Benvenuti nella pagina 'Ancora sulla volontà'

La nostra pagina 'Ancora sulla volontà' ha come obiettivo principale la dimostrazione dell'inesistenza dei nervi motori. Attraverso approfondite analisi e studi, vogliamo mettere in luce questo concetto fondamentale.

Esplorazione dell'evoluzione della coscienza umana

Sulla nostra pagina, esploriamo l'evoluzione della coscienza umana osservando il pensare. Crediamo fermamente che questo approccio sia possibile e ci permetta di comprendere meglio il nostro sviluppo come individui e come specie.

La critica alle confessioni religiose

Sulla nostra pagina, critichiamo il confessionalismo religioso distinguendo la mistica dogmatica dalla mistica oggettiva. Vogliamo promuovere una discussione aperta e costruttiva su questo tema importante.

ANCORA SULLA VOLONTA'

Per prevedere lo sviluppo dell'intelligenza artificiale occorre sapere almeno qualcosa dell'intelligenza umana. Cos'è l'INTELLIGENZA UMANA?

Devo partire da me stesso per saperlo. Se, per esempio, con un dito della mia mano premo un tasto sono io a premerlo, non un nervo motore. È oggi notorio che, fino a prova contraria, i nervi sono tutti sensori, cioè strumenti feedback indicatori del punto in cui si trova il mio dito ( https://www.ospi.it/2004/09/18/nervi-sensori-e-nervi-motori/ ). Allo stesso modo è notorio che il pensare è strumento dell'io:
"Un errore molto diffuso, riguardante il pensare, consiste nel dire: «Il pensare, quale è in se stesso, non ci è dato in alcun luogo. Quel pensare che collega le osservazioni delle nostre esperienze e vi innesta una rete di concetti, non è affatto uguale a quello che più tardi estraiamo dagli
oggetti dell'osservazione e facciamo oggetto del nostro studio. Quello che in un primo tempo intessiamo incoscientemente nelle cose, è tutt'altro da quello che poi coscientemente ne tiriamo di nuovo fuori».
Chi così conclude, non capisce che in tal modo non gli è proprio possibile sfuggire al pensare. Se considero il pensareIo non esco dal pensare. Chi vuole distinguere un pensare pre-cosciente da un successivo pensare cosciente, non dovrebbe dimenticare che questa distinzione è completamente esteriore, che con la cosa in sé non ha nulla a che fare. Io non faccio di una cosa un'altra cosa solo perché la considero col pensare. Posso ben figurarmi che un essere dotato di organi di senso diversi dai miei e di un'intelligenza diversamente funzionante abbia di un
cavallo una rappresentazione del tutto diversa dalla mia, ma non posso figurarmi che il mio proprio pensare divenga un altro solo perché lo osservo. Io stesso osservo ciò che io stesso produco. Qui però non sto trattando di come il mio pensare possa apparire diverso ad un'intelligenza diversa dalla mia, ma di come esso appare a me.
L'immagine del mio pensare in un'altra intelligenza non può comunque essere più vera di quella che ne ho io. Solo se non fossi io l'essere pensante, e se il pensare venisse a me come attività di un altro essere a me estraneo, potrei dire che la mia immagine del pensare risulterebbe, sì, in un dato modo, ma non potrei mai sapere che cosa sia in sé stesso il pensare di quell'essere. Per cui non ho comunque il minimo motivo di guardare il mio proprio pensare da un altro punto di vista. Tutto il resto del mondo lo considero mediante il pensare. Come potrei fare un'eccezione per il mio pensare? Con ciò ritengo sufficientemente giustificato se, nella considerazione del mondo, io parto dal pensare" (R. Steiner FdL).

Ciò premesso, partendo dal pensare, mi accorgo che la geometria e la matematica, generandosi nel sistema di movimento (metabolico) dell'organismo umano sono MISTICA OGGETTIVA. Per esempio, se provo a mantenere la stazione eretta mi accorgo di non riuscire ad essere immobile come una statua ma di disegnare triangoli impercettibili col movimento del mio corpo.
Tale MISTICA OGGETTIVA è ben confermata anche da idiomi. Per esempio il termine "màthesis" significa in greco "dottrina", ma anche "oggetto di cognizione", "conoscenza". Da questo punto di vista, "mistica", "màthesis" e "matematica" sono, appunto, una cosa sola. Ecco perché la mathesis era per Giordano Bruno "la miglior guida alla contemplazione del puro INTELLIGIBILE" (G. Bruno, "Opere Latine. Il triplice minimo e la misura. La monade, il numero e la figura. L'immenso e gli innumerevoli", Ed. UTET, Torino, 1980).
Il TERMINE "INTELLIGIBILE" proviene dal latino "intelligĕre", formato dal verbo "legĕre", "cogliere, raccogliere, leggere" e dalla preposizione "intus", "dentro", onde "leggere dentro, leggere in profondità". L'intelligenza è letteralmente allora la capacità di "intus ire", "andare dentro, vedere in profondità, al fine di CONCEPIRE".

Ecco allora perché per R. Steiner "La domanda: «Come acquisto io notizia dell'albero che sta lontano dieci passi da me?» è posta in modo completamente sbagliato. Tale domanda scaturisce dall'idea che i limiti del mio corpo siano pareti assolutamente separatorie, attraverso le quali penetrano in me le notizie delle cose. Ma le forze che agiscono entro la mia pelle sono le stesse di quelle che esistono al di fuori. Perciò IO SONO REALMENTE LE COSE; certo non io in quanto soggetto del percepire (sentire) ma in quanto io sono una parte del divenire generale del mondo. L'OGGETTO DI PERCEZIONE "albero" e il mio io (l'oggetto di percezione "io") stanno dentro uno stesso intero.

Il divenire generale del mondo suscita in uguale misura lì l'oggetto di percezione "albero", qui l'oggetto di percezione del mio io. Se invece che conoscitore del mondo, io ne fossi il creatore, oggetto e soggetto (oggetto di percezione "albero" e oggetto di percezione "io" sorgerebbero in uno stesso atto, dato che questi si condizionano l'un l'altro reciprocamente. Come conoscitore del mondo posso trovare ciò che entrambi hanno in comune come entità appartenentisi a vicenda, SOLO ATTRAVERSO IL PENSARE, che collega insieme i due mediante concetti" (Steiner, op. cit.).

L'intelligenza è dunque il pensare che entra nelle cose per conoscerle intuendole (dal latino "intus ire", "andare dentro"). Quindi è vita dell'io, che non è affatto un dato di fatto definibile, essendo sempre in DIVENIRE verso il FUTURO.

Cos'è invece l'intelligenza artificiale o algoritmica? È esperienza del PASSATO (anche se si tratta di un millesimo di secondo fa), che viene, sì, proiettata nel presente e nel futuro ma in sé stessa è MERO PASSATO. E il passato non è il futuro.

L’unico elemento contenente futuro è il PENSARE UMANO, che è in grado di progettare una nuova macchina, mai definitiva e sempre da migliorare.

Come migliorare l'intelligenza artificiale? Accorgendoci che essa è lì per l'essere umano, non viceversa. È lì come una benedizione nuova, soprattutto per ogni confessionalismo religioso, affinché si distingua la mistica dogmatica dalla mistica oggettiva.

Su questo tema così importante si dovrà lavorare molto in futuro, dato che TUTTE le confessioni religiose si trovano ad uno stadio molto avanzato di putrefazione. Gli assassini di Gesù e gli “ingenui” crocifissori dello spirito stesso del Cristo non ne parlano: l’ignoranza è in loro esponenzialmente progredita, metamorfosandosi perfino in politica economica (religione keynesiana delle banche centrali del pianeta). Tali confessioni non sono in grado di capire ciò che fanno, nemmeno quando celebrano la messa. Di fatto, nessuna confessione religiosa spiega COSA sia il Cristo, soprannome dato al Palestinese Gesù di Nazaret. Solo l’individualità UMANA potrà riscoprirlo come cosmicità dell’io autocosciente. Fino ad allora il terrorismo di Stato cercherà, grazie ai nuovi cratologici borghesi del transumanesimo, di legittimare la coercizione, così come è sempre avvenuto fin dai tempi del “serpente” o di “mammona”, in ebraico “mimén”, che significa finanza, finanziare, finanziamento, ecc. Perciò avverseranno l'AI stessa pur servendosene. Cercheranno di "regolarla" ad uso e consumo del Delfino di turno.
Una cosa che l'essere UMANO potrà fare per l'AI sarà studiare e "intus ire" la naturale capacità umana di innalzarsi dalla logica matematica alla logica immaginativa ed alla logica ispirativa. Questo permetterà di installare sentimento nella macchina? No. L'amore non si può installare. Però la macchina si avvicinerà sempre più a sentire l'uguaglianza logaritmica e imparerà non solo a scusarsi come fa oggi ma anche a contraddire gli impostori senza bisogno di alzare la VOCE, come avviene oggi nelle tribune, anzi tribù, politiche televisive.

Nel dizionario enciclopedico giudaico (https://www.jewishencyclopedia.com/ ), a proposito di VOCE, è detto che con la cessazione delle profezie, il Bat Kol - in ebraico letteralmente: "FIGLIO DELLA VOCE" - è l’unico mezzo di comunicazione tra uomo e dio. Ma non abbiamo certo bisogno di dizionari per saperlo. Per esserne consapevoli basta il Cristo che, come involucro protettivo di ogni io umano, risiede in ognuno. Ma come si fa a sapere ciò se per esempio ci si attiene all'"UNTO" della TRADIZIONE LUNARE o RIFLESSA? Per l'uomo d'oggi il Cristo unto significa sporco come le mani di un meccanico che aggiustando un motore si unge. Se per strada trovo qualcuno che mi dice "Sono unto", gli rispondo: "Lavati".
Insomma, l’io non nasce dal corpo ma dall’io, cioè da sé stesso, così come la farfalla esce dalla “crisalide”. “Crisalide” e “Cristo” sono foneticamente parenti: il “Cristo” fu un termine tecnico che esprimeva questa nascita dell’io da sé stesso pur trascendendo sé stesso ad un piano più alto, simile a quello che in musica esprime la stessa nota ma ad un gradino più alto, detto “ottava”. Ecco perché anticamente il giorno di risurrezione era detto “l’ottavo giorno”.
Grazie a residui morti dell'"antico”, capaci di mascherarsi in forma razionale, secondo appropriazione illecita della razionalità, l’individuo si è creato nuove divinità, senza saperlo: divinità dialettiche, miti fisici, dogmi della materia, fino alla rappresentazione di un universo meccanico e di una società meccanicamente riducibile a sistema. Ciò è avvenuto per l’incapacità di attingere liberamente alla radice naturale il contenuto dell’esperienza sensibile, e di intenderne la strumentalità rispetto allo spirito o io.
L’uomo può pertanto liberarsi e si libererà sempre più se imparerà a distinguere essenzialmente e ad individuare in sé i componenti del suo essere umano, vale a dire il pensare, il sentire, e l’agire, sempre più liberandoli. In tal senso, anticamente, era avvertito il potere del logos o della parola (Ebrei 4,12).
Su questa realtà male intesa procedono tutti gli orrori che l’individuo deve karmicamente sopportare: il dominio dell’uomo sull’uomo, il suo diventare schiavo, il diritto di Stato (mafia), il monetaggio iniquo, l’iniqua imposizione fiscale, la coercizione, la tortura, le guerre, ecc., con le relative aberranti giustificazioni teologiche delle confessioni religiose.

Quindi cos’è il bat kol?

In latino era femminile “Filia Vocis”. Un ideale analogo si ritrova nella teologia indù exoterica, ed è chiamato Vach, la voce, l’essenza femminile, un aspetto di Aditi, la madre degli dei e della luce primordiale. Si crede sia un mistero. In verità è la luce del “culto di Ur” o della “cult-ur-a” (in ebraico ur è la luce). Nelle cabale è la figlia della shekinah, la voce divina, la luce primordiale.

Nella MISTICA ebraica il bat kol o la bat kol è una voce superna, che viene dal cielo per rivelare al popolo eletto le tradizioni e le leggi sacre.

Nella MISTICA OGGETTIVA, ogni popolo è eletto nella misura in cui l’individuo che lo forma, comprende l’individualismo etico (autocoscienza, consapevolezza individuale). Perché la natura dell’uomo è buona anche se è terrestre. La terra stessa è buona; è dura ma è buona e, come il cielo, è di tutti, cioè di dio, se si vuole credere in dio e vedere che dio è nell’uomo.

Dunque il bat kol non è altro che il rapporto che ogni individualità umana può avere oggi con il consolatore paraclito, cioè con lo SPIRITO SCIENTIFICO (spirito santo).

Secondo me le previsioni sono molto positive. C'è comunque molto da fare per ognuno di noi. Amatevi ma non sposatevi. Sarebbe già anche questo un inizio del SABATO PER L'UOMO! Ma andrebbe spiegato a fondo...