EPISTEME = SPIRITO SANTO
Curatevi, dice Marameo, cioè il sottoscritto, anticamente detto Chalét, dato che in Cina tradussero in cinese un mio libro traducendo anche il cognome Villa (di Nereo Villa) col termine “Chalét”. Azz!
Vi presento innanzitutto un fatto, anzi un misfatto, perpetrato due anni fa dallo Stato-mafia contro Francesco Carbone. Questo fatto, per favore, fatelo conoscere. Perché nella sua assurdità esprime il contrario dello spirito santo - Esprime cioè il diritto di Stato, che è mafia: MAFIA DI STATO, che grida vendetta (sembra di assistere alla cattura di Gesù da parte del sinedrio e dei romani):
https://www.youtube.com/watch?v=VX5qO-ESFz8&t=4s
Oggi (2024) continuo a vedere in giro turisti del mio paese (Castell’Arquato), ancora muniti di mascherina.
Irriverentemente mi sono chiesto in questi giorni se il palestinese Gesù di Nazaret ed il croato Rudolf Steiner abbiano fatto male i loro conti predicando, il primo, l’avvento del consolatore e, il secondo, l’avvento dell’“anima cosciente”. Insomma mi stupisco di essere attorniato da veri dementi, cioè de-pensanti, privi di cervello. Mi chiedo altresì: bisognerebbe leggere oppure bisognerebbe scrivere un trattato sulla paura? Immagino che gli esseri umani di tutto il pianeta, “animali” e “animati” secondo la scienza con l’acca (scienzah), avvertiranno sempre più, come capita a me, di essere attorniati da idioti nell’esponenziale misura in cui tutto ciò che è successo dal 1919, sia illuminato dalla luce della conoscenza.
Di fatto, l’uomo animalizzato ha paura. Invece il terrorismo di Stato, keynesiano e occulto, marcia su tale paura.
Attraverso l’ambigua o falsa “prudenza di Stato”, il commercio dei falsi rimedi farmaceutici (mascherine, vaccini, distanziamento asociale, detto sociale, ecc., per i quali rimando ai cap. 10 e 11 di “Aporie”: “Scienza e non virulenta magia scientista” e “Nanotecnologie per il N.W.O.”), per paura di un raffreddore attribuito a un virus mai conosciuto ma sintetizzato dal computer come spettro, continua a sviluppare la solita pseudo economia del debito, insegnata da Keynes, che vedeva nelle guerre e nelle catastrofi la possibilità di arricchirsi.
Perciò, animato da queste riflessioni, ho cercato nel web qualche mio scritto sullo spirito santo, cioè sull’episteme ed ho trovato me stesso, citato da un antroposofo, l’unico da me riconosciuto come tale da circa ventidue anni. Si tratta di Lucio Russo, morto pochi anni fa. Egli mostrava come ai detrattori di Steiner, sfuggisse la natura ontologica della scienza, da loro considerata meramente formale.
Infatti costoro ed anche molti tra i sedicenti e stucchevoli antroposofisti del business, non considerano la scienza come soggetto, bensì come oggetto, benché impercepibile.
La scienza è un’entità immateriale, spirituale. L’avvento di questa entità costituisce il fatto basilare della vita dell’umanità moderna. Per esempio a proposito della fede dei discepoli in Cristo, Russo cita le seguenti parole di Hegel, il quale scriveva: “Una tale fede, alla quale non mancava la certezza più salda, è tuttavia dichiarata soltanto come l’inizio, la base fondamentale e la condizione, come qualcosa di ancora incompiuto. Coloro che possedevano tale fede non avevano ancora lo spirito, dovevano ancora riceverlo: dovevano ricevere ancora lo spirito che è la verità stessa, lo spirito che è soltanto posteriore a quella fede e che è guida verso ogni verità” (G. W. F. Hegel, “Enciclopedia delle scienze filosofiche”, Ed. Rusconi, Milano 1996, p. 79).
Cosa c’entra l’antroposofia? C’entra! L’antroposofia è posteriore a quella fede e ad ogni conoscenza antica, perché è il nuovo, il nuovo spirito del tempo o Zeitgeist (si pronuncia “zàitgaist” con la zeta aspra) ad informarla, così come è nuovo l’avvento del consolatore, dopo quello del Cristo che lo promise.
Il consolatore è lo spirito santo, cioè lo “spirito di verità”.
E qui, dopo avere citato Hegel, Lucio Russo citava il seguente passo del sacro simbolo (mio libro del 1998): “Tutto ciò che rientra nel concetto di tempo è, per il mondo ebraico, compreso entro il concetto del 40. Si parla infatti dei 40 giorni di peregrinazione di Elia sull’Horeb, dei 40 anni di Mosè nel deserto, dei 40 giorni di digiuno, ecc. Il concetto del 40 si estende fino al 49. Poi incomincia un altro mondo. È un mondo in cui si accede a una conoscenza superiore [...]: la rivelazione dello spirito di verità. Quest’ultima è espressa nel cristianesimo in una festa che cade il 50° giorno dopo Pasqua che, proprio per questo motivo, è denominata Pentecoste” (N. Villa, “Il sacro simbolo dell’arcobaleno”, Ed. SeaR, Casalgrande 1998, p. 59 in https://www.ospi.it/2017/03/29/nikolaj-berdjaev-e-rudolf-steiner/, nota n. 05). E prosegue citando Steiner, che dell’antroposofia diceva che è “una corrente spirituale che nella nostra epoca scaturisce con profonda necessità dal sorgere della concezione scientifica dei secoli scorsi, nella forma che questa ha assunto in modo speciale nel nostro tempo” e che andrebbe vista “più come una figlia vivente dei presupposti scientifici, piuttosto che solo una sua logica conseguenza” (R. Steiner, “L’antroposofia e le scienze”, Ed. Antroposofica, Milano 1995, p. 7). Eccetera.
Insomma, solo chi riconosce il significato della Pentecoste, può capire anche la pentecostale esortazione di Steiner a pervenire scientificamente al Cristo, cioè all’io. Altrimenti bisogna credere a Steiner o ai vangeli o a Marameo ma perché credere quado oggi puoi sapere da te stesso che quello è uno sgabello e non un “lecca lecca”?
L’io diceva: “Quando sarà venuto lui, lo Spirito di verità, vi guiderà verso tutta la verità, perché non vi parlerà da sé stesso; ma vi dirà tutto quello che ascolta, e vi farà conoscere l’avvenire. Egli mi glorificherà perché riceverà del mio e ve lo farà conoscere” (Gv 16,13).
Ecco perché l’io che si spaventa non è cristiano. Non è nemmeno un io. È un sentire animale, un istinto animale di conservazione. È presente nell’uomo. Certamente ma nell’uomo non vi è solo quella presenza di spirito. Vi è anche una presenza di spirito superiore, un io superiore. Del resto, cosa significano le parole: “non vi parlerà da sé stesso”? Vogliono dire che il Paraclito promesso sarà portatore di un pensare libero dal soggettivismo, cioè libero dal sentimentalismo e da ogni sentimento di paura. Ecco perché l’Oriente cristiano intende la terza persona della Trinità (lo spirito santo) come “kenotica”, cioè come dimentica di sé o vuota di sé. Se infatti la scienza non è kenotica non è scienza.
Ma Marameo cosa dici? Non c’è solo la paura. C’è anche la prudenza, che è una virtù cardinale, come insegna la dottrina cattolica. Sì, è vero. Però qui bisogna distinguere allora tra prudenza e scrupolo, dato che l’eccesso di entrambi sono una poltiglia patologica. Inoltre la prudenza-virtù riguarda il regno che è in cielo, non in terra. Quindi in questi anni di finta pandemia (che fu casomai un’epidemia, come innumerevoli altre vi furono sul pianeta) bisognava stare attenti ai pretoni ed ai “burioni”.
Il religionismo, le religioni dogmatiche, le confessioni religiose e la scienza con l’acca (“scienzah” di Stato) divenuta religione, saranno sempre più riconoscibili come il massimo inciampo evolutivo per l’uomo ricercatore del senso sociale per una armonica convivenza umana. Allo stesso modo la libertà del pensare è la condizione fondamentale nell’ambito della vita religiosa e scientifica.
L’esigenza di allontanarsi dalla dogmatica scientifica e/o religiosa, se queste non vorranno saperne di adattarsi all’oggi ma resteranno con le caratteristiche di secoli fa, va di pari passo con l’evolversi dell’autocoscienza.
Ieri, mille, duemila anni fa, eravamo predisposti a formare raggruppamenti, per cui sorgevano religioni di gruppo, e sui gruppi le autorità religiose riversavano un elemento comune espresso in dogmi, norme e concetti religiosi. Per lo spirito del tempo di allora ciò era giustificato. Oggi no. Ed anche se la cosa sembra ripetersi nelle scienze di Stato, lo spirito del tempo antiquato si estinguerà, perché queste “scienze” hanno incominciato a dare letteralmente i numeri del terrore, spaventando le persone con insensate teorie quantistiche e pertanto perdendo esponenzialmente autorevolezza. Il terrorismo della prudenza di Stato agisce solo su dipendenti e “tossicodipendenti” di Stato, cioè su chi “deve” (kantianamente) mangiare quella minestra per non saltare dalla finestra. Ma anche in questo caso non si tratta di persuasioni scientifiche bensì di coercizioni. Oggi le persone non sono più disposte a credere agli Stati come un tempo credevano ai dogmi religiosi, perché ciò che anticamente parlava alle coscienze non penetra più dentro. Perché l’anacronismo, cioè le vaccate, restano fuori. Non le vogliamo fare entrare: l’uomo non le vuole fare entrare in sé.
L’impulso all’io che si manifesta in questo periodo storico è ancora quello dell’apparire virtualmente nel web. L’apparire, il volere diventare famosi, genera la parvenza, ed ogni “tossicodipendente” vuole apparire libero. Sa però benissimo che apparire prudente secondo decretazione d’urgenza di Stato non lo rende immortale e che neanche il catechismo della prudenza, virtù cardinale dello spirito santo, ripeto, non lo dispensa dalla morte se non si intende questa morte spiritualmente, sovrasensibilmente, scientificamente.
Lo spirito santo stesso non può essere santo se non è scientifico. L’uomo non comprende più ciò che proviene dal dogmatismo perché l’evoluzione dell’io di ogni individualità non è più quella di duemila anni fa. Ieri si potevano ancora istruire insiemi o gruppi di uomini intorno al Cristo. Oggi la realtà del Cristo è già nelle singole attività interiori come “io”, anche se ancora profondamente occultata o definita come inconscio o come sovrastruttura. Ma il Cristo che portiamo in noi è innanzitutto portato a coscienza per prima cosa in noi. Dunque è finito il tempo in cui si imponevano rigidi dogmi stabiliti da uomini su uomini. Oggi è necessario cercare in noi tutto quello che può contribuire a rendere comprensibile il Cristo sotto ogni aspetto, e favorendo al massimo l’universalità della conoscenza religiosa e scientifica.
Di per sé, l’istituzione del Cristo, cioè l’istituzione dell’io, è una truffa.
Liberarsi dai dogmi di ogni tipo e descrivere all’altro ciò che risulta dall’esperimento interiore (attività interiore), in modo che religiosità e scienza possano svilupparsi individualmente è dunque la prima esigenza sociale per uscire dal caos terroristico odierno.
Esistono tante religioni e scienze. Volendo comprenderne l’essenzialità, l’anima, cioè l’attività interiore, non può più essere plasmata da fuori o dal confessionale. L'anima esige la libertà del pensare affinché tale libertà possa poi svilupparsi in tutti i campi della vita. Il Cristo è l’involucro protettivo reale di ogni io. La caratteristica essenziale della missione del Cristo fu quella di rafforzare l’io, eterno presente: da circa 2000 anni in ognuno l’io si incarna. Prima di allora, l’uomo parlava in terza persona come i bambini: il mio cuore dice al tuo cuore; l’anima mia magnifica il Signore, ecc. Ma questo io eterno (l’io-sono annunciato, che il Cristo annuncia nei vangeli) ognuno deve trovarlo in sé stesso, come suo ETERNO fondamento. Cristo, il missionario dell’io autonomo che si trova in ogni individualità, afferma sostanzialmente in Giovanni: quando parlo dell’io, intendo l’io eterno che nell’uomo è UNO col fondamento immateriale dell’universo, quindi parlo di ciò che si trova nell’intimo dell’attività interiore di ognuno. Il Padre che annuncio, ognuno lo deve trovare in sé, come suo proprio eterno fondamento.
Certamente siamo poveri in spirito, o mendicanti dello spirito e aspiriamo a compiere piccoli passi: «Beati sono i mendicanti dello spirito poiché troveranno in sé i regni dei cieli. E ciò vare a dire: coloro che si sentono come mendicanti di spirito, che chiedono di accogliere sempre più spirito in sé, troveranno in sé il regno, anzi i regni dei cieli» (R. Steiner “Il vangelo di Giovanni” dodicesima conferenza).
Abbiamo il governo che ci meritiamo e non siamo né più, né meno, criminali di coloro che ci governano. Tutto è nelle nostre mani. Basta restare umani e/o ridiventare umani. Oggi è comunque arrivato il tempo di parlare di queste cose scientificamente.
La seguente sintesi di appunti la trovate a p. 206 di Peter Heusser di “Scienza ed Antroposofia” (Milano 2023) relativa al 5° cap., intitolato NEUROBIOLOGIA, PSICOLOGIA E FILOSOFIA DELLO SPIRITO:
LA REALTÀ DELL’ANIMA E DELLO SPIRITO
A cura di Marameo
Un'ulteriore applicazione dei principi sulla conoscenza e sulla realtà secondo Goethe e Sceiner è l'elemento animico-spirituale considerato come fenomeno. Le caratteristiche della coscienza, ovvero l'elemento psichico come fenomeno, sono ugualmente emergenti nei confronti dell'organismo soltanto vivente, come pure l'organizzazione spazio-temporale del vivente nei confronti della mera sostanza, ovvero del corpo fisico.
Sostanza e organizzazione organica si rivelano, a tale proposito, come necessarie condizioni, ma non come cause di ciò che è fisico.
Questo si vede quando si tratta della causazione psicofisica: la convinzione corrente, che lo psichico sia causato dal cervello, non la si può sostenere epistemologicamente, perché i fenomeni organico-fisici del cervello e quelli psichici - di tutt'altra natura - sono, per l'osservazione, separati da un abisso (tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare).
Non si può osservare un processo causale. L’elemento animico (attività interiore) compare di fronte alla sostanza dell'organizzazione vivente del cervello tramite i suoi propri fenomeni, leggi e azioni pratiche e, visto così, come una peculiare realtà.
Contro di ciò non parla il fatto che la coscienza si possa manifestare solo tramite
il presupposto del cervello vivente e funzionante. Al contrario: il fatto - ancora troppo poco tenuto in considerazione – che la coscienza si associa al catabolismo e alla devitalizzazione, tanto che, fra una fase cosciente e l'altra, la coscienza debba essere sempre rigenerata, parla invece a favore della circostanza che i processi fisici porrebbero basarsi su un'attività efficace di natura peculiare la quale, allo scopo del dispiegamento della coscienza, deve porsi in una certa opposizione verso l'organico vivente (se per esempio sono rapito da uno spettacolo teatrale o cinematografico non sono quasi più cosciente di me, per cui devo poi “rinvenire” cosciente).
Pertanto, si può avanzare l'ipotesi che l'elemento dell'anima sia partecipe anche del catabolismo e della ricostruzione rigenerativa della propria base organica, ma in modo inconscio. Infatti, le strutture cerebrali e le funzioni vitali del cervello devono essere organizzare in direzione della loro funzione animica, quindi secondo le leggi dell'anima, a favore della qual cosa parla anche l'esempio della neuroplasticità dipendente dall'attività psichica. L’elemento animico, nella misura in cui è attivo nel corpo in senso anabolico organizzatore, va distinto dall'animico che diventa cosciente in vario grado, in dipendenza dal catabolismo corporeo. Quest'elemento animico è, per lo più, denominato sinteticamente " psiche". Lo "psichico", pertanto, rappresenta solo una sezione di un'attività animica molto più comprensiva. Per questo tipo di attività più comprensiva, Steiner utilizzò spesso l'espressione organizzazione astrale o animica.
Ovviamente, se cercate nei moderni dizionari italiani l'aggettivo "animico", vedete che è assente in quanto è creduto un primitivismo connesso all'animismo. Gli scienziati della scienza con l'acca non si sono mai resi conto che l'elemento che anima l'attività interiore è animico, appunto. "Non ragioniam di lor, ma guarda e passa"...
In base alle prestazioni intelligenti coscienti dell'uomo si può distinguere fenomenologicamente fra anima e spirito (il vero e proprio "io" dell'individualità umana) e, nei confronti del puro e semplice animico, acquista valore il fatto che lo spirito rappresenti un'entità di volta in volta emergente, non riducibile al semplice animico e che vi si possa anche contrapporre (chi ha mai detto che un ammiratore e studioso di Tizio o di Caio debba, ad es., uniformarsi al loro modo di esprimersi?).
L’anima è un'interiorità soggettiva con qualità inerenti - ancora non pienamente coscienti - d'intelligenza, come si può anche riscontrare nelle prestazioni intelligenti degli animali.
Lo spirito umano trascende tale individualità soggettiva: la sua intelligenza diventa capace di compenetrare di vita pensante realmente le leggi oggettive universali e di porle al proprio servizio. Solo mediante il suo spirito l’essere umano evolve da essere naturale a essere culturale. Solo allo spirito sono accessibili gli interrogativi sul senso e l'importanza della vita e solo lo spirito sviluppa la potenzialità della libertà. Come libere si considerano soltanto le azioni, la cui motivazione si è formata ed è stata compresa in piena consapevolezza in precedenza, grazie a un pensare cosciente.
Ecco perché i "potenziali" scoperti da Benjamin Libet e da altri, che comparirebbero spontaneamente nel cervello prima del diventar consapevoli di un atto spontaneamente deciso, non sono argomenti contro la libertà umana.
L’essere umano non animale ma OMINALE sa pertanto riconoscere gli elementi fisico, vivente, animico e spirituale di sé, sulla base di empiria scientifica e psicologica, come parti di un'organizzazione, interagenti le une sulle altre, rendendole fondamento dell'antropologia medica.
Che dire del popolo? Il popolo è solo un collettivo disorganizzato e schiavizzato, funzionale a chi lo governa per rapinarlo dei talenti individuali (vero capitale) che sono in ogni essere umano. Perciò è detto bue, cioè animale e da mettere in recinti. Perciò sarebbe meglio chiamarlo organismo sociale (anziché società astrattamente pensata). Ma campa cavallo! L'organismo sociale è vivente ma chi se ne è accorto mai? Se fosse per me, chiamerei il Governo del Popolo: GOVERNO DELL'ORGANISMO SOCIALE. Ma io sono solo un servo inutile che continua a predicare la tri-articolazione dei suoi poteri dal 1972, senza averne mai visto finora una luce iniziale, tranne che nell'associazione italiana di Francesco Carbone. Peccato che la maggior parte dei suoi seguaci sia per ora avversa allo studio scientifico del Sé, cioè dell'io superiore.
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