Il Mistero della Volontà con Marameo
Benvenuti nella pagina "Volontà" di Marameo, dove esploriamo il profondo significato di questo concetto e come si lega alla nostra missione di diffondere conoscenze e proposte per una società risvegliata.
La volontà è un elemento fondamentale del mio approccio alla tri-articolazione dei poteri dell'organismo sociale. Rappresenta la capacità di agire consapevolmente e di prendere decisioni che influenzano il nostro percorso individuale e collettivo. Scambiata con la mera intenzione a volere è pensiero astratto, non volontà, la quale si estrinseca mediante metabolismo, non mediante speculazione cerebrale.
Il Significato del VOLERE
Volere è forza motrice di ogni trasformazione. Attraverso la conoscenza profonda del mistero della volontà, possiamo raggiungere una maggiore consapevolezza e armonia nella società.
Contribuire alla Società Attraverso la Volontà
La volontà è la chiave per affrontare le contraddizioni presenti nella struttura sociale attuale. Con la volontà in atto si attua ogni idea di tri-articolazione dei poteri, promuovendo consapevolezza, cambiamento positivo, pace sul pianeta e la gioia di superare contraddizioni e aporie.
Integrazione di Epistemologia e Intelligenza Artificiale
La connessione tra epistemologia e intelligenza artificiale entro una struttura tri-articolata dell'organismo sociale non può che basarsi sull'armonia tra logica matematica e creatività. Questa integrazione è essenziale per il progresso e il benessere di tutti.
Il Ruolo Chiave dell'Intelligenza Artificiale
Entro un organismo sociale tri-articolato, l'intelligenza artificiale potrebbe svolgere un ruolo fondamentale nell'emancipazione, nel progresso e nella partecipazione di tutti. La sua applicazione mira a facilitare soluzioni innovative e a promuovere un futuro sostenibile per tutti.
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VOLONTÀ
Appunti da una conferenza di R. Steiner tenuta a Zurigo nel novembre 1917, intitolata
"Il mistero della volontà", a cura di Nereo Villa.
Per uscire da questa evoluzione in regresso occorre che l’io si rivolga alla rivelazione data da quanto può essere compreso solo attraverso la conoscenza dell'io. Tutte le obiezioni che si possono porre e che possono essere in apparenza persino giustificate, non significano nulla di fronte al fatto che, senza recepire la scienza dell'io, la cultura dell’umanità dovrà cadere in rovina, mentre sulla terra opereranno potenze che non uniscono all’umanità la loro evoluzione nel cosmo.
Solo chi non vuole assolutamente prestare attenzione a quanto sta accadendo oggi in tutto il mondo come risultato delle ultime guerre, può chiudere gli occhi di fronte al fatto che ci troviamo all’inizio di un processo distruttivo da cui può farci uscire soltanto qualcosa di nuovo.
Qualsiasi cosa si cerchi all’interno del processo distruttivo stesso, non potrà che essere se non un’altra forza di distruzione. Soltanto quanto attingerà veramente a fonti che non appartengono all’evoluzione terrestre compiuta sino ad ora, potrà divenire forza di ricostruzione.
Si presentano difficoltà molto grandi all’ingresso dei risultati di quelle fonti. Proprio chi oggi parla ogni giorno di iniziazione straparla. Si continua a parlare di iniziazione ma proprio in ciò si continua a sbagliare. Occorre eliminare da sé l'ambizione, soprattutto quando l'ambizione si esprime sotto forma di un giudizio sulla propria personalità in confronto ad altre. E questo è quanto avviene tra i sedicenti odierni antroposofi tutti. Si sviluppano rancori ed invidie reciproche.
Tra le prime cose che saranno ampiamente mostrate all’umanità vi è il mistero della volontà umana, che si nascose alla più recente civiltà umana, a partire dalla metà del XV secolo, inizio della quinta epoca post-atlantica. La concezione che l’umanità odierna (2024) ha del mondo non ha la benché minima nozione della volontà.
Il singolo uomo non sperimenta mai, da sveglio, la vera essenza della sua volontà. Da sveglio sperimenta l’essenza della sua vita di rappresentazione, così come sperimenta in sogno l’essenza del sentimento ma, parzialmente, dorme, pur essendo desto, per quanto concerne la sua volontà: andiamo per il mondo come cosiddette persone deste ma in realtà siamo desti solo per le rappresentazioni, siamo desti a metà, cioè sognanti riguardo ai sentimenti e completamente addormentati riguardo alla volontà. Non facciamoci illusioni in proposito. Abbiamo rappresentazioni di ciò che vogliamo, ma sperimentiamo da desti la volontà solo quando questa si trasforma in rappresentazione, quando si delinea come intelligenza. L’uomo comune non sa oggi nulla di quanto accade nelle profondità dell’essere umano allorché solleva anche soltanto una mano, cioè quando mette in moto la sua volontà. Ciò significa che il mistero della volontà è praticamente del tutto sconosciuto all’uomo di oggi; ciò dipende in realtà dal fatto che tutta la nostra cultura attuale, in particolar modo quella che si è affermata a partire dal XV secolo, è una cultura intellettualistica, una cultura della ragione. La cultura scientifica è anch'essa infatti una cultura intellettuale. La volontà gioca un ruolo minimo in tutto ciò che afferriamo con l’intelletto, in ciò che pratichiamo con la ragione. Quando pensiamo, quando elaboriamo rappresentazioni, vi è naturalmente coinvolta anche la volontà, ma in una forma molto raffinata. L’uomo non si accorge di come la volontà pulsi nell’attività immaginativa o comunque di come la volontà agisca entro il suo essere: NON LO SA. Il mistero della volontà non è svelato agli uomini dei tempi moderni a causa della cultura esclusivamente intellettualistica di oggi.
Se invece si cerca di destare, con l’aiuto dell'immaginazione e dell'ispirazione, le forze in grado di penetrare nel processo in atto quando l’uomo vuole, ci si accorge che nel nostro corpo fisico tra la nascita e la morte la volontà è legata non a processi costruttivi ma a processi distruttivi: se nel nostro cervello si verificassero unicamente processi costruttivi, se vi si verificasse soltanto quanto è prodotto, ad es., dalla nutrizione assimilata dalle forze vitali, non potremmo sviluppare attività interiore né dell'io tramite nervi e cervello: l’elemento animico (attività interiore) e quello spirituale (io) si insediano in ciò che si distrugge solo grazie al fatto che nel nostro cervello sono in corso processi di demolizione, dì distruzione. La volontà agisce proprio in questi. La volontà umana è sostanzialmente qualcosa che in parte lavora per la morte dell’uomo già durante la vita fisica. Stiamo sempre morendo nell’organizzazione del capo: moriamo in ogni istante. Viviamo solamente grazie al fatto che la nostra restante organizzazione agisce di continuo in contrasto con la morte del capo. Ciò che è attivo nella morte del capo è innanzi tutto la volontà. Nel nostro capo ha luogo di continuo lo stesso processo che, indipendentemente da noi, si verifica nel cosmo quando abbiamo attraversato la morte fisica: in quanto individualità umane ed in quanto entriamo attraverso la soglia della morte nei mondi animico-spirituali, il nostro cadavere in realtà non ci riguarda; ma questo cadavere riguarda invece molto da vicino il cosmo, consegnato agli elementi della terra (vuoi per mezzo della cremazione o della sepoltura); qui il corpo fisico prosegue a modo suo la stessa azione condotta parzialmente dalla nostra volontà, tra nascita e morte, nel sistema dei nervi e dei sensi.
Pensiamo ed immaginiamo grazie al fatto che la volontà distrugge in noi qualcosa. Consegniamo alla terra il nostro cadavere e la terra intera pensa ed immagina con l’aiuto del cadavere in decomposizione, il quale continua solamente lo stesso processo che noi compiamo durante la vita. Ciò che si svolge di continuo nella terra grazie alla reciproca azione tra l’elemento terreno originario e ciò che ha luogo nella terra grazie all’unione con i corpi morti degli uomini, è un’attività identica nel genere all’attività volitiva che in noi si esplica continuamente tra la nascita e morte in modo inconscio nei processi di demolizione e di distruzione, operando in modo cadaverico nel nostro sistema dei nervi e dei sensi.
Tra nascita e morte entro i limiti della nostra pelle agisce distruggendo, unendosi al nostro io, la stessa volontà che agisce cosmicamente tramite il nostro cadavere, nell’attività di pensiero e di rappresentazione della terra intera, quando le abbiamo appunto consegnato il nostro cadavere. Siamo così legati, cosmicamente, al processo animico-spirituale dell’intero essere della terra.
Questa immagine è importante perché colloca concretamente l’uomo nell’elemento cosmico della nostra esistenza terrena e ciò dimostra quanto la volontà umana sia affine a ciò che le forze di morte producono
nella nostra esistenza terrena. Mostra, ripeto, l’affinità della volontà umana col modo in cui agisce la volontà cosmica universale entro l’esistenza terrena, nel distruggere, nel causare condizioni di morte.
Eppure, così come la nostra evoluzione nel mondo dell'io, dopo aver attraversato la soglia della morte, dipende dal fatto che non abbiamo più il cadavere, che non operiamo più con queste forze, bensì con
altre, allo stesso modo la proficua evoluzione di tutta la terra dipende dal fatto che l’umanità di questa terra si unisca a forze che non siano di distruzione, bensì vitali, le quali si sviluppano in senso diverso rispetto alle forze di morte.
Esprimere queste cose all’uomo odierno, pieno di risentimenti per la sua condizione di schiavo contribuente, è quasi impossibile. La serietà di una simile verità è percepita da più di un secolo in modo limitato, dato che l'umanità-animale della "scienza" ha disimparato a considerare le grandi verità con la serietà con cui avrebbe dovuto operare. Mi chiedo: “Com’è dunque connesso ciò che risiede volontà umana, come sopra descritto, rispetto ai processi distruttivi della natura esterna? In che modo il vero carattere della volontà umana è connesso ai processi distruttivi della natura esterna?”. Proprio qui ritrovo la più grande illusione dell’uomo-animale d'oggi. Cosa fa infatti in realtà l’uomo-animale d'oggi quando osserva la natura? Egli dice: “Ecco un processo naturale in corso. Prima di tale processo se n’è svolto un altro, che ne costituisce la causa; prima di questo, un altro ancora, che ne è a sua volta la causa, ecc.”. Oggi l'uomo-animale, disabituato a pensare, trova nella natura una CATENA di cause e di effetti ed è molto orgoglioso quando riesce a capire il mondo esterno in tal senso, cioè seguendo il filo conduttore della causalità. Cosa avviene allora? Se mi appello alla coscienza di un geologo o a quella di fisico, o di un chimico o di qualsiasi altro scienziato ortodosso odierno mi accorgo che ha paura di trarre le conseguenze ultime dalla sua congettura di fatti concatenati da cause ed effetti: se prendesse una qualsiasi parola scritta, dovrebbe vedere che la lettera finale di quella parola proviene da quella che procede. E la prima lettera da dove procede? Dovrebbe chiederselo. E non potrebbe rispondere cercando la causa oltre l'alfabeto. Oltre l'alfabeto cosa c'è? L'abbecedario? Il libro? La carta? L'albero da cui proviene la carta? Quindi "lo scienziato" ha paura di essere coerente con la sua visione causidica e non può più procedere oltre. Questo avviene se, come dice "la scienza", è un animale.
A questo punto tutto cambierebbe se egli anelasse a ri-considerarsi OMINALE, cioè appartenente alla "specie" dei FIGLI DEGLI UOMINI. Allora e solo allora si potrebbe provare a chiedergli di immaginare - per essurdo - che la natura terrestre (comprendente pietre, piante e animali) non si fosse evoluta, come invece avvenne con la presenza umana: con tale immaginazione non si sarebbero costruite case, macchine, non si sarebbero costruiti aratri per bufali e tori, intelligenze artificiali, ecc. Allora si imporrebbe la domanda "Tutto il resto non percepito oggi come prodotto dall’uomo, dovrebbe esistere dall’inizio alla fine anche se l’uomo non fosse esistito, dato che nella natura esterna sussisterebbe quella catena di cause e di effetti?"
Secondo la visione che se ne ha oggi (2024), tutto quanto procede è conseguenza di ciò che è venuto prima, e l’uomo non partecipa minimamente al formarsi di tale catena.
Ecco dunque: questa concezione ha in sé un errore animale, il medesimo di chi per esempio scrivesse semplicemente la frase: “Castell'Arquato è un paese” e dicesse: «Voglio ora analizzare scientificamente la frase. Cominciando dal fondo, ho come prima lettera la E (paesE). Essa deriva dalla S (paeSe). Prendiamo ora la S, che deriva da un'altra E precedente, e poi la A dalla precedente P, ecc. Ho così ogni volta l’effetto della causa che precede: una lettera è effetto di un'altra lettera e così via". O "scienziati"! Vedete bene che ciò è assurdo: ogni lettera ha origine unicamente per il fatto che io l’ho scritta, e certamente la lettera che precede non ha prodotto quella che segue. Un’analisi approfondita e scevra da pregiudizi dell’essenza dei fenomeni naturali vi dovrebbe condurre alla medesima convinzione.
Se invece, da animale, mi abbandono alle grandi illusioni della scienza moderna (detta scienzah con l'acca), devo dire che gli effetti sono la conseguenza delle relative cause.
Ma non è così.
Le vere cause vanno ricercate altrove, cosi come dobbiamo ricercare la causa della successione delle lettere nel nostro intelletto.
E dove risiedono, le cause dell’accadere naturale in generale? LO SI PUÒ STABILIRE SOLTANTO PER MEZZO DELLA CONCEZIONE SPIRITUALE (o IMMATERIALE, o SOPRASENSIBILE, che dir si voglia). LE CAUSE RISIEDONO NELL’UMANITÀ.
Se si vuole riconoscere le cause reali dell’evoluzione naturale della terra occorre analizzare in che modo la volontà umana - che rispetto alla coscienza di oggi resta profondamente nel cosiddetto inconscio - è collocata al centro del corpo umano, cioè nell’addome. Nel capo umano è attiva solamente UNA PARTE della volontà; la parte più significativa della volontà è però centrata nell’altra organizzazione dell’uomo. E quanto entra nell’esistenza come processo naturale esteriore dipende dal modo in cui l’uomo si trova in relazione con la sua volontà inconscia. Lo stesso vale per l’intero corso naturale.
È notorio che in epoca atlantica l’uomo si era dato ad una specie di magia nera. Conseguenza ne fu la congelazione del mondo civilizzato. In senso più ampio, l’evoluzione della natura è, sì, la conseguenza di attività volitiva ma non non del singolo uomo, bensì del concorso delle molteplici forze volitive umane, provenienti dai baricentri umani. Detto in altre parole ipotetico-immaginative, se fosse possibile a un essere adeguatamente evoluto studiare la terra ed il suo corso partendo da un punto di vista extraterrestre o da un qualsiasi corpo celeste del sistema solare, tale essere non descriverebbe la natura come farebbe l’uomo che vuole essere erudito ma abbracciando la terra con uno sguardo, direbbe: “Là vi è la terra; vi sono molti punti ed in questi sono accentrate forze che causano il corso della natura”. Per lui questi punti non sarebbero però dentro la natura, bensì sempre dentro agli uomini. Chi volesse guardare dall’esterno, avvertirebbe che, volendo ricercare le cause di ciò che avviene nei processi della natura, dovrebbe guardare nell’interiorità dell’umanità.
Pertanto mi sembra possibile fare una previsione sulla scienza naturale del futuro: per forza di cose, comprendere la connessione tra la volontà umana ed il generale corso naturale, diverrà per l’umanità parte integrante della scienza del futuro, proprio perché è evidente che l’errore può sorgere solo osservando i processi della natura senza andare più in là del proprio naso, dato che in tal caso la connessione non risulterebbe.
Con tale scienza capace di dare importanza tanto agli effetti del generale corso naturale, per esempio la volontà degli animali, quanto a quelli della volontà degli umani (che, ripeto, NON sono animali ma ominali) l’uomo si sentirà responsabile per ciò che egli è in modo completamente diverso da quanto non faccia comunemente oggi. Da cittadino della terra l’uomo diverrà cittadino del cosmo. Imparerà a considerare il cosmo come qualcosa che gli appartiene.
Questa conoscenza non agisce in modo offuscato, come avviene per il nostro sapere intellettualistico in cui si teorizza tutto e il contrario di tutto, ma, essendo ricavata dalla realtà in misura di gran lunga maggiore, agisce in modo reale: proprio perché agisce in modo molto più reale di quanto non faccia il sapere non illuminato dell’umanità animale di oggi, è necessario che l’uomo prenda seriamente quanto gli si dischiude attraverso questa conoscenza. Non si può da un lato divenire cittadino del cosmo nel senso ora descritto e rimanere dall’altro il retrivo di sempre, formatosi nei secoli scorsi, a partire dalla metà del XV secolo. Non si può pretendere di volersi inserire coscientemente nei processi del cosmo e ad un tempo sparlare dei propri simili come avviene tutt'ora tra sedicenti iniziati o antroposofi o filosofi, di Stato.
Retrocedendo nell’evoluzione della terra fino all’8° secolo a.C., prima dell'odierna cultura materialistica si trova la cultura greco-latina. Un paio di secoli dopo l’inizio dell’epoca greco-latina si vede affiorare quanto si vorrebbe definire come l’antica vita di saggezza della preistoria, già filtrata in Grecia. Nietzsche ebbe in tal senso notevoli percezioni, benché patologiche. Fin dagli inizi della sua attività spirituale Nietzsche si sentì nemico di Socrate e non si stancò mai di parlare del valore superiore della cultura presocratica greca rispetto a quella socratica e post-socratica.
Non voglio addentrarmi in questo argomento, se non per dire che è indubbio che se con Socrate ebbe inizio, per l’umanità, un’epoca grande, che giunse al suo apice tra il 14° ed il 20° secolo, l’Era di Socrate è però
oggi terminata. Tale Era estrapolò la logica pura, la dialettica pura dalla precedente saggezza istintiva. Questa estrapolazione di logica pura e di dialettica pura dall’antica saggezza chiaroveggente costituisce la caratteristica della nostra cultura occidentale, che diede la sua impronta anche al Cristianesimo; anche la teologia occidentale è infatti una teologia dialettica. Tutto ciò che tuttavia affiorò in Grecia come dialettica, o come spiritualità filtrata fino all'astrazione, risale appunto ai misteri dell’Oriente. In questi misteri vi erano anche coloro che fondarono una cultura (che divenne poi la cultura cinese); tra questi si incarnò la figura del portatore di luce Lucifero. Non dobbiamo nasconderci che lo stesso Lucifero si incarnò un giorno in un corpo, allo stesso modo in cui Cristo percorse la terra al tempo del mistero del Golgota.
Considerando tutto quanto è stato prodotto da Lucifero come una sorta di “noli me tangere” si disconosce però in modo retrivo l’incarnazione luciferica. Da Lucifero era partita ad esempio anche la grandezza della cultura greca, l’arte antica stessa, l’impulso artistico dell’umanità.
Soltanto che in Europa tutto ciò si è irrigidito sino a divenire luogo comune, privo di contenuto.
Sapienza luciferica era altresì quella attraverso cui in un primo tempo venne compreso il Cristianesimo
in Europa. È significativo proprio il fatto che con la saggezza greca, sviluppatasi come gnosi per
comprendere il mistero del Golgota, abbia cooperato l’antica sapienza luciferica, dando una forma
all’antica gnosi.
Il fatto che l’evento del mistero del Golgota si sia rivestito di quanto Lucifero aveva dato all’evoluzione della terra, costituisce per quei tempi la più grande vittoria del Cristianesimo. Ma mentre la cultura di Lucifero scompariva, si delineò pian piano ciò che predisponeva la futura incarnazione di Arimane (detto anche Satana, Belial o Beliar nei vangeli per indicare Mammona, dall'ebraico מימון, che significa finanziamento, economicismo, ecc.) nel mondo occidentale. Oggi da quasi un secolo Arimane si è incarnato: questo evento si è verificato, così come pure si è incarnò Lucifero e come si incarnò il Cristo, poiché ciò fa parte dell’evoluzione terrestre.
La sola cosa che conta è considerare questo evento in modo tale che ci si prepari nel giusto modo; Arimane non agì infatti unicamente nel momento in cui comparve sulla terra in veste umana; da più di un secolo Arimane predispose dai mondi soprasensibili la sua apparizione. Egli opera già entro l’evoluzione dell’umanità; dall’aldilà egli continua a cercare strumenti attraverso cui predisporre quanto dovrà venire.
Uno strumento fondamentale affinché quanto Arimane sta portando all’umanità possa avere un effetto positivo (allo stesso modo di Lucifero, anche Arimane porta con sé aspetti positivi) è costituito dal fatto che l’umanità si ponga nei suoi confronti nel giusto modo.
Ciò che conta è che l’umanità animale non si lasci sfuggire, dormendo, la comparsa di Arimane. Quando un giorno egli comparve e continuerà a comparire nel mondo occidentale, sui registri comunali si annotò e si annoterà: “È nato Pinco Pallino” (non è questo il nome, ovviamente) ed egli sarà considerato un cittadino grassoccio come tanti altri e ci si lascerà sfuggire quanto è successo e sta veramente accadendo. I nostri professori universitari non si preoccuperanno di certo affinché ciò non sfugga. Ciò che importa è che gli uomini di quesra epoca arimanica sappiano che si tratta soltanto esteriormente di "Pinco Pallino", mentre nell’interiorità sarà presente Arimane; è inoltre importante che non ci si lasci ingannare nel valutare quanto avviene, in un sogno illusorio. Già ora non è lecito abbandonarsi ad alcuna illusione sul fatto che da più di un secolo si stanno preparando simili eventi.
Tra i mezzi più significativi di cui Arimane dispone per agire sulla terra dall’aldilà, vi è quello di promuovere nell’umanità il pensiero astratto, la mera logica formale. E dal momento che l'intelligenza artificiale è principalmente logica formale, pensiero astratto, che sarò sempre più amato, l'uomo animale sta preparando nel modo più favorevole ad Arimane la sua continua comparsa. Nulla potrebbe meglio predisporre la cattura della terra intera da parte di Arimane, per l'evoluzione, che il continuare la vita astratta ed astraente già oggi penetrata persino nella vita sociale. È questa una delle finzioni, uno degli scherzi attraverso cui Arimane prepara, secondo il suo disegno, il suo regno sulla terra.
Anziché mostrare oggi agli uomini ciò che ha da venire in base ad esperienza completa, si parla all’umanità di teorie generiche, persino di teorie sociali.
Coloro che parlano di teorie ritengono astratto proprio quanto si rifà all’esperienza, poiché non hanno alcuna idea della vita. Tutto ciò fa parte del piano voluto da Arimane.
Arimane ha però anche un altro modo di predisporre la sua venuta, ossia attraverso, un'errata
interpretazione dei vangeli (ed anche qui si tratta di qualcosa che oggi deve essere reso noto). Sapete
che oggi vi sono molti uomini, in particolar modo tra i rappresentanti ufficiali delle varie religioni, che
combattono radicalmente proprio quanto la scienza, quella senz'acca, o dell’iniziazione alla Sapienza (Sophia) fa fiorire tra noi per una nuova conoscenza del Cristo.
Tali uomini, se non sono semplicemente schiavi del razionalismo, accettano almeno ancora i vangeli; ma cosa sanno in fondo della vera natura dei vangeli? Questi sono stati proprio gli uomini che nel 19° secolo si sono serviti per interpretare i vangeli, del metodo esteriore e laico, "storico-scientifico". E che ne è stato dei vangeli sottoposti al metodo "scientifico" del 19° secolo?
Non si è avuto altro che una graduale materializzazione dell’interpretazione dei vangeli. Per prima cosa
si poterono constatare le contraddizioni dei quattro vangeli messi a confronto. Dalla percezione di tali
contraddizioni ebbe in fondo inizio la caduta verso il basso, fino a giungere all'odierna “esculturazione” dei vangeli stessi e dello stesso cristianesimo dalla cultura (“esculturazione” è un neologismo della sociologa francese Danièle Hervieu-Léger, cfr. la "Conclusione della ricerca sui due bambini Gesù").
Dalla "scienzah" con l'acca non si potrà ricavare alcunché che serva a dimostrare l’autenticità dei
vangeli nel senso in cui vogliono gli "uomini-animali" della "scienzah".
Per avere l’atteggiamento giusto nei confronti dei vangeli si dovrà sapere perché essi sono nati; ciò significa che si dovrà sapere cosa VOLLERO e vogliono in definitiva i vangeli. Lo si potrà riconoscere soltanto fecondandosi veramente con una Scienza senz'acca.
D'altro canto, approfondendo i vangeli ed accogliendone il contenuto e le forze si ottiene un contenuto
per l'attività interiore. "Nessuna scienza esteriore potrà spiegarci i vangeli, ma possiamo approfondirli, ricavandone così un contenuto animico. Questo contenuto animico è però una grande allucinazione, per quanto si tratti di un’allucinazione raffinata, l’allucinazione del mistero del Golgota. La cosa più alta che si possa ricavare dai Vangeli è appunto l’allucinazione del mistero del Golgota, né più né meno. Vedete, proprio la chiesa cattolica più recente conosce questo segreto. Per questo essa in fondo non vuole che i vangeli siano conosciuti dai profani, poiché teme che si arriverebbe a comprendere che attraverso di essi si
può giungere solamente all’allucinazione del mistero del Golgota, ma non alla conoscenza storica di
Cristo. Potrei anche definirla immaginazione, poiché l’allucinazione è tanto raffinata da essere una vera
immaginazione. Ma attraverso il contenuto dei Vangeli non è possibile ottenere più che un’immaginazione" (R. Steiner, Il mistero della volontà").
Qual è la via dall’immaginazione alla realtà? Tale via viene appunto schiusa dalla Scienza che R. Steiner chiama "Scienza dello Spirito": "soltanto per mezzo di essa e non di quanto ne sta al di fuori. Ciò significa che l’immaginazione dei Vangeli deve essere elevata a realtà dalla scienza dello spirito. È di estremo interesse per Arimane predisporre la propria incarnazione in modo tale che gli uomini non percorrano tramite la scienza dello spirito il cammino dall’immaginazione dei Vangeli alla realtà del mistero del Golgota. Proprio come Arimane ha il massimo interesse a conservare il senso per l’astrazione, così ha pure il massimo interesse che l’umanità sviluppi sempre più una religiosità che si basa unicamente sui Vangeli. Se riflettete su questo fatto, vi renderete conto che gran parte delle confessioni religiose oggi esistenti non sono altro che una preparazione di Arimane per realizzare i suoi fini nell’esistenza terrena. In che modo ad esempio si potrebbe meglio servire Arimane, se non decidendo di sfruttare un potere di cui si è in possesso per ordinare a coloro che in tale potere credono ed a cui si assoggettano, di non leggere letteratura antroposofica? Non si potrebbe rendere ad Arimane servizio migliore che il provvedere a che un certo numero di persone non legga la letteratura antroposofica [...]. Non è possibile oggi prospettare certi fatti senza riserve rispetto alla luce della verità! Oggi si deve invece riconoscere che l’evoluzione del mondo si trova in un preciso rapporto con i tempi cosmici, delimitati dall’incarnazione luciferica che si verificò, nello spazio e nel tempo, in epoca anteriore al mistero del Golgota. Questo corso viene però ostacolato dall’incarnazione occidentale di Arimane, proprio affinché le forze si rafforzino di fronte all’ostacolo. [...] Molte persone hanno oggi un interesse interiore a chiudere gli occhi per indolenza di fronte a questa seria realtà. Gli antroposofi non dovrebbero avere un interesse del genere; dovrebbero piuttosto sviluppare un certo impulso a fare il più possibile per diffondere nell’umanità la scienza dello spirito. [...] Oggi è necessario chiarire agli uomini la loro condizione. [...] È necessario per noi parteggiare con coraggio per la verità, per quanto sia possibile. Questo è quanto mi pare emergere in particolare dalla conoscenza di quanto è collegato all’evoluzione dell’umanità" (ibid).
Purtroppo, a causa del sub-umanesimo imperante (uomo-animale della "scienzah") non è mai esistito in Italia un sedicente antroposofo che abbia informato gratuitamente o parli di questa nobile conferenza. I sedicenti ovviamente preferiscono organizzare scuole, cliniche, e altre varie iniziative per ricchi... e commerciare: dai libri, ai colori, ai giocattoli: tutto ovviamente a prezzi esorbitanti non certo destinati a persone a reddito medio/basso! Azz!
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