Data Morgana nel giorno di Trump

Benvenuti nella nuova sezione di Marameo, dedicata alla riflessione sui cicli ripetitivi che influenzano la società e il popolo italiano.

La Melodia "Fata Morgana"

Attraverso la melodia di "Fata Morgana", voglio comunicare messaggi profondi e significativi che riflettono sul nostro passato e sul nostro futuro. Scopri di più su come la musica può essere un potente strumento di espressione. Scoprilo tu: da solo. Il popolo del pianeta ogni tanto pesta merde. Chi comanda davvero è nascosto e ha tutto l'interesse a che ci siano diatribe tra destra e sinistra in modo che tra i due litiganti il terzo goda. Il popolo del pianeta manca di individualità. Perciò predomina sempre Roma col "divide et impera". Il nazionalismo e la sua conservazione sono ANACRONISMO. Così TUTTE le TV del pianeta. Ancora pianeta delle scimmie.

La Teoria di Ciclicità

Esplora in te stesso come i cicli ripetitivi influenzano il nostro mondo e la nostra società, e scopri come possiamo imparare dagli errori del passato per creare un futuro migliore.

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Ci sono due piramidi nel mio video FATA MORGANA, che andrebbero spiegate. Una, conservatrice massonica e un'altra gesuitico-massonica finto-progressista, o deviata. Due agende che nel dominio del mondo mediante terrorismo (vaccini, guerre, tasse, anti-umani, ecc., ecc.) hanno il problema di avere il consenso della gente (pseudo-democrazia) perché la gente è da loro temuta proprio secondo proiezione della loro stessa logica di terrore. O terrorista cratologico, pussa via da questo scritto, tanto non capisci una mazza, no?
Tali due agende, con l'elezione di Trump, potrebbero essere viste dalla gente, la quale, potrebbe svegliarsi, nella misura del loro stridore. Quindi potrebbe scoppiare la pace ma questa ipotesi è troppo ottimistica, dato che i popoli del pianeta, antroposofici compresi, sono oramai fuori gioco in quanto troppo deficienti di pensare.
Intendo mostrare questa realtà attraverso una doppia aporia in Paolo di Tarso, cioè in essenziali versetti della sua lettera ai Galati (Galati, 4,21 e seguenti) sulla cosiddetta figliolanza abramitica.
A me pare che la teologia sia, in fondo, chiesologia teocratica, teocrazia, substrato di logiche ad usum delphini per fare le guerre, che sono sempre state la salute delle nazioni e degli Stati, vale a dire nazionalismi, nazionalsocialismi, fascismi, dittature, ecc., cratologie insomma, quelle che oggi sono amate dai fresconi per dettar legge; ma al di là di questo mio parere, ecco la teologia allegorica di "San Paolo" nella traduzione C.E.I.:
«Ditemi, voi che volete essere sotto la legge: non sentite forse cosa dice la legge? Sta scritto infatti che Abramo ebbe due figli, uno dalla schiava e uno dalla donna libera. Ma quello dalla schiava è nato secondo la carne; quello dalla donna libera, in virtù della promessa. Ora, tali cose sono dette per allegoria: le due donne infatti rappresentano le due Alleanze; una, quella del monte Sinai, che genera nella schiavitù, rappresentata da Agar - il Sinai è un monte dell'Arabia -; essa corrisponde alla Gerusalemme attuale, che di fatto è schiava insieme ai suoi figli. Invece la Gerusalemme di lassù è libera ed è la nostra madre. Sta scritto infatti: Rallègrati, sterile, che non partorisci, grida nell'allegria tu che non conosci i dolori del parto, perché molti sono i figli dell'abbandonata, più di quelli della donna che ha marito. Ora voi, fratelli, siete figli della promessa, alla maniera di Isacco. E come allora colui che era nato secondo la carne perseguitava quello nato secondo lo spirito, così accade anche ora. Però, che cosa dice la Scrittura? Manda via la schiava e suo figlio, perché il figlio della schiava non avrà eredità col figlio della donna libera. Così, fratelli, noi non siamo figli di una schiava, ma di una donna libera» (Galati 4,21-31).
Questo brano di Paolo si rifà alla prova scritturistica, come appare dalle numerose formule che introducono la testimonianza biblica. Si riferisce ad Abramo e incentra il suo discorso sul motivo della figliolanza abramitica ma con la seguente caratteristica: c'è figliolanza e figliolanza. Perché Abramo ha avuto, sì, due figli, ma uno solo è destinatario della promessa divina e beneficiario dell'eredità, come dicono le Sacre Scritture. Il problema della discendenza, per cui oggi il mondo degli idioti è in lotta continua, ha la seguente formulazione: chi sono i figli di Abramo simili a Isacco e quali i figli nella linea di Ismaele? La determinazione è importante per l'eredità. Paolo ora intende dimostrare che tale eredità è connessa con la libertà DALLA legge.
Ai suoi tempi, si pensava ed era un'evidenza che i pretendenti alla figliolanza secondo Isacco fossero sia i circoncisi che gli osservanti della legge mosaica. Perciò i giudaizzanti spingevano i Galati a circoncidersi e a osservare la legge sinaitica. MA PAOLO RIBALTA COMPLETAMENTE TALE PROSPETTIVA: quelli che vogliono "essere sotto il dominio della legge" (v. 21) sono tagliati fuori dall'eredità promessa.
I figli eredi di Abramo sono pertanto credenti di 2000 anni fa, liberi DALLA legge: "Ora voi, fratelli, come Isacco siete figli della promessa".
Oggi, 2024, i CREDENTI di allora dovrebbero essere chiamati i PENSANTI, per non fare ancora un discorso di FEDE, cioè anacronistico, dato che la fede di allora dovrebbe oggi consistere nell'universalità del pensare. Dico questo anche se so che non è così: i pensanti, di fatto, non esistono. E ciò è dimostrato nei FATTI dell'arretratezza dei popoli belligeranti di tutto il pianeta. Perciò mi limito a scrivere tra virgolette i "credenti", la "fede", ecc.
Paolo non contrappone giudaismo a cristianesimo ma "credenti" che si affidano all'osservanza legalistico-giudaica e "credenti" che ne restano estranei. La figliolanza abramitica che conta è quella dei liberi dal giogo della circoncisione. L'eredità spetta esclusivamente a loro.
Chiaro è che entrano allora in gioco le madri dei due figli, viste nella loro qualificazione sociologica di donna schiava e di donna libera. Anzi, l'argomento scritturistico più che in Abramo è incentrato in quelle DUE donne. Il motivo tematico qualificante è, per Paolo, quello della libertà DALLA legge come condizione indispensabile per essere figli secondo Isacco e quindi eredi della promessa divina.
Parimenti, sul piano del metodo paolino di lettura dell'Antico Testamento si nota una novità rispetto alle sue precedenti interpretazioni. Paolo imbocca qui la via dell'allegoria (v. 24 ), cioè della trasposizione di realtà VETEROTESTAMENTARIE sul registro dell'attualità NEOTESTAMENTARIA. Le due donne di Abramo diventano così le raffigurazioni di due ordinamenti opposti: quello del Sinai o della Gerusalemme di allora e quello della Gerusalemme celeste.
In altri termini, Agar e Sara diventano per Paolo immagini profetiche del mondo di quelli che fanno affidamento sulle "opere della legge", restandone schiavi, e del mondo di coloro che basandosi solo sulla "fede" sono liberi dalla logica legalistico-giudaica.
L'inizio introduttivo appare provocatorio (v. 21 ): "Ditemi un po', voi che volete essere sotto il dominio della legge". Paolo si rivolge direttamente ai Galati decisi a giudaizzarsi per invitarli a prestare orecchio a quanto insegna la parola divina messa per iscritto nel libro della Legge (in questo versetto appare chiara la distinzione tra legge come sistema legalistico e legge come rivelazione divina. L'abilità di Paolo di far condannare proprio dalla Legge la fiducia riposta nella legge è qui straordinaria, dato che egli si accorge ALMENO che non si poteva più pensare come prima dell'avvento di Cristo. SE OGGI NON SI CORREGGE IL CONCORDATO STATO-CHIESA (di cui ho già scritto a proposito della canzone VORREI "Sui patti lateranensi"), QUESTA IMPORTANTE COSA PERDE IL SUO SENSO MENTRE DOVREBBE AVERLO SE SI VUOLE DAVVERO LA PACE NEL MONDO. Altro che mettersi in testa la chippà (כיפה‎) dei nostri marci politici, governatori di banche centrali, vaticanisti e papi!

Senza quel SENSO, Paolo è solo una contraddizione, dato che nasciamo cattolici senza mai diventare cristiani, no?
In concreto, il dato scritturistico menzionato è quello dei due figli di Abramo (cfr. Genesi 16,15: 21,2.9) e si caratterizzano doppiamente per la loro origine. L'uno è nato da una schiava e l'altro da una donna libera. Il riferimento è ad Agar e a Sara, qualificate non in termini di concubina e di moglie legittima, né in quelli di serva e di padrona, bensì secondo la loro SITUAZIONE SOCIOLOGICA di schiava e di libera. L'intento è chiaro: Paolo imposta il discorso sull'antitesi schiavitù-libertà in rapporto all'eredità promessa ad Abramo. Ma anche le modalità della nascita dei due figli sono diverse. Ismaele il figlio della schiava è il frutto delle sole forze naturali generative (lett. = della "carne"). Isacco, invece, il figlio della libera, deve la sua nascita alla promessa divina che fu "la potenza creatrice grazie alla quale Abramo, ormai vecchio, divenne padre". Dunque, da una parte le risorse proprie dell'uomo, dall'altra il dono e il cosiddetto "miracolo della grazia di Dio". Ma cos'è la grazia oggi?
Oggi, 2024, tale "miracolo" non ha più senso in quanto il contenuto concettuale di grazia cambia totalmente: se al tempo di Paolo la grazia conduceva l'uomo secondo rivelazione e suscitava atteggiamenti più passivi, di "fede" o di affidamento, oggi dall'evento del Cristo in poi il carattere della grazia acquisisce tutt'altra natura, divenendo nella coscienza umana moderna, la vicenda tutta da decifrare del karma, cioè del destino di ognuno. Ecco perché quasi nessun sionista oggi si accorge del fatto che persino nella lingua ebraica antica c'è una radice unica "bsr" sia in "carne" ("bessàr" in ebraico) che in "bessuràh" ("messaggio"). O ebrei perché non capite un cazzo?
Quindi Paolo svelava allora la propria chiave interpretativa, affidandosi all'allegoria. Egli, senza negare il senso storico e letterale del testo di Genesi,
vi scorge un significato recondito che rimanda ad altra realtà. In breve, opera una TRASPOSIZIONE DI SENSO. Agar e Sara rappresentano le due "diathêkai", i due testamenti, che oggi potrebbero essere molto importanti sia per i guerrafondai di PALLYWOOD, sia per i guerrafondai di TALMUDYWOOD, sia per i guerrafondai di BERGOGLIONYWOOD, ordini di realtà a cui ci si continua richiamare come a possibilità di pace e salvezza per l'uomo oramai disabituato a pensare.
Oggi, 2024, questa triade di idiotismo comporta la seguente antitesi. Da un lato il rapporto col monte Sinai, qualificantesi per la schiavitù di quelli che vi facevano parte: in concreto, era l'ordinamento in cui si riconosceva la Gerusalemme di allora. Immagino, con i teologi Heinrich Julius Holtzmann e Franz Mussner, che i giudaizzanti sbandierassero lo slogan: "Gerusalemme è nostra madre". Gerusalemme appariva il simbolo di tutti coloro che riponevano la loro fiducia nelle "opere della legge" data sul Sinai. A giudizio di Paolo, si trattava di un ordinamento legalistico che rendeva schiavi i suoi adepti. Lo raffigurava Agar. Faccio notare che qui Paolo non è coerente con sé stesso del capitolo precedente (Galati 3), in cui contrappone la diathêkê (testamento promissorio fatto da Dio a favore di Abramo), chiamando anche la dinamica della legge mosaica "diathêkê" ("patto", "alleanza"), in opposizione a quella del cap. 4°. E deve essere così per essere con Cristo, cioè con l'io incarnato.
Per l'altro ordinamento ( = diathêkê) egli passa subito all'ultima identificazione, tralasciando l'esplicitazione della corrispondenza tra Sara, la donna libera, con la Gerusalemme celeste: "Invece la Gerusalemme celeste è libera ed è la nostra madre" (versetto 26). Gli sta a cuore l'alternativa alla posizione dei giudaizzanti. Questi sono schiavi e hanno come madre Gerusalemme, simbolo di sudditanza alla legge. Invece i "credenti", liberi dall'ordinamento legalistico-giudaico, formano il vero popolo di Dio dei tempi ultimi e definitivi. Sono quelli che per Paolo costituiscono la vera chiesa di Dio, denominata qui Gerusalemme celeste. Questa formula dipende dalla corrente apocalittica che contrappone la città-popolo della storia a quella che si sarebbe rivelata nel futuro ultimo, al compimento del progetto salvifico divino (faccio notare che l'espressione "Gerusalemme celeste" è di origine giudaica. Si trova nel libro dei Giubilei, in Baruch siriaco e nei libri sibillini). E Paolo vi allude, dato che per lui la città-popolo, attesa per la fine, era già presente nella comunità dei "credenti" che si basavano sulla "fede" in Cristo con esclusione delle "opere della legge".
Riassumendo, a una concezione del popolo di Dio qualificato dall'osservanza dei comandamenti mosaici come via alla salvezza, Paolo sostituisce la concezione del vero popolo di Dio basato sulla sola "fede cristiana", che oggi, come ho prima accennato, dovrebbe essere ma non è, VITA DEL PENSARE nell'universalità del pensare (R. Steiner), vita soprasensibile dell'attività interiore (ibid.) e/o coscienza viva del pensare come antimateria (M. Scaligero).
Con inaudita liberà interpretativa Paolo ribalta le evidenze più consolidate del suo tempo. Agar e Sara, Ismaele e Isacco, si scambiano il ruolo rappresentativo tradizionalmente ammesso. Figli di Sara e in linea con Isacco NON sono quelli che si basano sulle "opere della legge", ma tutti coloro che, confidando unicamente in Cristo, ne sono liberi. E discendenti di Agar e di ismaele si trovano a essere proprio quelli che rivendicano per sé l'ascendenza di Sara e di Isacco. La figliolanza abramitica che conta per l'eredità è dunque quella della libertà DALLA legge sinaitica. La circoncisione e l'osservanza dei comandamenti del Sinai rendono senz'altro figli di Abramo, ma nella linea di Ismaele, figlio diseredato in quanto nato dalla donna schiava. La paternità di Abramo che origina il cosiddetto popolo di Dio non è nella direzione della "carne" (bessar), ma in quella della promessa libera di Dio (bessuràh). Campa cavallo! Prima che sia compreso questo dai pescecani della guerra, anglosionisti, islamisti e cattolicisti, tutte teste di cazzo!
Il protocristianesimo aveva già fatto propria l'affermazione che Dio poteva suscitare figli ad Abramo dalle pietre (cfr. Matteo 3,9; Luca 3,8). Bene. A prova di questo capovolgimento di prospettiva Paolo porta la testimonianza del libro di Isaia (cfr. 54,1): "Rallegrati, sterile, tu che non puoi partorire! Prorompi in grida di gioia, tu che non puoi avere i dolori del parto! Perché i figli della donna abbandonata saranno più numerosi dei figli della donna con marito" (v. 27). Nella donna sterile o celibe che sarà più feconda della maritata e capace naturalmente di generare il profeta anonimo dell'esilio, chiamato convenzionalmente Deuteroisaia, si raffigura la città di Gerusalemme distrutta
e privata dei suoi abitanti deportati in esilio. La invita a gioire, perché Dio compirà il prodigio della creazione di una nuova Gerusalemme, cioè di un nuovo popolo. Paolo vi rilegge la profezia della chiesa, popolo di Dio costituito per grazia e sulla base della sola "fede", con esclusione delle "opere della legge". Il rapporto con Sara, divenuta madre in forza della promessa divina, è evidente. Come è evidente l'intento della teologia paolina di mettere a fondamento della chiesa di Dio la gratuità della sua iniziativa e della mediazione di Cristo, da accogliere nella "fede" e nella rinuncia ad appoggiarsi sulle proprie prestazioni religiose e morali. Il v. 28 non fa che trarre la deduzione, ormai scontata, applicandola direttamente ai Galati: "Ora voi, fratelli come Isacco, siete figli della promessa". Ma in questo modo Paolo può pure continuare l'esposizione allegorica dei due figli della schiava e della libera. A tale scopo Paolo si basa non solo su dati scritturistici, ma anche, a tradizioni giudaiche presenti nelle libere traduzioni aramaiche di Genesi (cfr. R. Le Deut, "Traditions Targumiques dans le Corpus paulinien?", in Bib 42, 1961, 28-48, 37-43). In questo quadro si può comprendere il motivo della persecuzione non attestato in Genesi: "Ma come allora il figlio della 'carne' perseguitava il figlio dello Spirito, così è anche ora" (v. 29). La storia si ripete. E nessuno se ne accorge? No, proprio perché la "chiesologia" o teologia di Paolo è in contraddizione con Luca 21,6: NON RESTERÀ PIETRA SU PIETRA. Basta con le teologie o con le filosofie. Oggi è tempo di LOGODINAMICA DEL PENSARE VIVENTE.