Mi chiamo Nereo Villa e, secondo AI, sono un esperto web designer specializzato nella creazione di siti web straordinari per piccole imprese. In verità sono un musicista e uno studioso. Il mio obiettivo non è però commerciale. La pagina "Si vis pacem para pacem" è stata un'opportunità unica per esplorare concetti epistemologici e filosofici. Sto utilizzando Bootstrap HTML per garantire un design responsivo e una facilità d'uso per i visitatori. Ho iniziato con una sezione dedicata alla descrizione dell'obiettivo principale della pagina, che è quello di preparare la pace secondo episteme. Qui esploro infatti l'analogia tra i primi tre anni di vita umana e la durata temporale del ministero di Gesù di Nazaret, detto Cristo. Ho utilizzato elementi visivi come griglia di immagini e una galleria fotografica (di opere dell'artista Aurelia Pallastrelli, mia collaboratrice, anche nella redazione di libri dal 1995) per arricchire la pagina, assicurandomi di evidenziare i concetti chiave e i temi importanti. Ogni sezione di questo sito sarà accompagnata da un pulsante di "call to action" che inviterà i visitatori a esplorarne ulteriormente il contenuto. Sono entusiasta di lavorare su questo progetto grazie anche al servizio di intelligenza artificiale che Webador gratuitamente mi offre ogni giorno.

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SI VIS PACEM PARA PACEM

 

Se vuoi la pace prepara la pace. Non ci vuole molta intelligenza per saper dire questo, preparando noi stessi a risposte PER LA PACE. Non si tratta di cultura, né di bontà, né di mercato ma di logica.

Ieri sera (15 maggio 2024) ho assistito a una diretta di Francesco Carbone, che mi ha trasmesso una grande fiducia in me stesso. Ovviamente l’uomo animale della scienza con l’acca (scienzah) non può capire un’acca del valore di questa persona e di quello del suo avvocato e compagna di vita Virginia Cerullo. Per comprenderli e per prepararsi alla pace, oggi non serve perdonare la criminalità perché tale perdono sarebbe un compromesso con la criminalità.

Occorre, a mio avviso, incominciare a dire che, oltre agli elementi che l'uomo ha in comune coi regni minerale, vegetale e animale, ve ne è uno che caratterizza ESCLUSIVAMENTE il REGNO UMANO. Tale elemento è l’io.

L'uomo capace di riflettere con, in e per sé stesso, riconosce ben presto che oltre all'io che abbraccia coi suoi pensieri, sentimenti e consapevoli opere, ne porta in sé un altro, ancora più forte del primo e operante dalle profondità della sua attività interiore (o anima, interiorità, vita interiore).

A volte questo secondo io ci fa agire e dire cose che comprendiamo dopo, magari molti anni dopo. Quando ce ne rendiamo conto e comprendiamo che il nostro intelletto non era ancora maturo per capire le cose fatte e perfino dette da noi stessi, ci sentiamo come protetti da questa potenza buona, operante dal profondo, per cui cominciamo ad acquistare sempre più fiducia nel fatto che in realtà NON SIAMO SOLI, e che tutto quello che comprendiamo, che coscientemente siamo capaci di compiere, in fondo non è che una piccola parte di ciò che operiamo nel mondo.

Sicuramente non faremmo molta strada nella vita se OGNI nostra azione dovesse essere compiuta in piena consapevolezza intellettuale, sotto lo sguardo vigile di un'intelligenza che abbracci OGNI minima circostanza. E perché mai? Perché il periodo della vita in cui compiamo su di noi le più importanti azioni per l'esistenza e col massimo di sapienza possibile avviene all'incirca fra la nascita e il momento in cui arrivano i nostri ricordi, guardando retrospettivamente. Tale momento è il punto in cui abbiamo imparato a sentirci come un io. Ed è prima di questo punto che abbiamo compiuto le operazioni più sapienti su di noi; più tardi, sviluppando la nostra consapevolezza, non abbiamo più potuto attuare su di noi azioni grandiose e possenti quanto quelle compiute dalle nostre profondità inconsce nei primissimi anni dell'infanzia.

In quell’importante periodo l’uomo elabora non solo plasticamente il proprio cervello, ma deve apprendere TRE delle cose più importanti per la sua esistenza terrena.

Prima cosa: prima di tutto l'uomo impara ad orientare nello spazio il proprio corpo. Diversamente dall'animale, che è a ciò determinato in partenza, deve lavorare su di sé per trasformare sé stesso da essere, ancora incapace di camminare eretto, a essere, capace di camminare eretto. Siamo noi stessi a conferirci la nostra posizione verticale, la nostra posizione di equilibrio nello spazio, e a metterci in rapporto con la forza di gravità. Nell'animale è la natura della sua organizzazione a determinare il rapporto con lo spazio, nell’uomo è invece la sua attività interiore a mettersi in rapporto con lo spazio e, a tal fine, soggioga l'organizzazione. L’infante che, a un certo momento impara ad acquisire la propria stazione eretta può fare ciò solo soggiogando la propria organizzazione. L’uomo animale della “scienza di Stato” non lo sa, non può saperlo, nemmeno per fede, dato che il cane Fido, simbolo della fede non potrà mai stare in piedi secondo orto-prassi come l’uomo. Orto-prassi significa già pratica di ciò che è ortogonale, dritto, diritto. La spina dorsale degli animali è infatti orizzontale, non verticale come nell’uomo. Anche nel pianeta delle scimmie (film) l’uomo-scimmia fa fatica a camminare come l’essere umano OMINALE proprio perché È ANIMALE. Ma non serve basarsi su creazioni cinematografiche. Dobbiamo basarci su noi stessi, dato che non proveniamo da scimmie (cultura di Stato) ma da uomini.      

Seconda cosa: la seconda cosa che l'uomo insegna a sé stesso partendo dalla propria entità è l’idioma. Tramite gli idiomi, l’uomo si mette con altri uomini in un rapporto che fa di lui il portatore della vita immateriale, comprendendo il mondo fisico e prendendo le mosse da sé stesso. Infatti impara a parlare solo se viene stimolato il suo essere psichico come tale: l'uomo forma il germe dello sviluppo della propria laringe nel periodo della vita in cui non ha ancora la coscienza del proprio io. Perché la laringe possa diventare l'organo della Lingua, l’uomo pone il germe (epistemico) per l'elaborazione di quell’organo: PRIMA del momento in cui giungerò POI la sua memoria. Noi ricordiamo le cose fino al momento in cui abbiamo detto “io”. Poi non sappiamo più nulla di noi, anche se abbiamo già vissuto tre anni circa. Provate a pensarci e lo saprete.  

Terza cosa: della terza cosa è meno risaputo che l'uomo l'apprende da sé: si tratta della vita entro il mondo stesso del pensare. L'elaborazione del cervello è intrapresa perché il cervello sia lo strumento del riflettere. Lo stato in cui si trova il cervello appena dopo la nascita riflette solo forze ereditate dai genitori e dai progenitori. Noi però dobbiamo esprimere col nostro pensare ciò che siamo come esseri INDIVIDUALI. Per questo motivo trasformiamo, elaborandole, le caratteristiche ereditate del nostro cervello quando, dopo la nascita, ci rendiamo fisicamente indipendenti dai genitori e dagli avi (faccio notare che oggi, 2024, siamo talmente degenerati che la maggior parte delle persone è costretta a dipendere, anche materialmente, dai genitori o dai nonni anche in età adulta).

Tutto quanto siamo grado di produrre come ideali, creazioni artistiche, e pure tutte le forze risanatrici naturali che siamo in grado di attuare nel nostro corpo per compensare continuamente il logorio dovuto alla vita, tutto questo NON proviene dall'intelletto ordinario ma da forze più profonde che nei primi anni lavorano al nostro orientamento nello spazio e contribuiscono all'elaborazione della laringe e del cervello. E ciò può avvenire solo grazie al fatto che in quei primi anni siamo congiunti dalle profondità incoscienti della nostra attività interiore MOLTO PIÙ STRETTAMENTE ai più eccelsi mondi spirituali, cioè al cielo, di quanto non lo siamo negli anni successivi, in cui queste forze sono comunque ancora presenti, per esempio quando a volte, in caso di malattia, si dice che forze esterne non possono aiutarci e che solo il nostro organismo può far scaturire forze risanatrici latenti; in tal caso si accenna appunto a un'attività piena di saggezza che è presente in noi. Inoltre scaturiscono dalla stessa sorgente anche le migliori forze che portano alla conoscenza del mondo immateriale, vale a dire ad una vera chiaroveggenza.

È dunque estremamente importante il momento in cui l'uomo consegue la coscienza del proprio io, e che segna il punto fino al quale la memoria potrà risalire. Ho detto che il periodo temporale che va dalla nascita fino a quel punto è di circa TRE anni ma se anche a volte il ricordo retrospettivo non raggiunge il quarto anno dell'infanzia, si può lo stesso affermare che l'azione della sfera spirituale superiore, nel senso sopra indicato, si estende ai primi TRE anni di vita. Ciò che più conta è che alla fine di questo periodo l'uomo acquista la capacità di congiungere le impressioni del mondo esterno con la rappresentazione del proprio io: anche se è esatto far risalire questa coerente rappresentazione dell'io solo fino al punto al quale giunga la memoria retrospettiva, si può tuttavia dire che in sostanza questa memoria arriva fino all'inizio del quarto anno; solo che per l'inizio di una chiara coscienza dell'io la memoria è così debole da passare inosservata. Perciò è valida l'affermazione che le forze superiori che determinano l'uomo durante l'infanzia possono agire durante tre anni.

Se tali forze superiori continuassero ad agire allo stesso modo non solo nei primi anni dell'infanzia ma anche dopo, l'uomo diventerebbe un gigante ma rimarrebbe sempre bambino e non conseguirebbe mai la piena coscienza di sé stesso, per cui sarebbe costretto a morire. Il microcosmo non può diventare macrocosmo senza morire come microcosmo.

Durante i primi anni di vita, la cosiddetta "aura infantile" avvolge il bambino come una mirabile potenza umana-sovrumana, e l'avvolge in modo che quell'aura infantile che in realtà è la parte superiore dell'uomo, si estende in ogni luogo nel mondo IMMATERIALE (o spirituale che dir si voglia); senonché, giunto a quel punto fino a cui l'uomo sappia risalire coi sui ricordi, quell'aura tende a ritirarsi ALL'INTERNO dell'uomo. Risalendo fino a quel punto, l'uomo può sentirsi come un IO COERENTE: proprio perché ciò che in precedenza era stato in contatto coi mondi superiori, in seguito si è ritratto entro il suo io. Da quel momento la coscienza si mette ovunque in contatto col mondo esterno. Ripeto perché è di radicale ed estrema importanza: ciò non avviene ancora nell'età infantile, quando le cose ci circondano come un mondo di sogno. In quel periodo lavoriamo su noi stessi in base a una saggezza che NON è in noi. Verso la fine del terzo anno di vita ciò che prima operava aleggiando intorno a noi come aura collegata alle più alte gerarchie spirituali, ciò che prima operava dall'esterno, incomincia ad essere trasposto dentro di noi, altrimenti continueremmo a percepire in modo sognante il mondo intorno a noi.

Ora, se quelle forze spirituali continuassero ad agire allo stesso modo, e ancora ripeto: non solamente nei primi anni ma anche dopo, saremmo costretti a morire. Perché?

Il motivo di ciò sta nel fatto che l'entità umana conseguì la sua forma attuale per effetto di entità luciferiche ed arimaniche (Lucifero è il serpente tentatore interiore, Arimane, chiamato Belial da Paolo di Tarso e Satana dagli evangelisti, è la "mela" - dal latino "malum", "male" onde il termine "mela" - che appare esteriormente appetibile; il primo è l'egoismo, il secondo è l'illusione proveniente dall'egoismo. Arimane - o Satana o Belial – non è altro che Lucifero mascherato). Grazie a queste forze, la natura umana è diventata in certo modo peggiore di come sarebbe dovuta divenire se avessero agito su di lei solo forze provenienti da cosmiche guide spirituali, se queste avessero voluto guidare l'uomo in un'evoluzione rettilinea.

Anche la causa dei dolori, delle malattie e della morte va ricercata nel fatto che, oltre alle entità che guidano l'uomo in linea diretta, operano anche quelle luciferiche e quelle arimaniche che di continuo intralciano l'evoluzione rettilinea e progressiva. In ciò che l'uomo porta con sé nascendo, vi è qualcosa di migliore dell'uso che saprà farne più tardi nella vita; nei primi anni dell'infanzia le forze luciferiche e quelle arimaniche hanno un'influenza scarsa sulla natura umana: sono essenzialmente attive solo in ciò che l'uomo fa di sé stesso tramite la propria vita cosciente. Se quella parte di noi, che è migliore dell'altra, dovesse perdurare in noi in tutta la sua forza, non saremmo in grado di resistere alla sua azione, in quanto le contrastanti forze luciferiche ed arimaniche indeboliscono la nostra natura complessiva.

Nel mondo fisico abbiamo un'organizzazione tale da poter sopportare le forze dirette del mondo spirituale operanti in noi solo nei primi anni dell'infanzia, cioè fino a quanto restiamo infantilmente e morbidamente plasmabili. Ma soccomberemmo se anche nell'età ulteriore continuassero ad agire in modo diretto le forze che stanno alla base dell'orientamento nello spazio, della formazione della laringe e del cervello. Queste forze sono così potenti che, se operassero anche dopo, il nostro organismo dovrebbe deperire per effetto della loro santità.

L'uomo deve rivolgersi a quelle forze solo per quell'attività che lo porta in contatto cosciente col mondo sovrasensibile, quello percepibile col terzo occhio.

Se lo si comprende correttamente, il seguente pensiero pieno di significato del Nuovo Testamento: "Se non diventerete come fanciulli, non entrerete nel regno dei cieli" (Mt 18,3) ci si schiude in tutta la sua verità.

Infatti riconoscendo come giusto quanto ho detto prima, qual è l'ideale che all'uomo appare più alto? Certamente quello di avvicinarsi sempre più a un rapporto cosciente con le forze che operano incoscientemente sull'uomo nei primi anni dell'infanzia.

Va però tenuto sempre presente che l'uomo si spezzerebbe sotto la potenza di tali forze, se queste potessero agire in modo diretto nella sua vita cosciente.

Questa è la ragione per cui il conseguimento delle facoltà che consentono la percezione dell’immateriale, ed in questo caso delle risposte provenienti da questa, esige la preparazione in grado rendere l'uomo adatto a sopportare ciò che nella vita di tutti i giorni non sopporta. Ma a che pro? Scopo di tutto ciò è far nascere in sé un NUOVO io, capace di vedere mediante il terzo occhio, abbandonarsi sempre di più con tutto sé stesso a quelle forze che sono attive in ognuno solo nell'infanzia. CIÒ CHE COSÌ NASCE DALL'UOMO È IL "FIGLIO DELL'UOMO" DEL NUOVO TESTAMENTO. 

È ora chiaro che vedere il figlio dell'uomo salire e scendere fra le gerarchie angeliche, così come è detto nel Nuovo Testamento, è un vedere sovrasensibile, quello attuabile con l’apertura del terzo occhio. E cosa è visibile allora non è altro che la realtà delle ripetute vite terrene, il cui significato è essenziale per rispondere esaustivamente a quelle domande sulla pace. Si vis pacem para pacem. Nel prossimo articolo mostrerò il senso stesso delle successive vite terrene.

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