale.

Così come la luna impiega circa 28 giorni per fare un giro completo attorno alla terra, allo stesso modo il ciclo mestruale dura in media 28 giorni.

Come mai?

Il primo resoconto biblico della “creazione” era formato da 434 parole ebraiche. Non 433 o 435, perché anticamente quel resoconto doveva valere per PORTA di entrata nella Torà (Torà è l’antico nome dei primi cinque libri biblici). "Porta", in ebraico "dalet", si scrive infatti con le lettere "d", "l", "t", cioè con le lettere ebraiche DALET, LAMED e TAW, numericamente 4, 30, 400, totale 434 (ogni lettera ebraica è un numero).

Ho tentato di spiegarlo in una conferenza al Torrione di Castell’Arquato ma non ci sono riuscito, anche con tutte le buone intenzioni. Non ho pazienza con gli uomini animali. Quindi so anche per esperienza che è luciferico studiare oggi l'antica saggezza orientale (o medio-orientale) umana come se fosse ancora valida.

Oggi siamo quasi tutti immersi nel CHAOS. Il caos è COSMOS non ancora decifrato. Le bibbie odierne, tradotte, sono come i quotidiani: di un medesimo fatto, uno dice A, un altro dice B. Per cui, cose così ammirabili come i fatti ebraici sopra accennati non possono più essere visti nelle varie traduzioni dall'ebraico, perché nelle traduzioni il numero delle parole e delle lettere (il resoconto biblico) è differente da quello dell'originale. Chi legge la Bibbia tradotta, può allora solo dire: "io ci credo", oppure: "io non ci credo", però non può "sapere" come stanno le cose nella verità. Per cui non si può più oggi parlare di verità.

 UN ESEMPIO PRATICO DI CIÒ È CHE OGGI SI TROVANO TRADUZIONI OPPOSTE ADDIRITTURA NELLA STESSA CONFESSIONE RELIGIOSA:

Giudici 1:18 Giuda prese anche Gaza con il suo territorio, Ascalon con il suo territorio ed Ekron con il suo territorio (Bibbia cattolica, Ed. C.E.I.).

Giudici 1:18 Giuda NON riuscì a conquistare né Gaza col suo territorio, né Ascalon col suo territorio, né Accaron col suo territorio (Bibbia cattolica, Ed. San Paolo).

Gaza è sempre stata, per le sue alture, un territorio inespugnabile e quindi un motivo reiterato di scontro – oggi, 2024, addirittura di distruzione e sterminio - e ciò ha perfino creato DUE TRADUZIONI OPPOSTE DEL MEDESIMO VERSETTO. La versione che nega la presa di Gaza sembra essere di origine greca, dato che si introdusse il “non”, l’avverbio di negazione “non” (“οὐκ” in greco, pronuncia “uc”) forse perché nel successivo versetto 19 si trova scritto che Yhwh aiutò Giuda nella conquista della zona montuosa ma non della zona pianeggiante: "Il Signore fu con Giuda, che scacciò gli abitanti delle montagne, ma non poté espellere gli abitanti della pianura, perché muniti di carri di ferro" (Bibbia C.E.I.).

Ecco il versetto in ebraico:

וילכד יהודה את־עזה ואת־גבולה ואת־אשקלון ואת־גבולה ואת־עקרון ואת־גבולה

 

Di fatto il testo ebraico di Giudici 1,18 può essere tradotto in entrambi i modi: tutto dipende da come si traduce  ילכד , che di per sé significa “catturerà”, mentre con la congiunzione iniziale “e” (ו , “waw”, in ebraico) וילכד significa per l’intelligenza artificiale “e catturato”. Il verbo “catturare” si dice ללכוד (lelicòd) ma ילכדו (ilecdù) significa, per esempio “verrà catturato” mentre וילכדו (vilcdù) può significare tanto “presero”, quanto “prenderanno”. In ebraico infatti il tempo perfetto (passato remoto) indica un’azione compiuta ma questa può essere riferita a qualsiasi periodo di tempo: passato, presente o futuro. Anche per ciò è luciferico studiare oggi l'antica saggezza orientale (o medio-orientale) umana come se fosse ancora valida. Oggi non è più valida in quanto, fino a prova del contrario, è controvertibile in altre lingue, traduzioni e "tradizioni". Occorre allora discernere l’incontrovertibile dal controvertibile. Altro esempio. Non posso immaginare oggi che Krishna dica al “soldato” “Argjuna”: “Vai pure a sparare senza paura perché nessuno può ucciderti, dato che tu, come ogni tuo contubernale, sei eterno come me!”.  

In merito all’incontrovertibile, il rapporto fra l'uno e il quattro è qualcosa che nel resoconto della “creazione”, se si impara semplicemente a contare, non può essere considerato controvertibile: come un costante ritornello tale rapporto è infatti osservabile in vari modi. Si prenda, per esempio, il SECONDO RESOCONTO della “creazione”. Incomincia così (Genesi 2:4b):

"Quando il Signore Dio fece la Terra e il Cielo nessun cespuglio campestre era sulla Terra, nessuna erba campestre era spuntata - perché il Signore Dio non aveva fatto piovere sulla Terra e nessuno lavorava il suolo e faceva salire dalla Terra l'acqua dei canali per irrigare tutto il suolo".

È dunque annunciato che la prima apparizione di qualcosa di vivente sulla Terra era un elemento acqueo. In ebraico ciò viene espresso dal termine "ed". Le varie traduzioni riportano "nebbia", "vapore", "acqua di fondo", "getto d'acqua", "umidità", "sorgente", "acqua dei canali", ecc... (le traduzioni citate sono rispettivamente di: Lutero, Bibbia Piscator di Berna, G. Von Rad, Bibbia di Zurigo, M. Buber, Bibbia Cattolica di Allioli, Bibbia di Gerusalemme della E.D.B.), sempre si tratta però di qualcosa di umido, di acqueo: "...un vapore saliva dalla Terra e inumidiva ogni contrada...". (Genesi, capitolo 2, versetto 6). Questa acqua vitale, detta “ed", lettere ebraiche ALEF e DALET, valori numerici UNO E QUATTRO, dà inizio al secondo resoconto della creazione del mondo. Si tratta del rapporto 1:4 espresso nella struttura essenziale del nome di quell'elemento acqueo, il cui contesto allude al ruolo principale di Adamo, di cui si parla subito dopo (Genesi, capitolo 2, versetto 7), scritto con le lettere ALEF, DALET, MEM, in numeri, 1, 4, 40. In Adamo, che significa "uomo", al rapporto 1:4 si aggiunge il 40, cioè un 4 in posizione decimale superiore, su un altro piano, su un differente livello. Rispetto a "ed", l'uomo è un’ulteriore "elaborazione" in una determinata direzione: l'1-4 procede all'1-4-40. Poi, nel versetto successivo alla collocazione di Adamo nel giardino (Genesi, capitolo 2, versetto 8), appaiono l'albero della vita e l'albero della conoscenza del bene e del male (Genesi, capitolo 2, versetto 9). In questi due alberi che si stanno di fronte, il principio 1:4 viene ad esprimersi in modo occulto ma ciò che è occulto diventa manifesto se si contano i valori numerici delle loro rispettive lettere:

- l'albero della vita (ets hakaim) è formato dalle seguenti lettere: HAIN-TZADE, HE-KETIOD-IOD-MEM, in numeri 70-90, 5-8-10-10-40, somma totale 233;

- l'albero della conoscenza del bene e del male (ets hadat tov wara) è formato da queste altre lettere: HAIN-TZADE, HE-DALET-HAIN-TAW, TET-VAV-BET, VAV-RESH-HAIN, in numeri, 70-90, 5-4-70-400, 9-6-2, 6-200-70, somma totale 932.

Si può così osservare un numero che sta di fronte al suo quadruplo: 233 sta di fronte a 932. Nel rapporto fra i due alberi è così rappresentato il rapporto 1:4, dato che 233 x 4 = 932. L'albero della vita rappresenta l'uno, l'albero della conoscenza, il quattro.

Che cosa significhi questo, lo si scopre cammin facendo. Procedendo nel racconto, subito dopo l'accenno dei due alberi è detto: "UN FIUME usciva da Eden per irrigare il giardino, poi di lì si divideva e formava QUATTRO CORSI..." (Genesi, capitolo 2, versetto 10). Se non sei un uomo animale hai preso dai Numi Celesti (o Dei, o Deva o Dynamis immateriali, chiamali come vuoi) ancora un UNO e un QUATTRO. Vedi allora che quel rapporto 1:4 ora non è più occulto ma subito evidente. Ed è qualcosa di basilare e incontrovertibile dinamica, quasi una formula della vitalità eterea o eterica, rivelata subito agli inizi della Bibbia. Se ora, accanto a questa formula si pongono i valori numerici che formano la parola "uomo": 1-4 > 1-4-40 e si dilata per estensione questo rapporto fra "ed" e "Adam", si ottiene:

1-4 > 1-4-40 > 1-40-400. Così come il quattro procede - entro la parola "Adam" - verso il quaranta, allo stesso modo, il quaranta procede – entro la sequenza "1-40-400" - verso il quattrocento. La prima sequenza "1-4", la seconda sequenza "1-4-40" e la terza sequenza "1-40-400", mostrano così una parentela.

 

1   4

1   4   40

1   40   400

 

Che in questa parentela vi sia qualcosa che meraviglia, risulta quando si mette in lettere la terza sequenza 1 4 400. Infatti 1-40-400 sono i rispettivi valori numerici delle lettere ALEF-MEM-TAW, formanti la parola "emet", אמת, il cui significato è "verità".

L'uomo è imparentato con la verità. Lo è secondo un procedere su livelli differenti, a partire dal "rapporto-formula" 1:4 dell'acqua vitale, cioè dal primordiale elemento acqueo della creazione: "ed".

Ciò è incontrovertibile e non è luciferico. Può portare al bene. Non può portare alla guerra e al sangue ma porta alla pace e all’io.

 

Intermezzo poetico di Marameo

A Castell'Arquato girano ancora

“Bravi” mascherati,

turisti ubriachi col bicchiere al collo,

persuasi dalle sQuole

dell'obbligo (di Stato)

che la "creazione" sia

corretta con tamponi,

mascherine, vaccini, cotechini

e vini,

come se il Logos cosmico

degli אלהים (Eloìm)

avesse fatto male

i conti prima del

בראשית (Bereshìt).

Così va il mondo mal mondato degli "shits".

Questa mi sembra ancora la via di Atlantide

(“diluvio”) che si ripete, ahimè,

quando si dimentica Noè…

 

Di fatto, il SANGUE compare già quando da Emet, terza sequenza si toglie l’UNO (l’ALEF), per cui restano solo le due lettere MEM E TAW, che insieme formano la parola “met” per SANGUE. Se si togli dalla verità l’uno, appartenente all’etere vitale cosmico, uomo compreso, si ha solo sangue. Ma per non cadere nella mistica dei numeri, voglio ora mostravi un tipo di imbecillità degli ultimi due secoli trascorsi, vale dire l'azione di queste forze e di queste entità lucifero-arimaniche, che si comportano oggi come la nostra magistratura deviata dal diritto di Stato, distruttore dello Stato di diritto. In fondo sono poteri forti che però fanno ridere i polli, perfino quando i polli siamo noi, imbecilli e non. Il comico Crozza campa su questa imbecillità di popolo delle “meraviglie”.

Per distinguere il luciferico dall’arimanico occorre percepirli con la coda dell’occhio o col terzo occhio, i cui strumenti sono intuizione, ispirazione e immaginazione. Non basta sgranare gli occhi bovidi sulle cose. Giu occhi devono essere ominali, non animali: occorre zappare in noi stessi, coltivare nel modo giusto la vita del sentire, il campo vitale del nostro sentire.

L’imbecille di solito dice: "Uhhh! Via questi diavoli, lontani da me Lucifero o Arimane"! In tal modo però l’imbecille non si rende conto che proprio questa intenzione di non percepirli, non sentirli, impedisce di conoscerli. È semplicemente pazzesco ma è così.

Il popolo bue non si rende conto che siamo nel terzo millennio dopo l’evento del Gogota. Crede ancora alla Luna, al riflesso dei documenti cartacei, come se Gesù, detto il Cristo, avesse sbirciato sui vangeli per dire la sua. Per esempio, molti secoli prima dei fatti del Golgota, c’era in India un altro meraviglioso insegnamento, le cui tracce possono essere ritrovare nella Bhagavad-Gita e in altri testi orientali. È sempre una meraviglia poter immergersi in ciò che, in quell’epoca, rappresentava un così grande tesoro per l'umanità. Oltretutto i fatti del Golgota provengono da quell’epoca: si sono compiuti proprio nel grembo di quell’epoca. E quei fatti ci hanno fatto toccare con mano la concezione storica del divenire terrestre. In effetti, se comprendi il senso dei fatti del Golgota arrivi davvero a distinguere il tempo che lo ha preceduto, che ha preparato questo evento, e il tempo che viene dopo. L'oriente ignora il concetto di evoluzione e di progresso storico, perché non può acquisire comprensione del cosiddetto Mistero del Golgota. L'oriente conosce soltanto una verità valida per tutti i tempi e ignora il contenuto del concetto di sviluppo o di evoluzione della verità.

Anche oggi è difficile concepire che esista un'evoluzione delle conoscenze e ciò avviene proprio perché non abbiamo ancora visto i fatti del Golgota col nostro terzo occhio. Io li ho visti, Francesco Carbone li ha visti, Virginia Cerullo li ha visti, e molti altri li hanno visti, ma il popolo bue non li ha visti. Insomma non siamo ancora sufficientemente compenetrati del senso del cosiddetto mistero del Golgota.

Immaginate che oggi qualcuno voglia parlarne nello stesso modo dell'autore della Bhagavad-Gita o del Budda. Parlerebbe allora in un modo che era giusto all'epoca antecedente di molti secoli il Mistero del Golgota. Se ciò che in tal modo egli vuol portare nel 2024, lo avesse portato ai tempi in cui fu scritta la Bhagavad-Gita, avrebbe compiuto un atto evolutivamente giusto. Chi però parla oggi nello stesso modo in cui parlava la Bhagavad-Gita compie un atto luciferico, perché ciò che sarebbe stato valido e avrebbe dovuto essere fatto in un'epoca passata si trova trasportato alla nostra. Chi agisce in questo modo cancella di fatto dal suo sistema di pensieri tutto ciò che l'evoluzione ha portato all'umanità fino ad ora.

 

Quanto segue riguarda appunti di testimonianze di Rudolf Steiner, presi dalla sua Opera Omnia n. 167, intitolata “Fatti presenti e passati nello spirito umano”. Anche Steiner parlava di imbecilli, perché “imbecille” è il termine più appropriato per l’uomo che considera sé stesso ANIMALE, come da “normali” “istruzioni” della “scienza di Stato”.

Nel 1912 fu pubblicato un libro di Omar al Raschid Bey intitolato “Das hohe Ziel der Erkenntnis: Aranada Upanishad” (L'alto obiettivo della conoscenza: Aranada Upanishad). Tengo in primis a precisare che Omar al Raschid Bey non era di origine turca e non aveva niente a che vedere con l'Islam. Divenne turco per ragioni pratiche: era un tedesco che per fare qualcosa che non si poteva fare in Germania se non come turco, si fece naturalizzare turco. Divenne poi bramino e scrisse quel libro, pubblicato post mortem da sua moglie Helene Bohlau (la Bohlau, 1859-1940, sposò nel 1886 a Costantinopoli lo scrittore tedesco Friedrich Amdt, che poi, convertitosi all’Islam, prese nome, Omar al Raschid Bey, appunto), che ne scrisse la prefazione. Sarebbe stato meglio se non l’avesse scritta, dato che si vide sorgere nel 1912 un’imbecillità che avrebbe potuto essere legittima diversi secoli prima di Cristo. Si tratta dunque di qualcosa di luciferico. Di fatto, l’idealismo tedesco, sviluppatosi due millenni dopo Cristo, in piena comprensione della nuova situazione spirituale, superò di molto tutto ciò che si trovava nell’India antica e andò ben oltre tutto ciò che la saggezza orientale e il bramanesimo potevano contenere. Ovviamente questa realtà non è sempre riconosciuta da tutti e specialmente dall’uomo animale della “scienza” di Stato. Ci sono due ragioni per questo fatto. La prima è che, animalizzandoci, ci siamo ormai abituati a pensare che è troppo difficile occuparsi di questo genere di cose. La seconda è che non sappiamo comportarci come quando gli orientali glorificano gli umani ai loro e nostri occhi e a quelli degli altri quando apprendiamo conoscenze. Fatto sta che quel libro, dall'inizio alla fine, non solo comunica conoscenze apprese ma ovunque stipula che queste conoscenze sono sublimi, anzi, che sono così sublimi da non poter essere impartite se non dai più grandi maestri della saggezza, e che soltanto pochi eletti possono comprenderle. Gli occidentali però sono incapaci di alzare gli occhi verso i "grandi" con gli stessi sentimenti con cui, ad es., l'orientale guardava il suo Budda o il suo Shankara (alias Shankaràchàrya, 788-820, famoso riformatore dei Veda e massimo rappresentante della filosofia Vedanta). Farlo fu certamente una forte tentazione, ma si trattò, appunto, di una forte tentazione luciferica. Già il titolo “L'alto obiettivo della conoscenza” o “Il sublime scopo della conoscenza” esercita di per sé un facile effetto soggettivo sul lettore, che si lecca in anticipo le dita all'idea di poterci appropriarsi del “sublime scopo sublime della conoscenza” in un centinaio o due di pagine! Eccone alcuni passi raccolti e commentati da Steiner: «“I più saggi tra i saggi hanno conservato tutto questo per fidarlo soltanto a te, mio caro" - come ci si deve sentire importanti, visto che questo sapere che i più saggi tra i saggi hanno conservato da sempre, viene confidato proprio a voi! E quando questo sentimento di auto-incensamento è stato ben coltivato, per tutto il libro, per finire si possono ancora leggere delle parole veramente cariche di significato: “La pace sia con te. O caro mio! Ti ho parlato dello scopo sublime del sapere - ho detto tutto quello che era all'altezza della tua intelligenza - per la salvezza della Terra e per la liberazione del mondo - delle parole pronunciate ad un'anima in cerca. Hai raggiunto le prime cime del paese delle profondità; le nuvole rischiarano davanti a te, nelle imperscrutabili lontananze, risplendono le altezze dell'Himavat. Apri gli occhi alla luce divina - vedi in verità - ogni saggezza terrestre è annientata - l'apparenza che ti accecava è polverizzata - lo splendore del mondo si è spento - un sogno - quello che si è risvegliato in te è più grande di tutti i mondi - hai raggiunto lo scopo sublime della conoscenza e con lui la perfezione: la perfezione nella divinità. Cosi parla, in aranada-upanishad, l'adhyaya: risveglio. La fine rimane senza parole: Nirvana”. “La fine rimane senza parole”. Per sottolineare ciò, madame Helene Bohlau al Raschid Bey aggiunge ancora che dobbiamo concepire tutto ciò in modo particolarmente profondo: “La fine rimane senza parole”, perché avendo lei stessa seguito la disciplina preconizzata da questo libro, ha compreso che le parole umane non possono esprimere quello che c'è di più profondo. Tutto ciò è ovviamente molto più profondo di quello che è stato possibile esprimere! La saggezza senza parole a cui allude alla fine deve essere davvero molto profonda, se si considera che quanto è scritto è già di per sé di inaudita profondità!

Allora in che modo qualificare ciò che non è detto? Eppure, cari amici, tra lo scrivere, il pensare questo e il detenerlo c'è una grande differenza! "La fine rimane senza parole", quindi il resto, sono parole che non ne esprimono l'autentica profondità? Eppure, appena all'inizio del libro, troviamo già questa concezione di una infinita profondità... quella che l'antica saggezza orientale esprime dicendo: Se sono qui e se un'altra persona è qui, allora, si mette alla mia sinistra. Ma se una terza persona è lì, la seconda persona si mette alla sua destra, così che destra e sinistra alla fine non designano niente di assoluto. Se sono io che parlo, questa persona è a sinistra, se è l'altra che parla, è a destra. Conclusione: destra e sinistra sono una maya. Come potremmo dare una idea migliore della maya se non mostrando che sinistra e destra sono espressioni riportate dall'esterno? E poi continua con la stessa "profondità"; perché in fin dei conti, ciò che crea la profondità è di ripetere senza sosta che tutto ciò è di una profondità abissale...

Ma veniamo elevati anche verso altre considerazioni. Forse qualcuno sa che gli spiriti che svilupparono il nuovo idealismo giunsero essenzialmente a fare l'esperienza dell'io, a vivere nel loro Io. E doveva essere così, dopo i fatti del monte Calvario. Quasi nessuno però ricorda - e quindi non sa più - che lo scopo della saggezza orientale non era di fare l'esperienza dell’io, ma di dominarlo, di cancellarlo. Ebbene Omar al Raschid Bey rinnova questa antica saggezza indiana quando scrive: “Per colui che cerca la sua salvezza nell'io, l'egoismo è un comandamento, un dio”. Si, cari amici – continua Steiner - per colui che cerca la sua salvezza nell'io, l'egoismo è davvero un comandamento, e anche un dio. L'egoismo, la ricerca dell'io precede, in effetti, la scoperta dell'io. Finché cerchiamo l'io, sviluppiamo egoismo, ed è soltanto trovando l'io che ci liberiamo dall'egoismo. Quando lo abbiamo trovato, non possiamo più essere tormentati dall'egoismo. L'unica vera vittoria sull'egoismo consiste nel trovare il proprio sé. E chi oggi, dopo il Mistero del Golgota, vuole ancora fuggire l'io continuando a dire quello che si diceva una volta in India è respinto indietro, fuori dall'io, nella sete dell'io, e alimenta precisamente invece il proprio egoismo. È la ragione per la quale questo genere di libri fanno su di noi una tale impressione di egoismo, un'impressione che ci mostra come le persone in questione si ritraggono dal mondo e non vogliono indagare su ciò che è immortale e spirituale nella realtà, ma vanno in cerca di una conoscenza nei loro propri sogni, voltando freddamente le spalle a questa realtà. Questo egoismo della conoscenza, che misconosce sé stesso, è il peggiore. Ecco perché tutto questo libro è un libro egoistico. Finché l'io non era penetrato nell'evoluzione dell'umanità, cioè prima del Mistero del Golgota, bisognava nobilitare l'egoismo. La saggezza orientale era allora nel giusto posto, al suo posto. Ma parlare ancora nello stesso modo oggi equivale a dire che apparentemente poniamo l’io davanti a noi, mentre Lucifero arriva da dietro e questa volta ci spinge davvero nell'egoismo. E non ce ne accorgiamo.

Un po' più avanti nel libro, possiamo leggere che “colui che cerca la sua salvezza nel mondo è schiavo di questo mondo”. Dal Mistero del Golgota, diciamo: colui che non cerca la sua salvezza in ciò che è spirituale nel mondo ma indietreggia in modo freddo davanti al mondo, diventa veramente schiavo del mondo. Possiamo dire che diventa schiavo del mondo che sogna in lui! E più avanti ancora: “non può fuggire al suo insaziabile desiderio”.

È sempre e ancora schiavo di un desiderio che non può soddisfare. Ma chi parla in questo modo sospira perennemente dietro al suo io e non se ne accorge perché fugge dall'io: “non può scappare al gioco futile della vita”. Invece di far fronte alla realtà e di cercare ciò che in essa è spirituale, fugge da questa realtà. Così facendo, ricade davvero dall'altra parte, nella realtà: “Non può scappare dalle strette catene dell'io”.

Invece, quando troviamo questo io, ci strappiamo dalle catene! "Colui che non si eleva al di sopra di questo mondo vive e scompare col suo proprio mondo”.  Ma quando parliamo dopo il Mistero del Golgota, possiamo dire: chi si unisce a ciò che nel mondo è eterno, cercando l'eterno negli avvenimenti, non scompare con questo mondo!

Vedete come praticamente possiamo girare al contrario ogni frase di questo libro e trovare quello che è giusto per la nostra epoca. Ho scritto in margine:  "Colui che fugge dall'io, ricade subito nella sete dell'io, perché questa sete dell'io fa dell'io un io per sé. Al contrario, trovare l'io libera dalla sete dell'Io, e quindi dall'egoismo. Colui che conosce e comprende il mondo si è guadagnato il mondo". L'originale diceva: "Colui che non si eleva al di sopra di questo mondo vive e scompare con il suo proprio mondo". Oggi, dopo il Mistero del Golgota, diciamo: chi conosce e comprende il mondo si è conquistato il mondo! 

Come vedete quello che chiamiamo luciferico, in senso tecnico, ha anche un significato profondo nel quadro ristretto del nostro divenire storico. Continuare ad insegnare oggi ciò che doveva essere insegnato migliaia di anni fa, come se fosse valido per la nostra epoca, significa insegnare in modo luciferico. Bisogna dire che ai giorni nostri la tendenza sarebbe piuttosto quella di ignorare i veggenti che sono amici della verità, perché pensiamo che non è molto importante interessarsi alla loro veggenza e a quello che permette di scoprire. Una saggezza come quella contenuta in “Lo scopo sublime della conoscenza”, per contro, si rivolge - diciamo così - all'egoismo superiore degli uomini. Interessarsi alla realtà, penetrare per davvero la realtà, suscita decisamente meno interesse! E quando certi tra noi sono in grado di farlo, non abbiamo nessun talento per riconoscerli ed apprezzarli così come gli orientali ad esempio hanno apprezzato il loro Budda!»

Ora è la volta di un altro libro: “L’homunculus” (L’omuncolo) di Hamerling (Robert Hamerling, 1830-1889, “Homunkulus. Modernes Epos in 10 Gesangen”, 1888, L'Homunculus, epopea moderna in 10 canti). Nacque così l'omuncolismo", la corrente di pensiero che ha poi generato l’odierna “intelligenza artificiale” del discredito culturale generale perfino verso l’“intelligenza artificiale” stessa. Hamerling fu infatti un veggente materialista del materialismo arimanico, il quale non si accorse di essere abbagliato dalla “scienza” fino al punto di confondere il cosiddetto libero arbitrio con la libertà. Come lui sono molti oggi, soprattutto i sedicenti antroposofi della parificazione statale e dei corsi antroposofistici, che si moltiplicano magicamente come le scope di Topolino, apprendista stregone, dopo aver sentito, in un corso del genere, mezza conferenza di Steiner a pagamento, con lo scopo di ottenere l’attestato di frequenza o il crisma cartaceo di Stato per tenere egli stesso un altro corso a pagamento per altri apprendisti stregoni. In genere è facile scoprirli: manifestano discredito per l’intelligenza artificiale che generano essi stessi meccanizzando il loro stesso io. Sono i cosiddetti uomini locusta di Stato. Pensano che il modo in cui le scienze naturali concepiscono il mondo sia l'unico valido, che tutto debba essere spiegato scientificamente e che tutto ciò che non lo è, o che non può essere spiegato scientificamente, deve essere scartato in quanto mere fantasie, fantasmi della mistica o dell'occultismo. Esistono da millenni e nei vangeli sono rappresentati dal personaggio Legione della quantità (“Il mio nome è Legione perché siamo molti”, Marco 5,9-15; Luca 9,30). Sono i satanici sostenitori dell’energia quantica o del regno della quantità. Partono dall'idea che tutto è orchestrato tramite le leggi della materia, cioè della meccanica. Per loro, anche i fenomeni e gli eventi spirituali sono diretti dalle leggi delle sostanze e delle forze materiali.

Certo, le cose possono essere viste anche così. Ma rendiamoci conto che il mondo che vive allora nelle rappresentazioni del materialista non può esistere veramente. Mai una radice vivente, e tanto meno alcun animale né alcun essere umano potrebbe manifestarsi in un tale universo. Nondimeno qualcuno potrebbe un giorno chiedersi a cosa assomiglierebbe l'uomo se il mondo fosse veramente così come la “scienza” se lo rappresenta, come se quindi il mondo non fosse è in realtà, cioè penetrato di forze spirituali, immateriali ma così come lo immaginano coloro che credono fermamente alle concezioni scientifico-materialistiche. A cosa assomiglierebbe allora quell'uomo? Per poter scaturire da un tale universo, l'uomo dovrebbe essere creato secondo leggi puramente meccaniche. In lui non risiederebbe più alcun minimo mistero. Hamerling rispose in modo poetico a questa aporia: il suo omuncolo era l'uomo così come sarebbe se esistesse soltanto l'universo del materialista. L'omuncolo legionario compie prodigi: il cervello è uno strumento meccanico, in definitiva potrebbe anche essere interamente fabbricato con mezzi meccanici e potrebbe davvero produrre molta intelligenza. Grazie a lui l'uomo diventerebbe prodigiosamente intelligente. Potrebbe astutamente collocarsi in quell'universo dove tutto sarebbe meccanico. Ecco le parole di Steiner: «L'omuncolo di Hamerling è molto intelligente. Riesce a combinare a meraviglia tutto ciò che gli si presenta. Crea persino un grande giornale popolare. È del tutto possibile in un mondo in cui l'omuncolismo prospera! Possiamo far nascere grandi giornali. E l'omuncolo diventa milionario. Non solo milionario, ma miliardario! Anche questo è possibile in un mondo in cui lo spirito è assente! Poi la storia continua. Fonda una scuola per scimmie, perché pensa, da buon darwinista materialista, che gli uomini discendono dalle scimmie. Quindi se si educano le scimmie come si deve, si trasformeranno in uomini. Con una buona istruzione, viene fornita loro una bella scorciatoia vero? Il capitolo sulla scuola per scimmie è davvero eccellente! Hamerling mostra anche quale posizione prendono certe persone che scrivono sui giornali o si esprimono attraverso altri sistemi di diffusione del genere. In un mondo in cui regna l'omuncolismo, tante cose sono possibili. Hamerling ha dimostrato di aver incredibili facoltà di veggenza. Ci sono anche in quel mondo "omuncolistico" delle aeronavi, molto più performanti di quelle che conosciamo, perché delle vecchie concezioni, fondate sulle impressioni soggettive di certe persone, vengono da noi a perturbare le cose. L'omuncolo si costruisce beninteso, un aeronave - Hamerling ha scritto il suo libro negli anni 1880 - ma malauguratamente, mentre viaggia nello spazio a bordo del suo veicolo, alla fine viene risucchiato dalle forze gravitazionali del cosmo e in questo modo viene a fondersi con le forze meccaniche universali. E se la sera, scrutando attentamente il cielo, scorgerete una specie di relitto che gravita in lontananza, sarà sicuramente l'omuncolo aggrappato alla sua strana navicella spaziale, che a poco a poco è assorbito da forze meccaniche universali. Hamerling era un veggente autentico». Steiner era ironico qui ma chi oggi comprende la sua ironia? «Il mondo che l'omuncolismo concepisce ovviamente non esiste, nondimeno la gente può orientare tutto il suo modo di pensare nel senso dell'omuncolismo e fondare così tra gli uomini - almeno per un certo periodo di tempo - un omuncolismo del pensare. Era l'idea di Hamerling: l'omuncolismo si sta preparando; è sul punto di impadronirsi degli uomini. È vero che la natura ha un'anima, e gli umani non possono estirpargliela. Per contro loro possono perdere la loro. L'omuncolo, la cui conoscenza non ha accesso né all'anima né allo spirito, diventa un uomo senza anima. E un uomo senza anima non ci mette molto a trovare una donna senza anima... Hamerling presagiva ciò che un giorno le persone avrebbero potuto dire: Dio sia lodato, abbiamo superato il classicismo goethiano e tutto ciò che gravitava attorno! Il classicismo goethiano credeva ancora all'HOMO SAPIENS, “l’uomo saggio”, che può trovare nel suo spirito valori suscettibili per fondare un ordine umano. Ma noi sappiamo che ogni ordine umano è prettamente disciplinato da fattori economici esteriori. Orbene le forze economiche escludono l'uomo, questo uomo che in fin dei conti non è più considerato un HOMO SAPIENS se non dal neoclassicismo che abbiamo fortunatamente superato. Oggi bisognerebbe vedere nell'uomo un homo ECONOMUS! Hamerling sentiva che poteva succedere. Mi prenderete in giro e direte che mai nessuno avrà lo spirito così turbato da pensare che il vecchio classicismo, dove si credeva ancora all’HOMO SAPIENS, sarebbe oggi superato e che sarebbe da sostituire l’HOMO SAPIENS con l’HOMO ECONOMUS, in modo che l'ordine sociale non si orienti più secondo le idee e gli ideali, ma secondo principi prettamente meccanici. Questo significherebbe che la scienza stabilirebbe le leggi dell'economia in modo tale che l'uomo saprebbe allora che è all'interno dell'organismo sociale soltanto un HOMO ECONOMUS e non si dedicherebbe più a questa specie di credenza nell’HOMO SAPIENS. Mi potrete dire che nessuno mai crederà una tale follia». Eppure le cose oggi, 2024, stanno proprio così, nonostante Steiner le avesse predicate più di un secolo fa, avendo di mira la tri-articolazione dei poteri dell’organismo sociale, oggi trasformata in “tripartizione” dagli scaligeriani dell’“antropocrazia” dei “fuffari”, venditori di fuffa e di armi.   

«Permettetemi, cari amici, di raccontarvi ancora qualcosa. Qualche tempo fa ho letto, nel Berliner Tageblatt, un articolo del mio vecchio amico Engelbert (Engelbert Pernerstorfer, 1850-1918, capo dei socio-democratici austriaci assieme a Viktor Adler, suo amico d'infanzia, in R. Steiner Opera Omnia n. 28 “La mia vita”, cap. 8°), oggi vice presidente del Consiglio Austriaco. È un uomo molto preparato in tanti ambiti. In questo articolo, parla in modo davvero notevole del libro di un certo dottor Renner: “Il rinnovo dell'Austria” (Karl Renner, 1870-1950, uomo politico social-democratico, cancelliere di Stato nel 1918, presidente federale nel 1945. “Osterreichs Erneuerung”, Vienna, tra pag. 16 e 30. 2° ed. 1916, “Il rinnovamento dell'Austria”). Avevo tutte le buone ragioni per procurarmi questo libro. Il mio amico Pemerstorfer scrive in effetti che questo libro dovrebbe interessare ciascun uomo di oggi, perché mostra che ci sono ancora persone che conoscono il modo in cui bisognerà organizzare il mondo quando questa guerra sarà finita, delle persone che dispongono di idee feconde e creative. È necessario conoscere la propria epoca, è vero, quindi mi sono procurato quel libro. Ecco cosa possiamo leggervi: "Questa guerra avrà dato la possibilità a certe forze di apparire alla luce del giorno. Quello che colpisce di più è senza dubbio la comparsa dell'onnipotenza dell'economia delle nazioni. A ragione abbiamo qualificato da "vittoria della ferrovia" le vittorie d'Hindenburg. Il buono stato delle ferrovie, delle strade e delle vie di un paese è garanzia del suo successo militare, perché in fin dei conti è il segno di un'economia altamente organizzata". Niente da obbiettare. Ma proseguiamo. "Il più grande cambiamento portato da questa guerra mondiale riguarda il ruolo economico, sociale, politico e militare dell'industria, e quindi quello dello Stato industriale e del pepalo industriale. A questo riguardo abbiamo assistito ad una vera e propria rivoluzione della coscienza pubblica". "Sempre più spesso, sempre più forte, grandi e piccoli, all'interno e all'estero, lo gridano così bene tanto forte a tal punto che alla fine diventa incontestabile: l'industria è la grande vincitrice! L'industria tedesca ha salvato la patria! È la forza indistruttibile di resistenza e difensiva dello Stato. Lo Stato industriale domina lo Stato del commercio, lo Stato possidente, lo Stato agricolo... L'industria è il cuore della nostra nazione!". "Trasformare in un attimo dei cavalieri in fanti, dei riservisti in buone truppe tecniche, degli uomini in retroguardia in soldati valorosi di prima linea, lo può soltanto uno Stato industriale i cui operai cambiano in ogni momento impresa, ramo e anche posto, perché devono, onde evitare il declino economico, adattarsi in poche ore a qualsiasi situazione". Ci viene spiegato che non sono più le idee che devono fondare l'ordine sociale, come avveniva una volta, ma la vera scienza. Le sue leggi meccaniche si impadroniscono dell'industria per organizzare tutto, e vi trascinano anche l'uomo, che non è più nient'altro che una semplice ruota dell'ingranaggio in tutto quel contesto industriale. Tale è la grandezza della nuova scienza e della nuova organizzazione! “La scienza e l'organizzazione diventano veramente pratiche soltanto nella popolazione industriale. Da quel punto in poi queste esperienze devono penetrare in tutta la nostra politica”. "Non è un caso se, durante questa guerra, l'idea di Stato si è rivelata più forte del principio delle nazionalità. Durante il mezzo secolo che ha seguito il momento in cui il pensiero prettamente nazionale era al suo apice nella storia, il mondo e gli uomini si sono evoluti in modo sorprendente. Gli interessi dominanti durante questi decenni oramai lontani dietro di noi erano ancora la letteratura, l'arte o la filosofia; il classicismo agiva ancora". "Oggi la tecnica e l'economia dominano perfino l'immaginazione, la fantasia degli uomini; L'HOMO SAPIENS dell'epoca classica ha ceduto il posto all'HOMO ECONOMUS. L'interesse economico regna ovunque e respinge tutti gli altri".

"Oggi lo Stato è vissuto e apprezzato in modo diverso da prima. All'interno, tutti i partiti, tutte le classi gli si rivolgono in quanto Stato economico; dall'interno e dall'estero è apprezzato lo Stato economico". Eccoci qui! Siamo arrivati a questo punto: la tecnica e l'economia dominano perfino la fantasia degli uomini; L'HOMO SAPIENS DELL'EPOCA CLASSICA HA LASCIATO IL POSTO ALL'HOMO ECONOMUS. L'interesse economico che regna, vige ovunque e respinge tutti gli altri! Questo dunque è il libro che ci viene segnalato come uno dei fenomeni più significativi del modo di pensare attuale, un fenomeno di cui bisogna assolutamente tenere conto se vogliamo sapere come si fa il rinnovamento della nostra epoca. Si tratta di OMUNCOLISMO! L'omuncolismo annunziato da Hamerling qualche decina di anni fa è diventato realtà! Ne hanno fatto perfino un sistema, una concezione filosofica. L'omuncolo non diventa soltanto miliardario, non si accontenta di fondare un grande giornale popolare ma scrive anche Il rinnovo dell'Austria, programma politico del Dr. Karl Renner, deputato al Consiglio imperiale! Hamerling era veramente un veggente. Ha visto ciò che stava per succedere. E quello che è successo potrebbe essere curato se si guardasse un po’ indietro verso ciò che Hamerling ci ha mostrato nell'OMUNCOLO. Basterebbe che il Dr. Renner, che senza dubbio vive a Vienna, andasse a Graz per scoprire che un certo Robert Hamerling viveva lì una trentina di anni fa. Bisogna sforzarsi di comprendere ciò che fa la "grandeur" di un'opera come L'OMUNCOLO. […] La nostra epoca ha fortemente sviluppato l'intendimento, il pensiero razionale, tuttavia è necessario aggiungere a quest'ultimo la comprensione spirituale [immateriale – nota di Marameo] del mondo. Allora potremo di nuovo comprendere il Mistero del Golgota, in modo molto più profondo, in confronto a come è stato nei secoli passati. Ma prima di tutto bisogna imparare a comprendere il Mistero del Golgota! Orbene prima che questa comprensione possa essere acquisita veramente, bisogna prendere in considerazione tutto ciò che le potenze arimaniche introducono nel pensiero umano. In realtà, vorrei dire che gli spiriti buoni aspettano che gli uomini comprendano il Mistero del Golgota, ma forze contrarie operano per impedirglielo, in modo che non vogliano avvicinarsi a questo Mistero e che inconsciamente, lo denigrino, e denigrino anche la figura che è al centro di questo Mistero. Immaginate qualcuno che voglia veramente far vivere in sé tutti i sentimenti gravi e profondi che possono essere generati dal modo in cui comprendiamo il Mistero del Golgota, e che si scontri con una persona che parlerebbe del Cristo Gesù nel modo in cui la nostra epoca tende anche troppo a farlo. Questo qualcuno potrebbe eventualmente percepire questo come un terribile atto denigratorio, un vero e proprio avvilimento di quello che una vera conoscenza del Mistero del Golgota gli permetterebbe di percepire. Forse allora le verrà detto: ciò che ci racconti è per lo meno oscuro; sei proprio andato fuori di senno! Soltanto un vero sognatore ingenuo può trovare un benché minimo senso a ciò che i vangeli raccontano a proposito del Cristo Gesù! Questa cosa potrebbe veramente essere vissuta [oggi 2024 le cose stanno proprio così – nota di Marameo]. E se l'uomo in questione crede di essere un poeta, diciamo pure che forse ha scritto qualche poesia non proprio malvagia, e se, avendo più o meno esaurito altri temi, inizia ad occuparsi dell'argomento Gesù Cristo e cerca di esprimerlo tramite la letteratura o l'arte, forse si domanderà: a cosa potrebbe assomigliare oggi l'uomo che accoglie in sé ciò che il Cristo Gesù è stato... se crediamo nei vangeli? Dovrebbe essere una sorta di sognatore, povero, di spirito debole. Un uomo intelligente esamina i vangeli con sguardo critico, scopre tutte le contraddizioni che contengono, e se, al limite, ammette che un brav'uomo abbia potuto vivere un giorno a Nazareth, esclude assolutamente che uno spirito ragionevole possa dare il minimo credito a quello che raccontano i vangeli. Soltanto un pazzo, debole di spirito, potrebbe quindi giungere all'idea di imitare il Cristo. Nessun uomo intelligente lo farebbe! Ma un IMBECILLE potrebbe veramente, ad esempio, partire sulle strade, entrare in un villaggio, salire su un pietrone e mettersi a predicare, perché si crederebbe riempito dallo spirito di Cristo - perlomeno è questo che penserebbe di lui qualcuno superiormente intelligente - e siccome è debole di spirito, finalmente verrebbe rinchiuso. Potremmo leggere ad esempio, che colui che oggi si presenta come il Cristo venga imprigionato. Poi viene interrogato dal pastore il quale gli spiega che non può parlare del Cristo perché non è pastore! Di seguito il giudice gli fa la ramanzina, poi vien rilasciato, visto che alla fine, è soltanto un IMBECILLE. E così continua. Incontra altra gente che crede nella sua follia, ne guarisce perfino qualcuno. In effetti l'uomo moderno crede che una malattia che in realtà non è una vera malattia - possa essere guarita con l'imposizione delle mani di un essere non proprio equilibrato. Finalmente il nostro uomo diventa sempre più pazzo e a forza di sentirsi dire che il Cristo è apparso in lui, finisce con l'identificarsi veramente nel Cristo, dopodiché conosce ancora tante pene... Sarebbe davvero terribile se la cosiddetta intelligenza della nostra epoca si spingesse fino a presentare un Cristo del genere! Ancora una volta, non vi parlo di cose astratte. Ecco un romanzo di Hauptmann, “Emanuel Quint, il pazzo in Cristo” (Gerhart Hauptmann, 1862-1946, Der Narr in Christo, Emanuel Quint, prima pubblicazione nel 1910, “Emanuel Quint, il pazzo in Cristo”) che racconta quello che vi ho appena riassunto. Non si può negare che Gerhart Hauptmann abbia scritto in passato dei pezzi teatrali e altre opere che hanno un certo rilievo. Ma i tempi sono maturi perché colui che è considerato in numerosi ambiti, alla stregua del più grande scrittore del momento, si serva di un IMBECILLE per rappresentare un Cristo! So che in molti mi rimprovereranno di condannare il romanzo di Hauptmann perché mi colloco sul piano religioso, o filosofico, e che non capisco niente dell'estetica pura! Diciamo che sul piano dell'estetica, è uno scritto veramente scarso, e che invece di leggere questa pallida imitazione dei Fratelli Karamazov, preferisco ancora leggere direttamente Dostoievski. Raccomando a quelli che amano immergersi in questo genere di atmosfera di fare altrettanto. Perfino nei dettagli, ritroviamo i Fratelli Karamazov: il "pazzo in Cristo" è accusato di assassinio, e siccome la sua innocenza è riconosciuta, viene rilasciato. Credendosi il Cristo, vaga per il mondo e bussa a tutte le porte, a seconda del suo umore: dai pastori, dai cardinali, dai vescovi... Bussa ovunque, visto che per forza tutti dovrebbero accogliere il Cristo, ma ogni volta viene buttato fuori, e trattato da pazzo. La fine della storia è assai patetica. Dopo aver bussato a tante porte, il nostro uomo arriva a casa di un professore che, di fatto, conosce da tempo: "Ed è così che Emanuel Quint giunse alla dimora di questo maestro dove, da scolaro, aveva ascoltato i sermoni di quaresima di frate Nathanael".  Tutti i nomi contengono allusioni! "La gente era a tavola e un glaciale vento autunnale soffiava fuori nella notte. Si sentirono dei passi sulla soglia e dei colpi contro la porta. La donna era troppo impaurita per andare ad aprire. Il pio maestro, non prima di aver raccomandato la sua anima a Dio, dischiuse la porta e chiese: "chi va là?" "Il Cristo!" egli senti come debole risposta. In quel preciso momento la porta gli scappò dalle mani e sbatté con una forza che fece tremare tutta la casa. "C'è un pazzo lì fuori!" disse alla moglie, tornandosene tutto tremante". Continua in quel modo e così finisce: "Una settimana dopo, lo stesso trambusto si riprodusse nell'antica città imperiale di Francoforte. Nel frattempo, da Berlino a Francoforte, centinaia e centinaia di porte si erano violentemente chiuse davanti a questo mendicante che pensava di essere il Cristo. Uno di Francoforte, prendendo la cosa alla leggera, affermò perfino che tutto questo baccano delle porte sbattute aveva senz'altro attirato l'attenzione del Signore nel cielo". "Si ringraziava allora il cielo - ed ecco il fatto scandaloso - perché questo viandante non fosse stato il Cristo in persona, ma un povero vagabondo, perché in caso contrario centinaia di ecclesiastici, di cattolici e di protestanti, di operai, di impiegati, di mercanti, di generali, di sovrintendenti, di nobili e di borghesi, in breve innumerevoli pii cristiani si sarebbero dannati in eterno". "Ma come sapere, se, nonostante diciamo nelle nostre preghiere "Non ci indurre in tentazione", il vero salvatore in fin dei conti non avesse voluto verificare, sotto le vesti di un povero IDIOTA, se il seme seminato da Dio dal reame dei cieli era maturato?". Il Cristo dunque avrebbe potuto incarnarsi in questo MATTO per venire a controllare ciò che succede sulla nostra Terra. Quando si è così intelligenti come lo è Gerhart Hauptmann, non ci si immagina che il Cristo possa fare questo dal mondo spirituale! "Il Cristo avrebbe poi proseguito sulla sua strada”, per lo meno è quello che viene raccontato, “verso Darmstadt, Karlsruhe, Heidelberg, Bâle, Zurigo, Lucerna fino a Göschenen e Andermatt, e al suo Padre nei cieli avrebbe potuto parlare soltanto di porte sbattute. Finalmente, il PAZZO che pensava di essere il Cristo divise il pane e il giaciglio con due poveri pastori caritatevoli nelle montagne sopra Andermatt, e d'allora nessuno lo rivide". Se avete visto gli annunci nei giornali - perché anche questo è interessante -, forse ne avrete notato uno che occupa quasi un'intera pagina: "La nuova edizione economica del romanzo "Emanuel Quint, il pazzo in Cristo", di Gerhart Hauptmann, è stata appena pubblicata. Un libro di 540 pagine, del quale possiamo facilmente annunciare un rapido successo, considerato che è già stato ristampato diverse volte e tra poco sarà tradotto in tutte le lingue. Già d'ora è considerato alla pari di un glorioso classico del romanzo religioso, ed è tuttora letto da intere generazioni. Non esagero, perché questo libro contiene valori di una grandezza strabiliante. È il romanzo della lotta religiosa della nostra Epoca, che mette in scena un visionario esaltato, un figlio del popolo, che si pone fino allo stato di figlio di Dio. Ogni uomo religioso sarà fortificato ed elevato grazie a questa magnifica professione di fede del più grande dei nostri scrittori viventi. Con questo libro, Hauptmann ci offre la sua opera più compiuta". Questo annuncio non è soltanto firmato dall'editore, Samuel Fischer, ma anche da un signore molto intelligente, membro della redazione delle Berliner Neueste Nachrichten (Ultime notizie di Berlino)! La Scienza dello Spirito deve prima di tutto guarire il pensare, dando ai nostri pensieri una forma giusta. Se qualcuno, oggi, affermasse di punto in bianco che L'HOMO SAPIENS è una nozione superata e che L'HOMO OECONOMUS deve oggi prendere il suo posto, dovremmo ritenerlo davvero pazzo. Orbene non lo si ritiene pazzo. Quando appare nelle sembianze dell'omuncolo Dr. Renner, lo si ritiene anzi un grande civilizzatore, che risolverà l'enigma dell'esistenza! Moltissimi sforzi sono stati architettati, cari amici, per allontanare gli uomini da un pensiero sano e per allontanarli da un pensare conforme alla realtà».

Ma che significa? Cosa significa per un imbecille o per un non imbecille odierno pensare in modo conforme alla realtà? Pensare in modo conforme alla realtà avviene solo se si accettano le forme del macrocosmo (esterno a noi) come adiacenti alle forme del microcosmo (a noi interno). Le forme esterne saranno configurate in oggetti di percezione. Le forme interne in concetti e idee adiacenti a quelle delle forme esterne. Ovviamente, là, dove l’imbecille impera, impera ancora il kantismo, anche se il kantismo è finito. Oggi, 2024, non dovremmo ancora avere le giacobine stupidaggini di Kant da cui difenderci (Kant predicava che la "cosa in sé" era inaccessibile e che tutto era solo apparenza), né le puttanate di Fritz (Fritz Mauthner, 1849-1923: “Beiträge  zu einer Kritik der Spache”, 3° vol., 1901-1902: Contributi a una critica del linguaggio, “Wörterbuch der Philosophie, 2° vol., 1910-1911: “Dizionario della filosofia”).

Un secolo fa però erano di moda queste insulsaggini, che Steiner mostrò sempre come tali: la “Critica del linguaggio” di Mauthner fu «accompagnata da rumorose fanfare giornalistiche. Le "trombe della fama" hanno fatto ciò che occorreva fare in modo che una folla di gente vedesse in questa opera uno dei monumenti del nostro tempo, mentre in realtà si tratta soltanto di DILETTANTISMO FILOSOFICO SPAVENTOSO: Mauthner non riesce nemmeno a comprendere che NON BASTA CONOSCERE IL NOME DI UNA COSA PER RAPPRESENTARSELA, e che UNA PAROLA È SOLTANTO UNA SORTA DI INDICAZIONE, UN GESTO VERSO LA COSA. Sicuramente questo è ancora più difficile da capire nell'ambito spirituale. Anche lì è necessario vedere che la parola non è che un gesto e che è sterile dedicarsi ad ogni sorta di critiche a proposito della parola stessa, perché la parola, in definitiva, non è nient'altro che un gesto per designare una cosa, e questo vale nel caso che sia fisica o spirituale. Siccome Mauthner non ha nessuna idea di quella che è veramente una parola, si lancia in una critica della parola. Crede che gli uomini non fanno altro che attaccarsi alle parole, dopo che le hanno fabbricate, e che non vi sia dietro alcuna realtà. Ma non si può fare la critica della realtà semplicemente facendo quella delle parole. Un esempio che colpisce molto vi mostrerà cosa intendo. Mauthner ha scritto tre grossi volumi: La sua “Critica del linguaggio” è ampliata da un dizionario in due volumi dove mette assieme i concetti di esistenza, di conoscenza, ecc. Tutto questo è trattato, ogni volta, partendo dalla parola: la sua origine, il primo luogo dove è apparsa, il modo in cui si modifica da una lingua all'altra, ecc. E quando ha mostrato come una parola si ritrova con qualche variante in diverse lingue, crede di poter dire qualcosa a proposito del concetto corrispondente. Ecco un esempio: Immaginiamo che Mauthner, percorrendo l'Austria, abbia scoperto l'esistenza dell'espressione “BÖHMISCHER HOFRAT” (consigliere alla corte di Boemia). È un'espressione comune. Lì, qualifichiamo facilmente qualcuno come böhmischer Hofrat. In che modo dovrebbe procedere il nostro critico del linguaggio se seguisse il metodo di Mauthner? Dovrebbe iniziare col consultare il suo dizionario filosofico alla lettera H per analizzare in modo critico il termine Hofrat e dedurne il concetto di consigliere di Corte. Poi dovrebbe cercare alla lettera B e procedere nello stesso modo con il termine böhmischer, analizzando accuratamente quest'altro concetto. È procedendo in questo modo che cercherebbe di capire la realtà del böhmischer Hofrat. Ebbene, si dà il caso che in Austria un böhmischer Hofrat non deve per forza essere consigliere alla corte e nemmeno della Boemia! Se è consigliere sarà veramente per puro caso, così come se venisse dalla Boemia. In Austria, viene chiamato böhmischer Hofrat qualcuno di subdolo, che dimostra un certo talento per farsi strada scavalcando le persone che vuole superare nell'ordine gerarchico e trova ogni sorta di trucco per giungere allo scopo. Insomma, non ha niente a che fare né con un consigliere né con la Boemia. Un funzionario nato in Siria potrebbe benissimo essere chiamato böhmischer Hofrat. Vedete qual è il legame tra il modo con cui la parola è formata e la realtà! Ebbene tutte le parole sono formate in questo modo. Se si cercano le realtà dietro alle parole, non le si trovano, così come non troviamo la realtà dietro il böhmischer Hofrat quando ci accontentiamo di cercare il senso della parola nel contenuto della parola stessa.

Vedete cari amici in quale confusione è caduta la nostra epoca, e quale grado di confusione e di arroganza abbiamo raggiunto, al punto tale da vedere in questo libro un monumento che segna la nostra epoca. È importante sapere che vengono pubblicate in edizioni popolari quantità di libri come questo “Pazzo in Cristo” di Gerhart Hauptmann, che avvelenano l'immaginazione. Non è neanche senza conseguenze che il pensiero degli uomini venga immerso nella confusione come succede quando viene scritta una “Critica del linguaggio” o altre cose del genere. Siamo allora di fronte a un'arroganza esasperata di questo intelletto che si oppone ad una vera comprensione del Mistero del Golgota. Eppure avremmo così tanto bisogno di una tale comprensione! Per terminare vorrei ancora dirvi questo: Così come la crocifissione del Cristo è stata necessaria, anche il concetto di Cristo, nel modo in cui penetra attualmente nell'umanità, deve essere crocifisso. E lo è tramite un libro come quello di “Emanuel Quint, il pazzo in Cristo” di Gerhart Hauptmann. Certamente Gerhart Hauptmann si considera lui stesso molto intelligente, visto che ha dimostrato come dei vescovi, dei pastori, dei giudici ecc., hanno respinto il povero Quint che pretendeva essere il Cristo. Aggiunge perfino, come una sorta di lamento doloroso, che alla fine, il Cristo avrebbe anche potuto essere in quel pazzo, respinto da tutti, e che “Lui” forse voleva soltanto esserne sicuro… Per conto mio, amici miei, ho una tutt'altra idea. Se il vero Cristo, in un modo o nell'altro, fosse stato veramente in questo uomo, e avesse bussato alla porta di Gerhart Hauptmann mentre scriveva il suo “Emanuel Quint, quella porta sarebbe stata sbattuta davanti al suo naso, e sarebbe stato letteralmente respinto mentre Gerhart Hauptmann consegnava la sua saggezza nel “Pazzo in Cristo. Ci sono tante cose che impediscono all'uomo di penetrare fino alla triplice comprensione del Cristo: quella di Cristo "storico" che è entrato nella natura delle Ere tramite l'individualità di Zarathustra; quella del Cristo "terrestre" che pur non ha preso in sé nulla della vita della Terra, il Gesù che è venuto a vivere nel bambino della discendenza di Natan; e quella di Cristo stesso, la potenza che è scesa dalle altezze spirituali e ha fecondato tutta la vita terrestre. Questa triplice comprensione deve essere acquisita, cari amici! E lo sarà se la Scienza dello Spirito riuscirà a passare attraverso l'egoismo, e la superbia di quelli per i quali “Lo scopo sublime della conoscenza” è il silenzio e ci spiegano solennemente che per raggiungere tale scopo, la destra può anche essere la sinistra, e lo sarà a prescindere da tutti questi omuncoli che vogliono fondare un nuovo ordine sociale [già da allora si stava congetturando il NUOVO ORDINE MONDIALE dei legionari keynesiani, detto NWO per NEW WORLD ORDER – nota di Marameo], nonché di quelli che blasfemano scrivendo dei cosiddetti romanzi come questo mediocre “Pazzo in Cristo. Nonostante tutto, ci saranno dei cuori umani che si avvicineranno alla comprensione del triplice Cristo. Se potremmo riunirci di nuovo, vi porterò ancora alcuni elementi che potranno completare questo quadro».

 

CONCLUSIONE DI MARAMEO

Purtroppo l'essere umano di oggi, 2024, è decaduto, anzi è un caduto costantemente per il vitello d'oro, sua patria. L'uomo è il de-pensante o l'imbecille, convinto dalla "scienza" odierna di essere un animale, papero o squalo, bipede pennuto o bipede  e sofistico, venditore di fuffa o fuffaro. Non si rende conto di alcun resoconto biblico, quindi non riesce a comprendere in sé nemmeno le proprie proteste. Il "nuovo" ordine mondiale che vorrebbe combattere è opera sua ma non lo sa. Pertanto insegna nelle scuole dell'obbligo di Stato la sua paperologia, convinto di essere lui il creatore dei suoi concetti e delle sue idee. Non riesce a immaginare che il mondo dei concetti e delle idee sia un mondo a parte, non suo ma di tutti, in quanto Regno che NON è di questo mondo. Frustrato, conformista e compulsivo nei "social", e senza spina dorsale, covando risentimento verso il COSMO che gli sta attorno, non fa che assumere posture da spavaldo e da pallone gonfiato. Critica la tv soffrendo quando perfino la tv che critica si accorge della sua stupidità, dove regnano caos, criminalità, razzismo, fascismo. Non riesce a vedere che quel caos non è altro che cosmos, cioè ordine non ancora decifrato. Non può vedere altro che sé stesso in lotta... contro sé stesso, egotismo barbaro mai conosciuto: egoismo di chi, non riuscendo a capire il nuovo, se la prende perfino col "suo proprio" concetto di partigiano. Ma non lo sa: è come un criceto comico che gira in gabbia nella sua ruota.

segue video rappresentativo

VIDEO RAPPRESENTATIVO

Anche la Zanzara punge sé stessa in nome del vitello d'oro o dei criceti

Materiale per la comicità della mafia di Sato

VIDEO DI GIORGO SULL'INTENZIONE

 

L'intenzione a volere non è volere: è pensare. Il volere è consumo di ATP

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